Capitolo 36

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«Posso entrare?»
Grido una risposta affermativa nella direzione della porta chiusa che però si apre subito mostrando i ricci ribelli di Mirko, che sorride nel guardarmi.
Mi avvicino a lui e gli schiocco un bacio sulle labbra, lasciandomi abbracciare e stringere contro il suo petto, e sentendo contro di me il movimento calmo e ritmico causato dal suo respiro regolare.
«Sei pronta?»
«Si, o... Forse... Non so se voglio davvero lasciare questo posto.»
Mirko accarezza i miei capelli e si allontana dall'abbraccio dirigendosi verso la mia valigia aperta.
«Sono contento che, nonostante tutto, le cose siano andate per il meglio!»
Annuisco e sorrido mentre lo osservo piegare malamente i miei top nel tentativo di essermi d'aiuto.
«Lascia, faccio io»
Mi avvicino e, ridendo, sistemo lentamente i miei vestiti sotto il suo sguardo divertito.
Lascio che le sue battute sulla quantità di indumenti io abbia portato con me prendano il sopravvento e mi sorprendo anche a unire la mia risata alla sua.
«Ti va di andare allo zoo questa mattina?»
«Non vuoi stare con i ragazzi?»
Mirko scuote la testa e torna a sistemare i miei smalti nella borsetta blu, contraendo le labbra in una smorfia.
«Non ti ho mai vista con uno di questi sulle unghia»
Lascio andare una sonora risata nel vedere l'espressione contrariata di Mirko che ne ha per sbaglio aperto uno e lo sta annusando, e mi limito a scuotere la testa e allontanare il mio smalto preferito dalle sue mani.
«E comunque... no, loro partiranno fra un'ora. Ci resta un intero pomeriggio!»
Mi guarda sorridendo e mi aiuta a chiudere la zip della valigia, posandola delicatamente sul lucido parquet.
Usciamo dalla mia camera, ma quando svolto l'angolo sento la voce di Mirko chiamarmi e torno in dietro di qualche passo.
«Ho dimenticato il cellulare sulla tua scrivania!"
Lo vedo tastare le tasche dei suoi jeans e scuotere il capo in cenno di dissenso, mentre io recupero la tessera dalla tasca interna della borsa e lo supero lanciandogli lo zainetto che avevo sulle spalle, e che lui prende al volo.
«Ti aspetto giù allora»
Muove le labbra simulando lo schiocco di un bacio e io gli sorrido prima di dirigermi velocemente verso la stanza che negli ultimi mesi ha ospitato me e le mie amiche.
Recupero in fretta lo smartphone di Mirko ed esco, dopo essermi soffermata qualche istante sulla soglia nel tentativo di imprimere ogni cosa nella mia memoria.
Mi dirigo verso l'ascensore ed aspetto che le porte si aprano cigolando, per poi premere il tasto "0" mentre osservo la mia immagine riflessa nel grande specchio proprio difronte a me.
Mirko mi sta aspettando insieme ai, ormai anche miei, amici seduto sul morbido divano in pelle bianca della hall. Non appena allungo un braccio verso di lui, porgendogli il cellulare, prende la mia mano e mi avvicina a sè portandomi a sedere sulle sue ginocchia, mi cinge la vita con le braccia e si sporge verso la mia guancia per lasciarmi un leggero bacio.
Osservo la gente attraversare l'entrata del residence, stringendo forte le proprie valige e crociolandosi sicuramente nella prospettiva di un po' di meritate vacanze, e ricordo a me stessa che sono già passati tre lunghi mesi da quando ho attraversato io quella porta girevole mentre la mano di Mirko, che continuava a sussurrarmi di non essere nervosa, era stretta alla mia.
L'estate è già volata via, e tutte le mie aspettative sono state superate portandomi un'inconsiderata tristezza nel lasciare questo posto dove so di essere cresciuta tantissimo, in compagnia di quelle che adesso considero tra le persone più importanti per me.
Sono successe tantissime cose nel nostro percorso, ma adesso posso dire di sentirmi davvero parte di un gruppo stupendo.
Ascolto distrattamente la discussione nella quale la mia opinione è richiesta per ben due volte, ma mi limito ad annuire sorridendo debolmente.
«E così è arrivato il momento dei saluti?»
Aurora abbandona il comodo divano, alzandosi, e allarga le braccia, agitandole davanti a sé e facendo tintinnare i numerosi bracciali al polso.
«Mi mancherete tanto»
Lascio andare un sospiro, pensando a quanto reale sia questa frase, detta così tante volte, ma poche con un significato tanto vero e speciale.
«Anche tu ci mancherai, kappa.»
Roteo gli occhi, alzandoli al soffitto, ma è inevitabile lasciare che il sorriso abbia il sopravvento.
«E dai, è l'ultima volta che potrò chiamarti così!»
Carmine ride, e fa spallucce, mentre io mi avvicino e mi lascio stringere in un abbraccio al quale seguono tanti altri, tra battute, sorrisi e promesse, in minuti che vorrei non finissero mai.
Non mi piacciono i saluti, non mi sono mai piaciuti, ma continuano ad essere inevitabili e assidui. Martina e Giulia sono già tornate in Sicilia da qualche giorno, seguendo Lorenzo nel volo di ritorno, ed io e Mirko stiamo per tornare alla nostra solita routine, con la prospettiva però di un inverno diverso da tutti gli altri. Una sensazione che mi riempie di gioia e che si amplifica sempre più quando Mirko avvolge la mia vita con un braccio e mi stringe delicatamente a sé mentre rivolgiamo un ultimo saluto ai ragazzi che, saliti in macchina, si allontanano da noi.
«Li rivedrò?»
Mirko si volta nella mia direzione, incastrando il suo sguardo nel mio, e mi rivolge un sorriso dolce dettato sicuramente dal cipiglio che non sono riuscita a far sparire dal mio volto.
«Ma certo!»
Prende la mia mano e contrae le labbra in una smorfia buffa.
«E ora, finalmente, una giornata tutta per noi!» Annuisco, mentre lui si china per posarmi un bacio sulla guancia, e lascio che il divertimento prenda il sopravvento nell'ultima giornata della nostra prima vacanza insieme, rendendola indimenticabile.

«Non ho mai camminato così tanto in tutta la mia vita!»
Poggio le mani sulle ginocchia, mentre Mirko mi osserva ridendo e sorseggiando il suo fresco frullato.
«Stai sempre a lamentarti...»
Scuoto la testa, e alzo gli occhi al cielo notando il suo solito ghigno divertito.
Il sole sta già tramontando, e il tempo mi è sembrato volare via in un attimo, tra scherzi, risate e baci anche le ultime ore qui a Fasano sono trascorse e il ritorno a casa si fa sempre più vicino e, con mio grande stupore, anche un po' più desiderato.
Assaggio il mio frullato ancora intatto rispetto a quello di Mirko, di cui rimangono ancora solo pochi sorsi, mentre il mio ragazzo mi guarda con uno strano cipiglio in volto.
«Sei pensierosa, va tutto bene? Se è per prima io non...»
Rimane confuso e spiazzato dalla mia risata che suona fragorosa e sono sicura che i miei occhi brillino nel guardare la sua espressione preoccupata, ma soltanto adesso visibilmente sollevata.
«Tranquillo, tu non hai fatto niente»
Continuo a sorridere mentre Mirko indietreggia con la sedia facendola stridere sulle piastrelle colorate del piccolo bar in centro, e rivolge lo sguardo al soffitto tirando un sospiro di sollievo.
«Cosa pensavi allora?»
La sua mano si avvicina alla mia e sento le sue dita accarezzarla piano stringendola delicatamente.
«Pensavo a quanto mi sia piaciuta quest'estate trascorsa qui, ma a come abbia soltanto adesso accettato che sia finita.»
Alzo lo sguardo verso i quadri affissi alla parete dietro di lui, e porto di nuovo il cucchiaino alle labbra, prima di terminare la frase lasciata senza una spiegazione, incitata dagli occhi del mio ragazzo che mi osservano attenti, ma leggermente stupiti.
«I ragazzi sono ormai andati via, e Giulia e Martina sono tornate in Sicilia... Il ritorno a Pomezia non cambierà nulla. Quindi...»
Sposto lo sguardo allontanandolo da lui per posarlo sull'orologio bianco al mio polso, constatando che i minuti siano passati molto velocemente, e poi di nuovo rivolgere la mia attenzione al suo viso.
«Torniamo a casa, ci aspetta un lungo, faticoso, e divertente inverno»
Mi sporgo in avanti per assecondare il suo tentato bacio, e sue labbra toccano le mie dopo aver pronunciato in un leggero sussurro una parola che fa nascere sul mio viso un luminoso e sincero sorriso.
«Insieme»

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