8.La lettera

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Odio il mio dannatissimo compleanno

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Odio il mio dannatissimo compleanno. Perché? Perché l'amore della mia vita mi ha spezzato il cuore. Pensavo che saremo rimasti insieme per sempre e invece non abbiamo nemmeno avuto il tempo di coronare i nostri sogni insieme. Avevamo immaginato il nostro futuro e io non vedevo l'ora di vedere tutti i nostri obiettivi raggiunti. Certo eravamo entrambi giovani e forse troppo ma per me quello che avevamo era molto importante.

Quest'anno mi ero promesso di non chiudermi in camera a rimuginare ma eccomi qui sul divano della mia suite a Baku con le tende chiuse e lo sguardo perso nel vuoto. Vorrei rimanere qui dentro e lasciarmi sprofondare tra i morbidi cuscini.

Per far qualcosa mi alzo e mi dirigo verso il frigo per tirarmi fuori qualcosa da bere. La tentazione di prendere qualcosa di alcolico è alta ma sono in un weekend di gara e su questo sono molto restrittivo con me stesso. Prendo allora la bottiglietta di acqua e appena finisco di berla, in praticamente un sorso, la accartoccio e la getto dall'altra parte del salotto. La bottiglia atterra su un tavolino vicino all'ingresso dove noto un pacchetto. Incuriosito visto che non è mio mi avvicino e noto che è senza dubbio un regalo con tanto di bigliettino e fiocchettino. Senza nemmeno degnare il biglietto di un'occhiata prendo il pacco e lo getto nel vicino cestino. Non voglio nessun dannato regalo e vorrei che questo giorno scomparisse dal calendario. La cosa peggiore? Prima di lei il mio compleanno passava inosservato e dopo di lei vorrei che fosse di nuovo così.

Quando sto per rigettarmi sul divano sento bussare alla porta leggermente. Un tocco dolce e quasi impercettibile ma che nel silenzio della mia camera rimbomba. Indeciso se alzarmi o meno decido di farlo.

Apro leggermente la porta e senza nemmeno vedere chi fosse rispondo in malo modo

DEC: Avevo detto di non disturbare

Sto per richiudere la porta quando sento la voce più tenera e dolce del mondo

ATHENA: Scusa... non volevo disturbarti

Athena fissa gli occhi sul cestino, proprio sul pacco regalo, e dopo avermi fatto un lieve sorriso sporge leggermente il labbro inferiore in fuori. Ho sempre odiato vederla triste e le cose non credo che cambieranno mai.

Quando mi rendo conto della situazione lei è già a metà strada verso l'ascensore e quindi corro fuori dalla camera e le prendo da dietro il braccio

DEC: Scusami non sapevo fossi tu

ATHENA: Non sarei dovuta venire

DEC: Vuoi entrare?

Sono debole e me ne rendo conto ma per lei andrei a riprendermi il mio senno sulla luna.

ATHENA: Se sei impegnato posso andare...

Le lascio andare il braccio che mi rendo conto di star ancora stringendo e le prendo invece la mano per guidarla nella mia camera.

Appena entro chiudo la porta dietro di me e vedo che lei ha un piccolo sussulto. L'ho forse spaventata?

DEC: Non volevo urlarti contro

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