Colazione da Tiffany (III)

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Prendere parte al piano "aiutiamo la mia migliore amica a sverginarsi" porta con sé una gravissima conseguenza: il tanto atteso ritorno a Viacampo. Purtroppo, il greco mi ha rincitrullito la mente, motivo per cui comprendo la drammaticità dell'evento, solo quando mi ritrovo sulla corriera che mi riporterà a casa.

Da quando ho iniziato l'università, mi sono concessa alcuni ritorni in patria, un tragitto semplice e ripetitivo: stazione di Nomi, stazione di Viacampo, casa. Casa, stazione di Viacampo, stazione di Nomi.

A volte mi sentivo come l'oca Martina di Konrad nel Cosiddetto male, storia nota. Un'oca, per arrivare nella stanza del padrone, percorre sempre la stessa strada. Anche se invitata a seguire vie alternative, magari più brevi, la forza dell'abitudine prevale e le impedisce di cambiare.

Così il mio ritorno a Viacampo non era un vero ritorno, ma solo una breve tappa tra le mura sicure della mia stanza, una bolla di sapone in cui non era concessa l'intromissione di nemici. Un po' come la stanza di un ospedale, sterilizzata. Permesso di ingresso consentito solo a chi non mi può ferire.

Ora però... l'oca Nina vuole percorrere il sentiero noto, ma la forza Valentina è nettamente superiore rispetto alla forza dell'abitudine. E io sono piccola e debole, non ho il coraggio di rificcarmi in bocca una promessa: "Sì, Vale, verrò con te, sì, ti sarò di sostegno".

Mi permetto di respirare solo quando ci rifugiamo nella mia stanza, in cerca dei vestiti giusti. Stasera si esce, stasera la malata smette di vivere reclusa nella sua stanzetta d'ospedale e si mischia con la folla. Chissà in quanti a fotografare l'evento per incorniciarlo sul giornale di domani?

Il nome del mio terrore è infondato. Nessuno non è qui. Non conosceva quel ragazzo, non si lascia attrarre da una scialba festicciola di paese, quando ha discoteche e intere piazze di gente a sua disposizione. No, non temo di vedere Marco. Temo di incrociare il fantasma del nostro passato: lo Yeti, il nostro albero in spiaggia, la riva del lago, la Sirenetta, la casa dei tuffi. Troppi, troppi ricordi.

«Tu che sei tanto in confidenza con la papera fucsia dici che gli uomini preferiscono i pantaloni o una gonna con un super stacco?» chiede Valentina, mentre passa in rassegna il mio guardaroba.

«Per me stasera fa freddo» commento. Valentina prende la battuta come una risposta pro-pantaloni. «Perché non ce ne stiamo qui io e te, come ai vecchi tempi, con una calda copertina e una bella maratona di film così demenziali da far rabbrividire The Ring?»

«Di pelle» continua Valentina. Mi ignora, l'ingrata usurpatrice del mio armadio. «Pantaloni di pelle sono più provocanti. Fanno molto più "fammi tua, ti prego"! Uomini e le loro insensate manie per le Catwoman di turno!»

«Ma Vale, tu sei più una panterona rosa che una Catwoman...»

Non sbotta, la conferma che il mio giudizio valga quanto un gettone degli autoscontri al carrello della spesa. Resto seduta a gambe incrociate, con Valentina che dice che sì, Catwoman sia, e sommerge la mia stanza di magliette di pizzo e top scollati.

Finché lo vedo, sbucare dal taschino della sua borsa. Il biglietto, la lista in cui Valentina ha annotato i nomi dei candidati, le vittime che stregherà con miagolii da gatta e artigli da mangiauomini.

"Solo una sbirciatina che male può fare?"

Mi sento tanto Arsenio Lupin alle prese con il bunker di una banca svizzera. Valentina tiene il biglietto sotto il cuscino quando dorme, nel top mentre fa le flessioni in casa, nel lampadario del bagno quando si lava, agganciato alla collanina quando va in facoltà. Ma adesso...

"Adesso non c'è ispettore Zazà che tenga. Sei mio, foglietto!"

Rapida come un pitone, agguanto il foglietto e lo scartoccio stile caramella alla frutta, una prima macchia d'inchiostro blu sbavato, un'altra e un'altra ancora. Noia, noia, noia. Ex compagni di classe, Alex dello Yeti e poi... che cosa vedono i miei occhi da elfo?

«Yuri? Yuri Conte?»

Ed ecco l'ispettore Zazà pronto ad ammanettarmi. Valentina diventa una statua di ghiaccio. È talmente pallida da confondersi con neve, talmente rigida da sembrare un gargoyle a Notre-Dame de Paris. Io il Gobbo che la disturba suonando le campane.

«Cioè sono anni che lo insulti come uno stronzetto megalomane che si piastra i capelli fino al culo e ora smani di portartelo a letto?»

Se Yuri fosse qui, direbbe non a letto, Nin, basterebbe il sedile di una macchina. Ma Valentina è più nobile, è la sua prima volta e non la può buttare in una becera esperienza da filmetto porno serie Z con il Mr. I'm God delle avventure scadenti.

«Ma Yuri non si tocca! È il mio Yuri!» Mi fingo gelosa di lui, così forse Valentina lascerà stare. Nel nome della nostra amicizia e della regola della "prenotazione": l'ho o non l'ho visto prima io? «Yuri è quello che mi dà corda quando tu sei stufa o abbiamo litigato, è un po' come il mio prete personale o un rabbino o Buddha. Facciamo che è Buddha, un rabbino e un prete...»

«Nin-»

Valentina non è più una statua, è una biscia incazzata. E ha realizzato che ho appena letto il bigliettino.

«Insomma Yuri è il maestro Yoda, è Gandalf il Saggio, sarebbe Silente se Silente fosse etero e ninfomane, spero tu stia capendo quel che voglio dire, cioè che...»

«Yuri non è a Viacampo per il weekend» conclude lei, laconica.

Oh, giusto. Osservazione concreta, argomentazione impeccabile che avrebbe evitato i miei sproloqui intorno al Grande Yuri Conte, con improprie citazioni da film e libri.

«A parte il fatto, Nin, che non puoi volerli tutti per te. Il principio di prenotazione funziona solo per un lui, il tuo lui, e io non sono così disperata da volermi rincoglionire dietro alle sue turbe mentali.» Valentina straccia il bigliettino di mano e lo nasconde nel reggiseno, un ultimo acquisto che le dona un seno particolarmente tonico e generoso. «E poi resta comunque uno stronzetto megalomane con i capelli piastrati fino al culo. E una scopata è una scopata, non una delle tue love story tra anime dannate alla Cime Tempestose

Se ne va, sbattendo la porta e lasciandomi a secco di vestiti e parole. Nell'arco di un paio di minuti, Valentina ha causato alla sottoscritta una grave perdita di buon senso e razionalità. E sembra che i neuroni del mio cervello siano talmente sballottati da non saper fare 2 + 2. Al punto che una nuova realizzazione mi colpisce solo quando sono le nove di sera, ho indossato i jeans e una maglietta a caso e sono pronta per uscire:

«Aspetta? Come fa Valentina a sapere che Yuri non è a Viacampo?»

Si prospetta una serata piena di sorprese.



Nota d'autrice:

Ora o mai più, mi sono detta oggi, quindi ecco un nuovo eccentrico capitolo di Binomio. Il finale del secondo volume era monco e l'inizio di questo ex abrupto, quindi spero si capisca qualcosa. Tra parentesi, non so cosa mi sia fumata assieme a Nina per partorire alcune battute altamente demenziali.

Ho riletto al volo, giusto per ricordarmi di cosa parlava il capitolo, ma ammetto di non avere fatto caso ai refusi, quindi come al solito invoco il vostro aiuto. Ho ancora intenzione di stampare una copia della telenovela per me, quando sarà finita, e mi piacerebbe averla abbastanza "pulita".

In merito al terzo volume di Binomio, faccio solo una piccola anticipazione: ci sono capitoli demenziali (come questo), ma anche capitoli molto pesanti, io stessa temo la rilettura di alcuni, ed è forse il motivo per cui sto continuando a prendere tempo.

Comunque, eccoci qui. Spero stiate tutti bene. Io al solito sono arenata con le letture, non sto scrivendo nulla e ho la mente assente. Insomma, nulla di nuovo sul fronte. 

Grazie a chi è pronto a rituffarsi nella telenovela!

A presto

Odiblue <3

Binomio - 3Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora