Capitolo 22

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Pov's Elisa

È il giorno del mio compleanno e non ho grandi aspettative sulla giornata.
Non ho organizzato nulla e anche se l'avessi fatto non avrei saputo chi invitare.
In cucina Nic mi ha fatto trovare un biglietto con scritto "Auguri Wendy, non finire come loro. Ti voglio bene. Peter", poichè la mattinata la sta passando in studio.
Disegno sopra un cuore e mi preparo per andare a lavorare.
A metà pomeriggio sarei stata a casa.

"Buongiorno Marietto!" urlo entrando al bar.
"Buongiorno Eli, buon compleanno!" mi dice il collega.
"Oggi sarà una giornata semplice, forza che stasera festeggi!" aggiunge lui.
"Ma no Marietto, niente festa. Non ce n'è bisogno!" dico.

La mattinata passa velocemente ed è già pomeriggio inoltrato.
Avvio la macchina e arrivo a casa.
La doccia congelata a luglio è la cosa più bella che possa esistere.
Niccolò ancora non è arrivato, così me la prendo con comodo.
Mi vesto e mi lancio sul divano con l'aria condizionata.
Il citofono suona e corro a rispondere.
È Nic.
Apre la porta e lo vedo con una gabbietta azzurra con sopra un fiocco argento.
"Buongiorno Wendy, buon compleanno. Questo è per te.. anche se sarà un po' anche mio!"
Mi porge la gabbietta e con il sorriso stampato in volto scoppio a piangere.
"Ma sei pazzo!" apro la gabbietta ed estraggo il cucciolo.
Miagola forte, anzi fortissimo.
"Allora?! Ti piace?" dice lui sorridendo.
"È il regalo più bello che mi abbiano mai fatto. Come lo chiamiamo?" dico alzandolo per vedere il sesso.
"È un maschio, scegli tu!" dice Nic.
"Qua ci sono Peter e Wendy, e questi due non possono esistere senza un antagonista.. quindi lo chiamiamo Uncino!"
"È perfetto! Ciao Uncino!" lo passo a Niccolò per poi lasciarlo correre libero per casa.
Nic ha già pensato a tutto: lettiera, pappa, ciotole.. insomma, è una cosa studiata da tempo.
"Grazie" lo abbraccio forte e gli do un bacio sulla guancia infinito.
"Dicono sia terapeutico avere un gatto.. vediamo se è vero oppure no!" Dico ridendo.
"povero Uncino, dovrà sopportarti!" dice facendomi una linguaccia.
"Eeehi!" Lo spintono.
"Lasciamo che Uncino si ambienti. Tra poco preparati che usciamo a cena!" dice improvvisamente Niccolò.
"A cena? Ma c'è Uncino da solo!" controbatto.
"Viene mamma in queste poche ore, deve anche prendere dei documenti. Non ti preoccupare!"

Mi preparo per uscire e quando Anna arriva, corro in salotto per salutarla.
"Quanti anni!" dice abbracciandomi.
"Come sei diventata bella! Davvero sei bellissima!" mi prende per mano e mi guarda.
Niccolò ci osserva da lontano sorridendo.
"Allora?! Dov'è il cucciolo?!" dice abbassandosi alla ricerca di Uncino.
Lui le va incontro alla ricerca di coccole ed è amore a prima vista.

Per l'occasione, dato che Niccolò si è vestito bene, ho deciso di mettermi un classico tubino nero con dei tacchi.
Salgo in macchina, dove lui già mi aspettava.
"Buonasera madame, dove la porto?!" dice appena apro la portiera.
"Non lo so, speravo di rimanere a casa ma qualcuno non ha voluto!"
Arriviamo in un ristorante ed andiamo nel retro dove si apre una grossa terrazza bellissima.
Non appena me ne rendo conto, vedo gli amici di Niccolò sbucare e urlare.
"Auguri!" dicono tutti in coro.
Porto le mani alla bocca dallo stupore e mi giro ad abbracciare Nic.
"Non ci credo! Non dovevi!" gli sussurro all'orecchio durante l'abbraccio.

La cena è stata perfetta e mi ritrovo di nuovo in macchina con Peter per tornare verso casa.
Il mio sguardo è fisso fuori dal finestrino.
Ad un tratto la sua mano cade sulla mia coscia sinistra.
"A che pensi?!" mi chiede.
"A nulla" rispondo.
"Dai.. dimmelo!"
"Puoi mettere una canzone? Quella che vuoi"
Toglie la mano dalla mia coscia per selezionare una canzone a caso, ma leggo solo "ritornello".
Non riesco a riconoscerla.
Una volta finita la canzone lo interrogo.
"Amati sempre?!" chiedo confusa.
"Si"
"È tua?!"
Annuisce.
"Quando l'hai scritta?"
"In questi giorni in studio, ma è solo il ritornello, devo pensare meglio alle strofe"
"Che bella"
"È per te"
"Per me?"
"Un regalo che non pensavo di farti ma che ti ho fatto"
"Me l'avresti fatta ascoltare se non te l'avessi chiesta?"
"Certo che si"
"È veramente bella"
"Amati sempre, ti prego"
"Se lo faccio è un po' grazie anche a te"
"Devi farlo per te stessa, non per me"
Sorrido.
Non avevo altre parole.
La macchina si spegne e saliamo in casa.

C'era lei a contare le stelle con me - ULTIMODove le storie prendono vita. Scoprilo ora