La pioggia mi rilassa, stare a guardare le strade che pian piano si bagnano e le gocce d'acqua rincorrersi sul vetro della finestra mi é sempre piaciuto, fin da quando ero bambina.
E anche adesso, seduta sul divanetto della mia stanza mentre mordicchio il tappo di una penna, mi sembra un bellissimo passatempo. Il libro che stavo studiando è ancora aperto sopra la scrivania, da quando la mia attenzione si è spostata dai paragrafi di storia al rumore della pioggia.
Però anche se mi piacerebbe restare in casa, mentre fuori piove, magari sdraiata ad ascoltare il mio CD preferito, devo uscire.
Mi alzo con le ginocchia sul divanetto e mi assicuro che fuori non faccia troppo freddo, aprendo la finestra e mettendo fuori la mano.
Richiudo la finestra e mi dirigo verso l'armadio gardandolo per una buona mezz'ora prima di decidere di indossare un semplice paio di jeans, una felpa bianca con una stampa raffigurante Londra, e le mie nuove Nike grigio chiaro.
Lego i capelli e do un'altra occhiata attraverso le tende, vedendo che per fortuna il sole è di nuovo alto anche se c'è ancora una leggera pioggerellina.
«Mamma io esco!»
Metto gli occhiali da sole, prendo la borsa e apro la porta dopo aver dato un bacio a mia madre, che mi sventola addosso il piumino con il quale stava pulendo per l'ennesima volta le mensole in cucina, facendomi starnutire a causa della polvere.
«Dove vai?»
«Faccio una passeggiata, sono stanca di stare a casa...»
Sembra sollevata, sicuramente sarà contenta di vedermi uscire un po', mi ripete sempre che dovrei stare meno tempo da sola.
«Allora ciao! A dopo»
«A dopo! Ah... Ricordati di non fare tardi, stasera abbiamo ospiti»
«Sì, mamma, lo so!»
Da una settimana mi prepara per la cena di stasera, sostiene che sia molto importante, ma sarà sicuramente un'altra delle innumerevoli cene di lavoro di mio padre. Ormai so perfettamente cosa fare e come comportarmi, ma lei insiste nel darmi sempre tutte le raccomandazioni possibili.
Alzo il cappuccio della felpa e metto le mani in tasca mentre mi allontano dal vialetto di casa e canto a bassa voce le parole della mia canzone preferita che si diffondono dagli auricolari.
Quando sto per imboccare la via che porta a casa sua, sono quasi tentata a rinunciare e a tornare indietro, ma so che non posso scappare da problemi. Prendo un bel respiro, poso gli auricolari nella borsa e continuo a camminare, ripassando un'altra volta il discorso che ho preparato.
Devo chiarire con Mirko, e dato che non risponde a nessuna delle mie chiamate, ho deciso di andare a casa sua.
Non può continuare ad evitarmi per sempre.
Quando però arrivo sotto casa, mi rendo conto che invece può farlo benissimo.
Suono più volte al citofono, e non ottengo nessuna risposta. Pochi minuti dopo però sento dei passi e la porta si apre, lasciandomi un po' delusa.
Soltanto un po'... si, certo!
Avevo sperato che venisse ad aprire Mirko, che fosse sorpreso nel vedermi, ma felice, e che mi abbracciasse per poi chiarire tutto escludendo qualsiasi discorso e qualsiasi parola, proprio come nei film.
Ma la realtà nella maggior parte dei casi purtroppo è ben diversa dalle aspettative, e infatti al posto dei suoi ricci e del suo sorriso, vedo sua madre che mi sta guardando con un'espressione quasi divertita.
Forse mi sono lasciata prendere dai miei pensieri e sono rimasta immobile per troppo tempo... Dovrei imparare a gestire queste situazioni.
«Salve signora, scusi il disturbo, volevo...»
«Ho già capito, sei una fan di Mirko.»
Se dicessi di si forse potrebbe essere anche più facile parlargli, lui è sempre disponibile con le fan, ma non ha senso mentire!
«Io...No, in realtà sono una sua amica... Volevo parlare con lui»
«Allora piacere, io sono Francesca!»
«Piacere mio, Marika»
Il suo sorriso si spegne e istintivamente socchiude la porta, per poi riaprirla quel tanto che basta per parlare.
«Ah, Marika... Sei tu allora...»
Sussurra queste ultime parole, forse non voleva che io sentissi, ma riesco a farlo ugualmente.
«Scusa, mi dispiace, ma per adesso Mirko è impegnato. Gli dico che sei passata, va bene?»
Il suo atteggiamento è cambiato, sembra che voglia farmi andare via al più presto.
«Va bene, allora vado... Arrivederci!»
Mi rivolge un sorriso un po' forzato, e chiude la porta.
Sono ancora ferma a pensare ad un modo per parlare con lui, quando sento delle voci in casa. Riconosco quella di Mirko che parla, con un tono abbastanza alto e agitato, a sua madre. Sembra che stiano litigando...
«Non posso, mamma! Non posso farlo!»
Riesco a sentire soltanto queste parole, poi soltanto voci confuse.
Non riesco più a capire cosa dicono, e così mi incammino verso casa mia. Anche oggi non sono riuscita a parlargli.«Hai provato a chiamarlo di nuovo?»
«No, Clara, ma non mi risponderebbe comunque. Non mi vuole più parlare!»
«Ma no, dai non dire così! È soltanto nervoso. Dagli un po' di tempo e vedrai che si sistemerà tutto!»
Dopo essere arrivata a casa, ho chiamato subito Clara, lei è l'unica che in questo momento sa esattamente cosa dire per farmi stare meglio. Infatti restiamo al telefono per più di un'ora e parlare con lei mi fa dimenticare per un po' Mirko e tutto ciò che mi rende triste.
Sto ancora ridendo insieme a lei, quando sento la porta di casa aprirsi e mia madre salutare qualcuno.
«Clara devo andare, ci sentiamo dopo»
Mi manda un bacio e chiude la chiamata.
Non so con chi stia parlando mia madre, e soltanto per un attimo spero che sia Mirko, ma le voci squillanti che provengono dal piano inferiore mi fanno ricordare subito che avevo chiesto a Martina e Giulia di passare qui, per salutarci prima della loro partenza.
So che con loro non devo crearmi problemi, ma la visione del mio pigiama fucsia con gli orsacchiotti fa rabbrividire anche me, e decido che devo cambiarmi soprattutto per il loro bene.
Indosso velocemente degli shorts in denim e una canotta verde acqua, e vado in soggiorno dove mi stanno aspettando.
«Ben tornata! Com'è la luna?»
Guardo Martina stranita, mentre lei cerca di soffocare le risate per la sua stessa battuta, ma con scarsi risultati. Da come ride sembra divertente, anche se non l'ho capita, ma d'altronde non è la prima volta.
Appena si accorge che è la sola a ridere fino a quasi lacrimare e vede che io e Giulia ci guardiamo perplesse, alza le braccia in segno di resa e rotea gli occhi
«Non siete degne delle mie fantastiche battute»
Decido di assecondarla e mi siedo accanto a loro, prendendo uno dei miei cioccolatini preferiti dal piattino sul tavolo
«Allora, siete state bene qui?»
Tolgo la carta argentata dal cioccolatino e ascolto Martina elencare tutti i posti che le sono piaciuti di più, includendo ovviamente il negozio Disney.
«E tu Giulia?»
Mi guarda ma non risponde, sembra molto pensierosa
«Giulia?»
«Ma cos'ha?»
Dico rivolta a Martina, che mi guarda scrollando le spalle
«Sta così da quando siamo arrivate, penso le manchi Lorenzo»
«Ah, adesso si spiega tutto»
Martina mi fa l'occhiolino e io rido scuotendo la testa.
Lorenzo abita nella villetta adiacente a quella di Giulia. Sono usciti un paio di volte insieme, e a Giulia lui piace molto. Anche se lui tarda ad ammetterlo, forse per il suo carattere introverso, sono sicura che ricambia i suoi sentimenti, e che formerebbero davvero una bella coppia.
Faccio schioccare le dita vicino l'orecchio della mia amica e ricevo in cambio un'occhiataccia da parte sua che mi fa sorridere, almeno è tornata fra noi!
Restiamo a parlare dimenticandoci della partenza fino a quando Giulia non guarda distrattamente il suo iPhone e balza in piedi scuotendo Martina che a sua volta comincia ad urlare di essere in ritardo, non apena nota l'orario sul display. In effetti hanno ragione, l'ansia è assolutamente normale, considerati i 15 minuti che le separano dal perdere l'aereo. Fortunatamente l'aeroporto non è lontano.
«Dai ragazze, andate... si è fatto veramente tardi»
«Ci rivedremo presto, te lo prometto»
Ci abbracciamo forte, vorrei tanto non lasciarle andare, ma purtroppo devo farlo.
«Avvertitemi quando siete a casa. Vi voglio bene»
«Anche noi, Mari! Ci sentiamo dopo»
«Fate buon viaggio»
Dopo un altro abbraccio, saluto con la mano e chiudo lentamente la porta.È passata una settimana da quando Martina e Giulia sono partite, e Clara è stata quasi tutti i pomeriggi con me. Devo veramente ringraziarla, se non fosse stato per il suo aiuto non so come avrei fatto a sopportare questa situazione con Mirko. Non lo sento più da quando, fuori casa sua, l'ho sentito discutere con sua madre... E non ho provato ulteriormente a chiamarlo, perché sarebbe stato inutile. Ormai ho capito che non vuole parlarmi più.
Come ogni mattina entro a scuola, corro verso la mia classe, ovviamente in ritardo, ma pronta ad affrontare un'altra noiosissima giornata scolastica.
Apro velocemente la porta della mia aula e abbasso lo sguardo per capire cos'è che mi ha colpita. Raccolgo la carta da terra e sto per rilanciarla nella stessa direzione da cui é arrivata e da dove sento provenire una risatina, ma quando alzo di nuovo lo sguardo, rimango bloccata, con il braccio a mezz'aria e la mano che lentamente si apre facendo di nuovo cadere il foglio bianco appallottolato, a fissare dritto davanti a me con gli occhi spalancati.
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Sarà per Sempre
FanfictionMarika è una ragazza di 14 anni, sognatrice e con tante aspettative. La sua vita è sempre trascorsa normalmente tra scuola, amici e tante risate, in un piccolo paesino della Sicilia. Ma le era sempre mancato qualcosa. Forse mancava proprio lui nel...