Sul filo del silenzio (II)

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«La ringrazio, Signorina. E ora la commissione si ritira per stabilire il voto di laurea.»

Il professor Caldaroli, insegnante di geografia e presidente della commissione, raccoglie il plico di carte con la mia media universitaria e l'abstract presentato alla giuria. Al suo fianco Crodelia borbotta di spicciarsi che questa incombenza le sta portando via troppo tempo.

Davanti ai dieci membri sono una statua di ghiaccio, tra la paura di avere commesso un disastro e l'eccitazione perché credo di avere fatto bene, ma sono talmente negata a riconoscere gli abbagli che potrebbe essere l'ennesima illusione.

In piedi abbasso il tubino di pizzo, regalo di Tania, nel timore di avere indossato un vestito troppo provocante.

«Scricciolo, li devi incenerire!» ha insistito Tania l'altro pomeriggio, nel raduno delle Suore.

«Come inceneriresti un locale di uomini assatanati in un quartiere a luci rosse di Amsterdam» mi ha schernita Yuri, da sempre convinto che un abbigliamento sobrio sia il più adatto agli esami.

Spero solo che la lungimiranza di Tania, per una volta, possa battere quell'anarchico strimpellatore di chitarra dall'egocentrismo cosmico.

In giacca e cravatta nera, la commissione arranca verso la porta dell'aula, si ritira per deliberare. Nemmeno durante un funerale si potrebbe udire un simile silenzio. Perché ai funerali almeno un parente piange, invece qui siamo tutti con i fiati sospesi, in attesa della sentenza decisiva.

Solo quando il professor Vivi, la controparte del mio interrogatorio, si chiude la porta alle spalle, un vociare da stadio si alza dalle bancate: il mese di luglio ha scongelato le corde vocali dei parenti e degli amici che hanno appena assistito alla discussione.

I pianti di Diesel e l'abbaiare di Marlyn, nascosto in un cespuglio sotto la finestra della mia aula, mi pungolano le orecchie. Una scarica di tensione parte dalle spalle e si getta a terra, si sperde nel laminato di finto legno.

È finita.

Ho recitato il discorso, risposto alle domande della controparte, trattenuto la modulazione della voce, quando messa alle strette da Crodelia. Più che un mentore si è dimostrata un aguzzino, voleva che mi giocassi il tutto per tutto, ma ho saputo sganciarle un destro e riguadagnare terreno sul ring.

«Sei proprio una grandissima secchiona!» strilla Valentina, nella prima fila alle mie spalle. Si allunga oltre il banco e mi assesta un cazzotto nel centro della scapola destra.

«Non si dice prima del risultato!» la rimprovera Emina.

«Si sa che porta iella!» le dà man forte Lisa.

Grazie al cielo non sono superstiziosa... non se ignoriamo il braccialetto con la coccinella e gli orecchini a quadrifoglio.

«Hai capito, D?» mormora Valentina con vocetta da glucosio alla piccola Diesel, pannolone pieno di popò in mio onore. «Il cervello lo devi prendere da zia Nina.»

«Gli intrighi amorosi alla Beautiful è meglio di no!» ride Alex. Riflesso nell'alone del vetro, tra le imposte della finestra, vedo la sua sagoma accarezzare due ciuffi appena sbucati sulla capocchia di Diesel.

«Solo Biagio vi trova divertenti» dico con la voce che gracchia.

Ho consumato tutta la limpidezza del suo squillare per recitare la parte della studentessa modello. Ora sembra che mi abbiano sostituito le corde vocali con un citofono scordato. Ho ancora un retaggio di ansia sottopelle, un vulcano latente che minaccia di esplodere, se il voto della commissione non pareggerà le mie aspettative.

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