Mi vergogno di averti mentito. Ti chiedo scusa, ho avuto troppa paura di farti del male e non ho trovato in me quella lucidità necessaria per sostenerti. A volte ci illudiamo che una verità atroce possa ferire più di una spada e non capiamo che sono proprio le menzogne a uccidere le relazioni più stabili. Non volevo gettarti sulle spalle un peso così grande. Per un errore di valutazione non ho compreso che affrontare questo dramma insieme ci avrebbe fortificati, mentre tenerti all'oscuro di tutto ci ha indeboliti. Ho dimenticato che noi due funzioniamo, insieme, ma separati siamo troppo piccoli per non soccombere. Spero che saprai perdonarmi. Qualsiasi decisione prenderai, ti aspetto.
Nicola
Trovo un ritaglio di carta viola nella bussola delle lettere. Il foglio è di cartoleria e odora di primavera, profumo millefiori, sicuramente un cartoncino rubato alla cancelleria di sua madre. Sono parole di perdono, ma quel messaggio non mi addolcisce il cuore.
Per due giorni resto a letto e premo il cuscino così forte da soffocare nell'azzurro della federa. Quel colore celestiale per me è nero: tutto sbagliato, tutto da dimenticare, Dio è un pessimo regista, non sa gestire la più elementare delle trame.
E Nicola, il suo nome non lo possono nemmeno pensare. Genera il suono di unghie grattate su una lavagna di gesso nero. Io e Nicola, insieme. Non esiste. "Insieme funzioniamo, divisi no" così ha scritto, e io conosco questo motto: Together we stand, divided we fall.
Ma che c'entra Nicola, un personaggio secondario, con lo slogan del binomio? Sto percorrendo una deviazione rispetto a quello che avevo previsto e non riesco a rimettermi sulla carreggiata. È Marco, il traguardo.
Nicola, non dovevi esserci tu quella sera da Biagio, tu non dovevi rispondere al telefono, farti amare solo un secondo, ma con un'intensità tale da spazzare via il resto dell'universo, un potentissimo Big Bang, l'esplosione del secolo. Marco, spettava a lui sgommare su Floyd, rincuorarmi citando il mio nome, massaggiandomi le spalle, reggendomi per evitare di cadere.
Noi due funzioniamo, insieme, ma separati siamo troppo piccoli per non soccombere.
Invece no, Nicola. Tu sarai ancora in piedi, ma io cado. Anche se ci sei, precipito nel vuoto, il baratro in cui Alice sprofondò inseguendo un coniglio bianco sempre in ritardo, perché Marco non c'è e lui, sempre e solo lui, sarà il mio eterno Together we stand, divided we fall.
Urlo nel cuscino, la stoffa che silenzia un grido di guerra: che la vita sta passando e non è quella che volevo, non so come correggerla.
I giorni successivi si trasformano in un incubo. Punto gli occhi nella lampadina accesa dell'alogena, troppi gradi di luminosità che ubriacano la retina in macchie scomposte e celle di un alveare: sangue, falce, tanfo, scheletro, dita nodose, bulbi vitrei. Labbra raggrinzite, il viola di uno zombie, una cicatrice disperata:
"Dov'eri, Nina? Perché non mi hai salvato?"
Vermi gli escono dagli occhi, bucano le pupille dilatate; la pelle si disgrega, crepe e lombrichi che gli strisciano di bocca, la terra nel naso, una manciata di fango schiaffata in bocca, edera marcia ingroppata al collo.
Bevo alcol e valeriana. Mi calo in bocca pastiglie di sonniferi e Paracetamolo: voglio che la testa esploda.
"Hai sbagliato, Nina."
Non so dove.
"Avresti potuto fare di più per salvarlo."
Dimmi cosa.
"È troppo tardi, adesso."
Mi muovo scomposta per le strade di Viacampo, ondeggio in balia del caso, equilibrista ubriaca su una fune bianca, la linea a bordo strada. Una fune, come quella di Biagio.
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Binomio - 3
Fiksi Remaja[Terzo volume di Binomio, conclusivo e infinito... perché le telenovele devono essere eterne! La trama qui sotto presenta spoiler per chi non ha letto i primi due volumi.] Dove eravamo rimasti? Tempi bui per il binomio! Nina Adami e Marco Zuccato si...