Colazione da Tiffany (I)

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Primo anno di università – Autunno / Inverno


Presente quel romanzo di Neil Gaiman intitolato "Nessun dove"? Il mio cellulare lo cerco all'esatto contrario: "In ogni dove". Corro per l'appartamento da un angolo all'altro, quasi un demonio si fosse impossessato del mio corpo. Il demone dell'alcol. Deve essere ancora lui. Anche se non ho bevuto. Bollicine di ebbrezza nuotano nel sangue, mi danno alla testa. I suoni sono ovattati, i colori sbiaditi e le voci di Tania e Saul si sovrappongono, quasi il tecnico del computer si fosse dimenticato di sincronizzare mimica delle labbra e parole.

«Perché tanta ansia, scricciolo?» lo dice la voce di Tania, ma sono le labbra di Saul a muoversi.

«Finalmente un'espressione!» gioisce la voce di Saul. «E un giorno Atlantide e i misteri degli abissi emergeranno dal profondo blu e rivedranno la luce!»

E ancora è la bocca di Tania a piegarsi in grida di gioia. Giurerei addirittura che stia colorando su un album da disegno. Ma questo è Saul, non Tania, Tania e non Saul, Saul e non Tania.

La testa è un vortice di confusione formato da lettere scomposte. Le riordino e nei pensieri torna ancora quella frase: Wish you were here. Perché so chi l'ha scritta, solo Nessuno sa.

Il corpo è una trottola impazzita, un ciclone di venti che non smettono di spirare. E io sono troppo piccina per puntare i piedi a terra e porre resistenza. Sono una diga crepata che per giorni ha trattenuto un fiume in piena. E adesso il cemento si è frantumato e quel fiume ha ripreso a scorrere, un'ondata unica che travolge villaggi e città, uccide, spegne respiri.

È odio, l'acqua che la compone. È il fastidio che si sia fatto vivo così, dopo avermi massacrata e annullata. Nessuno gli ha dato il permesso di rientrare nella mia vita, ma lui l'ha fatto comunque, come sempre, senza bussare alla porta o suonare il campanello. Alla fine, il ciclone non è il mio corpo, ma Marco, lui che esplode quando nel cielo sembra essere tornato il sereno, quando in me si era fatta forte la convinzione di aver vinto, capitolo archiviato, capitolo chiuso, punto, nuova pagina, nuovo libro e avanti. Da sola.

«Tania! Si può sapere dove hai messo quel telefono? Vale, aiutami! Vuoi uscire da quella fottuta doccia?»

Ho perso il controllo, i fili che mi muovono si sono ingarbugliati e le mani si agitano scomposte tra i cuscini dei divani.

«Perché non pensi allo studio, scricciolo?» ride Tania. Dove sia, non lo so. Né lei, né il cellulare. «Perché non traduci qualche bella paginetta di greco? Vedrai che starai meglio. La professoressa Crudelia approverebbe! Magari l'esame te lo fa fare a ottobre, un talento come il tuo sarebbe sprecato per novembre! Perché attendere tanto visto che sei così brava? Nina Adami, colei che si mangiava a colazione geni della traduzione come Monti e Pindemonte!»

Vendetta. Quella subdola serpe fucsia lo fa per vendetta. Le ho rubato il titolo di secchiona e deve ancora digerire il rospo.

«Dove lo hai messo?» insisto.

Altro che greco, Iliade e Odissea. Ora come ora non ricordo nemmeno l'alfabeto. Avevo trasformato la mia vita in tante tessere del domino, le avevo ordinate nel nome dell'università e della carriera. Niente uomini né sentimenti. E adesso? Adesso su quelle tessere non ci sono più studio e fatica, ma rovi, selci e denti di squalo che mi stanno disintegrando.

«Tania! Il telefono!»

«Tanta materia grigia non ce l'hai in quella zucca stramba. Perché non ti chiami, scusa?» propone Saul. Carboncino tra le dita, frenetico nell'abbozzare il mio schizzo. «Se il cellulare è acceso, suonerà e tu...»

Binomio - 3Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora