Uno scheletro in cantina (II)

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Nina – 2 buoni concessione, 3 pago penitenza;

Marco – 2 buoni concessione, 3 pago penitenza.


In macchina con Marco mi immagino la scena: Yuri ammanettato al cancello dello Yeti perché non riusciva ad agganciare la bici; o al bagno dello Yeti per un gioco sessuale finito male; o come in una metafora, a dire che ha alzato troppo il gomito e nessuno riesce a schiodarlo da lì.

La scena che mi compare davanti non risponde a nessuna delle tre ipotesi. Perché il grande Yuri Conte si è letteralmente ammanettato allo Yeti. E con Yeti non intendo il locale, ma la statua dell'abominevole mostro delle nevi nel giardinetto davanti al pub.

«Marco, mi spieghi che è successo? Perché Yuri è lì? E perché c'è una volante dei carabinieri? E perché strilla e tutta questa gente sta immobile a guardare?»

Marco non conosce la risposta, lo confermano gli occhioni strabuzzati ancor più dei miei.

«Io non so niente» mi dice. «Celeste mi ha scritto che Yuri si è ammanettato allo Yeti e poi...»

Molti cittadini assistono allo spettacolo, un numero superiore ai paesani che si presentano alla festa della befana subacquea o alla Corsa Matta di metà luglio. Sgomito tra Donatello e mio cugino e mi scambio un'occhiata con Valentina, Chiara e Marina, la prima confusa dall'accaduto, le ultime due acide nel criticare chi alza troppo il gomito. I due carabinieri sono per metà nella volante, per metà fuori:

«Sei pregato di andartene da lì, ragazzo. O dovremmo arrestarti per resistenza a pubblico ufficiale!»

«Mai!» riecheggia la voce di Yuri. Tra i peli plasticati dello Yeti, intravedo appena la capoccia castana e il manico della sua fedele chitarra elettrica. «Mai lo tradirò! Non me ne andrò mai da qui! Io non lo posso accettare!»

Quasi singhiozza nel ripetere i suoi "mai", al punto che io e Marco ci gettiamo alle spalle l'arrabbiatura e di nuovo complici ci scambiamo uno sguardo preoccupato. Lui si attacca al mio gomito e lo tira come a pregarmi di indagare con i carabinieri.

«Mi scusi» dico allora. Ho vinto contro la folla di curiosi e nuotato fino alla vettura azzurra. «Potreste spiegarmi che è successo?»

Lo sbirro più anziano si porta una mano sopra agli occhi per impedire al sole di cavargli la vista.

«Il proprietario dello Yeti ha deciso di vendere il locale a una ditta di appartamenti» mi informa. «Gli spiace, perché qui ci ha passato la sua adolescenza, ma le spese stanno diventando più delle entrate e così...»

«È colpa mia» dice una voce nota. Alex, storico cameriere e arcinoto impiccione dello Yeti, si è materializzato alle mie spalle. «Ho origliato una conversazione tra il capo e il compratore e mi sono confidato con Yuri, e Yuri...»

L'abbiamo già detto che Yuri si ammanettato allo Yeti, vero? Lo cerco oltre le sbarre del cancello e lo trovo tra le zampe del mostro, seduto su un barile di birra presumibilmente vuoto e intento a strimpellare la chitarra in segno di protesta.

«Non posso crederci che stia succedendo» sospiro con una punta di tristezza.

Io e Yuri abbiamo due caratteri agli antipodi, ma se fossi anch'io un'anarchica macchina getta-zizzania con il marchio "Pazzia", reagirei come ha fatto lui. Lo Yeti è stato la nostra casa, il locale dove sono cresciuta e ho trascorso le prime serate divertenti, un coccio gigantesco del mio passato, un'istituzione nell'intera Viacampo e adesso non ci sarà più. Lo Yeti è Yuri che strimpella con i Red Carpet e si lamenta, perché solo lui è capace di azzeccare un accordo; lo Yeti è Ivan che mi aspetta al tavolo rotondo per insegnarmi che la felicità non è che un istante di tregua tra due attimi di dolore; lo Yeti è Nicola che si preoccupa per me e accetta di bere una birra – la prima! – pur di farmi felice; lo Yeti è Biagio quando ancora stava con Monica, è Valentina che lo guarda dall'alto in basso, Celeste che lo frequenta per dovere, Alex che da bravo cameriere si impiccia dei miei affari. E Marco, lo Yeti è soprattutto Marco che mi ci ha trascinata in una sera qualunque del secondo anno di liceo. E se lo Yeti per me equivale a tutti questi nomi, come potrebbe ora trasformarsi nel niente?

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