Capitolo 18

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«Mari! Cos'è tutta questa confusione?»
«Non trovo la mia macchina fotografica!»
Ci sono vestiti sparsi ovunque, ho svuotato l'intera valigia, i cassetti e ancora nessuna traccia della mia Canon. Mi guardo intorno cercando di capire dove possa essere finita quando vedo Sabrina, con lo spazzolino da denti in mano e l'aria assonnata e indifferente, allungare il braccio verso la sua borsa e tirare fuori la cosa che stavo disperatamente cercando da più di mezz'ora.
«Ecco a te!»
Le lancio un'occhiataccia che la fa solamente ridere e porto le mani sui fianchi
«Quante volte ti ho detto di non prendere le mie cose?»
Provo ad assumere un tono di voce arrabbiato, ma quando vedo il sorriso della mia amica sparire mentre farfuglia, imbarazzata, qualche parola di scusa, la mia espressione si trasforma da arrabbiata a divertita e mi lascio scappare una risata che la tranquillizza e la fa tornare a sorridere.
«Scusami, ma non ho resistito! Fa delle foto stupende!»
«Lo so, tutto ciò che è mio è stupendo!»
Faccio un gesto plateale con la mano e ricevo un colpetto leggero sul braccio da parte sua che borbotta qualcosa in merito al mio ego smisurato.
«Ormai dovresti sapere che la mia modestia non ha limiti!»
Ci lasciamo andare all'ennesima risata, poi la saluto con un bacio sulla guancia, prendo la mia borsa insieme agli occhiali da sole, ed esco dalla camera dicendole di aspettarmi giù.
Sono in anticipo di qualche minuto rispetto all'orario stabilito dai professori per andare a visitare Parigi, e farò di tutto per impiegare questo tempo nel parlare con Mirko.
Ormai non posso più aspettare, devo sapere la verità sul suo comportamento e non mi importa cosa dirà o farà per mandarmi via, questa volta non rinuncerò facilmente.
Mi dirigo verso la sua camera e busso forte alla porta per qualche secondo senza ottenere nessuna risposta. Suppongo sia già uscito e penso velocemente a dove possa essere in questo momento, passando in rassegna tutti i luoghi di ritrovo dell'hotel.
Lo cerco nella hall, in piscina, per tutti i corridoi del piano, ma di lui nessuna traccia.
Guardo l'orario e mi accorgo che il tempo a mia disposizione è quasi finito, così mi rassegno all'idea di parlargli sta sera e mi dirigo verso il luogo stabilito per il raduno.
Esco dall'hotel e lancio un'occhiata distratta al giardinetto che lo circonda, bloccandomi subito sul posto quando lo vedo seduto sul prato, intento a parlare al telefono.
Mi avvicino velocemente a lui, che si volta subito verso di me e si alza per allontanarsi.
«No Mirko!»
Si ferma e mi guarda stupito e indeciso sicuramente tra la scelta di ascoltarmi, e quella di continuare ad evitarmi. Alla fine incrocia le braccia e mi fa un cenno con la testa
«Che vuoi?»
Sarei tentata di urlargli contro, ma mi sforzo di mantenere la calma e restare tranquilla.
«Devo parlare con te»
«Se devi continuare a chiedermi spiegazioni, questo non...»
Lo fermo scuotendo velocemente la testa e lui si mette di nuovo a sedere sull'erba sbuffando ma senza riuscire a mascherare un'espressione quasi felice.
«Perché non mi hai detto la verità?»
«Di che verità stai parlando?»
Inarco un sopracciglio e mi siedo affianco a lui che borbotta qualcosa di incomprensibile
«Perché non mi hai detto delle riprese?»
Alzo il tono della voce ed emetto un sospiro annoiato quando lo vedo fingere di non capire.
«So tutto Mirko, perché non me ne hai parlato?»
La mia voce adesso assume un tono più dolce e abbozzo un sorriso spontaneo quando mi accorgo che, per quanto mi sforzi, non riesco proprio ad essere arrabbiata con lui.
«Io non pensavo ti interessasse»
«Lo sai che non è così. È questo il motivo per cui mi allontanavi?»
Fa segno di no con la testa, ma quando guarda verso di me incrociando il mio sguardo, sospira e socchiude gli occhi
«Si»
«Ma perché non mi hai detto niente?»
«Io ho avuto paura... Scusami, ma non sapevo come dirtelo, ed è successo tutto troppo in fretta!»
Sì ferma e mi guarda negli occhi, per poi continuare
«Quando stavamo per... Si insomma, hai capito! Dopo che dei andata via, ho ricevuto una telefonata. Mi hanno detto delle riprese, che sarebbero state anticipate di un mese, e che sarei dovuto partire non appena fosse finita la scuola. Non sapevo che fare, pensavo ci saresti rimasta male e ho preferito allontanarti da me! Ho pure baciato Luisa, e mi sono sentito un idiota subito dopo»
Lo guardo sorridendo dolcemente, mentre mi prende la mano e intreccia le sue dita con le mie
«Mi sei mancata tantissimo, mi perdoni?»
«Ti avevo già perdonato in partenza!»
Mi abbraccia forte mentre sussurra un "grazie", a cui io rispondo stringendolo ancora di più.
«Andiamo, si è fatto tardi»
Mi prende la mano e insieme ci dirigiamo verso l'autobus che ci porterà a visitare una delle città più belle al mondo.

Ho visto tante foto di Parigi, e mi è sempre piaciuta. Fin da quando ero bambina la vedevo come la città dei miei sogni, ma non avrei mai pensato potesse affascinarmi così tanto.
C'è un atmosfera così tranquilla, romantica, ma allo stesso tempo misteriosa che non può passare inosservata e non può lasciarti indifferente.
Abbiamo visitato tantissimi posti, manca soltanto il più importante, uno dei monumenti più conosciuti al mondo: la Tour Eiffel.
Mi affretto a salire in cima, osservando con disappunto chi è rimasto qualche metro più in là rispetto alla Torre, e inspiro l'aria parigina mentre l'ascensore mi porta sempre più su, fino a condurmi alla terrazza più alta.
Mi guardo intorno e mi sento quasi in un film. Nell'aria si diffondono le note suonate da una fisarmonica, ed un pittore muove velocemente la matita su di un foglio con un cipiglio attento sul volto, realizzando il ritratto di una coppia felice. Alcuni turisti sono impegnati nell'acquisto di souvenir in un negozietto piccolo, ma molto curato, e altri sorseggiano un drink seduti ai tavolini del bar affianco.
Mi impegno nel notare ogni piccolo particolare e fisso ogni cosa nella mia memoria, poi mi sporgo per osservare il panorama e tiro fuori, per l'ennesima volta, la macchina fotografia dalla sua custodia. Sposto la levetta da off a on, quando sento due mani coprirmi gli occhi e una voce in falsetto dire "chi sono?".
Riconosco subito il suo profumo e sbuffo in una risata, dimenticandomi della foto che stavo per scattare e mettendo le mie mani sulle sue per accertarmi che sia lui.
«Mirko! Non sei bravo in questo gioco.»
La sua risata si unisce alla mia e le sue mani si allontanano dai miei occhi e si stringono intorno alla mia vita.
«Cosa stavi facendo?»
«Osservavo il panorama. È bello, no?»
Lo sento sospirare, e mi volto verso di lui guardandolo negli occhi.
«Qualcosa non va?»
«No, pensavo a quanto mi mancava parlare con te... È bello essere tornati amici, avevo quasi perso le speranze»
Accenna un sorriso per smorzare la tensione procurata dalle sue parole, e nei suoi occhi noto soltanto quella sincerità che non avevo più visto da quando mi raccontò di Luisa.
È troppo vicino a me, riesco perfino a sentire il suo respiro sul mio viso. Vorrei tanto rispondere alle sue parole, vorrei dirgli che anche per me è bello sapere di non aver perso la sua amicizia, ma la sua vicinanza mi impedisce di formulare qualsiasi frase, e mi porta ad arrossire visibilmente.
I nostri sguardi si intrecciano un'altra volta, mentre lui continua a mantenere la presa sui miei fianchi e la mia mente ripete la parola "amici", fin quando non comprendo bene le sue intenzioni.
Mi sposta i capelli finiti sugli occhi a causa del vento, portandoli dietro l'orecchio e posa lo sguardo sulle mie labbra mentre si avvicina maggiormente a me.
Chiudo gli occhi quando vedo il suo viso a pochi centimetri dal mio, e sussulto appena quando le sue labbra sfiorano delicatamente le mie. Si allontana di poco da me, aspettando una mia reazione o un mio rifiuto che non arriva, e succede tutto in un attimo.
Mirko posa una mano sulla mia nuca avvicinandomi di nuovo a lui, e con l'altra continua a stringere il mio fianco, mentre riprende a baciarmi dolcemente per un tempo indefinito. Non so se siano passati dei secondi, o minuti, ma quando si allontana da me e mi sorride percepisco soltanto il mio battito accelerato e le sue braccia stringermi forte a sé.
Era un bacio che volevo da tanto e so che anche per lui è lo stesso.
Non abbiamo bisogno di parole, è un momento già perfetto così.
Mi hanno sempre detto che la Tour Eiffel è il luogo più romantico del mondo, ma soltanto adesso posso capire cosa intendevano.

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