Capitolo 13

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Pov's Elisa.

Mi sveglio nel cuore della notte presa dal panico.
Il mio respiro è affannoso, non riesco ad inspirare ed espirare come avrei dovuto fare.
Accanto a me c'è Niccolò, e nonostante sia assonnato mi sta aiutando facendomi vedere come respirare.
"Inspira e butta fuori, piano Eli" dice mettendomi le due mani sulle spalle.
"N-non riesco" è ciò che dico.
"Che cosa può aiutarti?"
"Musica"
Improvvisamente inizia a cantare sottovoce.
"Ma prendimi per mano, senza il minimo timore.."
Canticchia Wendy, ma nulla da fare.
"Vado a prenderti dell'acqua".
Va in cucina e torna con un bicchiere colmo d'acqua.
"Bevi piano piano" me lo porge.
"G-grazie"
"Non devi ringraziarmi"
Passo un quarto d'ora a fissare il soffitto, con la testa sulla spalla di Nic.
"Meglio?", mi chiede.
"Molto meglio, grazie".
"Stavi sognando?"
Scuoto la testa.
"Credo che sia abbastanza in tensione per un milione di cose" confesso.
"Si, lo capisco".

"Sai cos'è successo? Ho aperto la porta di casa e li ho trovati a scopare. Che schifo" sputo fuori improvvisamente.
"Addirittura a quel punto sono arrivati? Che schifo veramente" risponde Nic dopo qualche secondo di silenzio.
"Non me lo sarei mai aspettata, lo sai? Soprattutto da Martina"
"Shh, ora basta parlarne. Rilassati e riposa" mi mette la mano sulla bocca dolcemente per poi accarezzarmi il viso.
"Ti voglio bene Nic, grazie"

Suona la sveglia.
Sono le otto del mattino e dobbiamo andare a casa a prendere il vestito per la laurea.
"Salgo io, tu aspettami qua" dice Niccolò.
"No, vengo anche io. So dove trovare le cose"
"Sicura?"
"Sicurissima"

Giriamo la chiave nella porta e in casa pare non esserci nessuno.
"Meglio così, andiamo" dico.
Entro in camera e prendo la valigia sotto al letto.
Butto dentro tutti i vestiti in malo modo, senza sapere dove li avrei portati in seguito.
"Hai un'altra valigia?", mi chiede.
"Si, sta dietro la scrivania"
Anche lui inizia ad aiutarmi a sistemare le cose.
"Lasciamo fuori queste scarpe e il vestito per dopo" glieli indico e annuisce.
"Il computer ti serve?"
"No, oggi no"
"Perfetto"
Abbiamo preso ciò che potevamo, saremmo tornati il giorno dopo.

Entro in casa da Nic e sistemo il tailleur rosso su un ometto.
"Mi faccio la piega e poi mi vesto" dico frettolosamente.
"E io cosa mi metto?", mi chiede.
"Quello che vuoi, vestiti abbastanza elegante".
Accendo il phon e faccio una piega come meglio potevo, semplicemente mi stiro i capelli.
Mi trucco con ciò che ero riuscita a prendere a casa e sono pronta a vestirmi.
"Vado bene così?"
Appena uscita dal bagno vedo Niccolò in abito nero con una cravatta rossa.
"Abbinato?" dico ridendo.
"Non va bene? Se vuoi la metto nera" dice grattandosi la testa imbarazzato.
"Va benissimo, va benissimo".
Mi chiudo in camera e mi vesto, poi metto il mio tacco nero ed esco.
"Eccomi!"
"Andiamo che siamo in ritardo".
Neanche un complimento da parte sua..
Ma che mi aspettavo? È un amico.

Arriviamo in università dove la mia famiglia ci attende.
Sono tutti bellissimi.
"Ciao tesoro, che bella che sei" dice papà.
In due giorni mi aveva dimostrato più affetto che mai.
"Grazie papà" sorrido ed entro.
Non avrei dovuto fare la discussione della tesi, perciò attendo il mio voto.
"Secondo me 110 e lode" dice Niccolò nel mio orecchio.
"Se vabbè, ma neanche morta".
Mi alzo, è il mio turno.
Dopo aver pronunciato il titolo della mia tesi e ciò in cui mi stavo laureando, viene pronunciato il voto: 108.
Come immaginavo non avevo raggiunto il massimo.
A dir la verità, poco mi importa.

Usciamo e mamma mi dà una bottiglia da stappare, per poi mettermi la corona di alloro in testa.
"Per Elisa hip hip hurrà!" Urla Niccolò.
Stappo e brindiamo tutti insieme.

Per la cena, mamma e papà avevano prenotato per la nostra famiglia e anche Niccolò è presente (ovviamente ci sarebbero dovuti essere anche Martina e Federico).
Ci sediamo in questa terrazza magnifica, da cui si vede tutta Roma.
"Che bello, mi sembra di essere tornata alla prima volta in cui ho visto questa città" dico sorridendo.
Finalmente avevo rimosso per qualche ora dalla testa ciò che era successo il giorno prima.
Certo, il dolore era tanto, ma quello era il mio giorno e nessuno lo poteva rovinare.

C'era lei a contare le stelle con me - ULTIMODove le storie prendono vita. Scoprilo ora