DECLAN

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Un respiro profondo, un altro e sono pronto. Apro gli occhi e sono nell'unico posto in cui ho sempre sognato di essere: l'abitacolo di una monoposto da corsa. Ma non una qualsiasi ma una Ferrari da F1. Più luci rosse si accendono sul semaforo e più la mia mente si svuota per lasciar spazio a una cosa sola: la gara.
Finalmente si accende l'ultima e nella mia testa non c'è spazio per niente altro. Si spengono i semafori e finalmente posso correre e lasciarmi andare.
Sotto il mio casco nessun problema mi perseguita e posso essere chi sono davvero.

Scatto dalla seconda casella, in mezzo alle due Mercedes di Nico Hofmann e Hugo Martin. Io e quei due corriamo insieme da quando eravamo dei ragazzini. Abbiamo iniziato nel campionato di kart per poi continuare la trafila nelle Formule minori fino ad arrivare nella massima categoria per correre con i giocattoli più veloci e costosi al mondo.

Tra noi c'è indubbiamente della rivalità ma è più che sana. In pista ci diamo battaglia senza sosta da decenni ma fuori siamo amici e complici.

Macino una curva dietro l'altra e mi faccio vedere negli specchietti da Nico. Il pitstop a venti giri dal termine è leggermente più lungo del solito e quindi perdo qualche secondo rispetto al primo.
Esco dalla pit lane ed esco di un nulla dietro a Hugo facendomi rendere conto che il cambio gomme è durato molto più del previsto. Un vero peccato aver bruciato quei secondi che avevo guadagnato su di lui. Ma io non mi scoraggio e inizio una vera e propria nuova gara. Avendo messo la mescola più dura, in modo inspiegabile visti i pochi giri al termine, scaldare le gomme è stata un'impresa ardua ma in poco più di due giri ero di nuovo su tempi ottimi.

Lasciatomi dietro la seconda Ferrari, che è al quarto posto, mi metto a caccia della freccia d'argento di Hugo. Voglio fare bene questa gara perché sono già quattro gare che non salgo più in alto del gradino più basso del podio ed è il momento che io mi dia da fare se voglio il mio quarto titolo mondiale.

Alla fine, mancano dieci giri e mi mancano da recuperare ancora tre secondi. La difficoltà però non sta nel gap da colmare ma nel superare Hugo.
In cinque giri ci arrivo e sono a un millimetro dal sorpasso quando sento la sua macchina fare uno strano rumore giusto qualche secondo prima di rallentare.
Non perdo tempo e mi prendo la seconda posizione della corsa. Dallo specchietto di destra mi rendo conto che il suo motore lo ha lasciato a piedi e anche se mi dispiace non aver lottato per la posizione mi prendo l'ottimo bottino del weekend.

Parcheggio la macchina e appena scendo, nemmeno il tempo di respirare, che il solito giornalista mi riempie di domande. Come suo solito fa sempre le solite stupide domande a cui rispondo in modo mnemonico nello stesso modo degli ultimi anni.

Mi giro a guardare le altre due macchine parcheggiate e vedo Nico che ormai è stato accalappiato dalla stampa e Thiago Martinez. Il ventunenne spagnolo è il mio nuovo compagno di squadra. Non abbiamo legato molto perché il signorino è il colpevole di un mio incidente lo scorso anno che mi ha fatto perdere una gara che avevo già vinto. La scelta di lui come mio compagno di squadra ha stupito tutti nel paddock, me compreso. Devo ammettere che il ragazzino è bravetto ma non credo che abbia l'esperienza necessaria per un top team.

Come di rito, dopo la festa del podio, i primi tre piloti devono sorbirsi una conferenza post-gara. Amo correre ed è sempre stato il mio sogno ma il circo dei media è insopportabile. Non sto parlando dei fan perché avere persone che in tutto il mondo hanno fiducia in me è davvero un'emozione indescrivibile per non parlare della scarica che prende tutto il corpo quando scendi dalla macchina e senti urlare il tuo nome dalle tribune.

Mi siedo a destra di Nico che ovviamente ha l'onore della prima domanda. Appena è il mio di turno, a  prendere la parola per primo è Joseph, un noto opinionista dei motori tedesco che in più di un'occasione mi scredita nei suoi articoli. Non capisco perché mi odi così tanto e soprattutto perché gli permettono di pubblicare certe cose...

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