«Nina, Nina! Sveglia!»
Qualcuno mi chiama, una voce che conosco, assopita nei ricordi; una voce senza volto. Esco da un sonno lungo e pesante, così intontita da avere perso la cognizione del luogo e del tempo. Una spirale d'aria fresca mi culla nel silenzio, palpebre pesanti, la bocca secca di chi non parla da giorni.
«Nina! Coraggio! Svegliati! Non c'è tempo!»
Un grillo frinisce, l'erba mi solletica i gomiti. Il profumo di terriccio mi avvolge in una calda coperta dal gusto di natura.
«Nina!»
Scatto seduta, scosto i capelli dalla fronte imperlata, i raggi del sole che arrossano la pelle. E il campo di narcisi è così alto che i petali dorati potrebbero accarezzare l'azzurro del cielo.
Dove sono?
Ho bevuto: vodka, tequila, Paracetamolo, pasticche di sonniferi. Ma perché? I ricordi sono lucci che sguazzano in un fiume cristallino, io un pescatore incapace di prenderli a mani nude. Appena si avvicina un sentore di memoria, il ricordo scivola nello sciabordio della corrente.
Ho bevuto molto, ne ignoro il motivo, come sia arrivata qui. In macchina, o su Pink, o sulle scarpe. Ho la testa leggera, vuota di percezioni, come se la memoria fosse davvero un computer e un hacker dispettoso avesse pigiato il tasto reset.
Attorno a me non scorgo la cupola di un edificio, la ciminiera di una fabbrica, il profilo allampanato di un grattacielo. La linea dell'orizzonte è frastagliata solamente dai petali dei narcisi.
Arranco alcuni passi in avanti, le foglie che solleticano i gomiti, le radici che intrappolano i piedi. A ogni falcata mi illudo di scorgere un puntino all'orizzonte, la luce di un faro che riveli la posizione di un porto.
«C'è nessuno?»
«Veloce, Nina!»
«Come, se non so dove andare?»
La memoria si incanala verso una meta - alcol, valeriana, sonniferi - e sbam! Collide contro il muro, la testa fracassata, i ricordi frantumati in cocci di vetro. Forse ero al voltante, forse la macchina è uscita di lato, ma l'odore di benzina non impregna l'aria, né schegge di copertoni e carrozzeria costellano il campo di fiori.
«Corri, Nina! Non hai più tempo!»
La voce mi spinge da dietro e allora corro, come se un branco di leoni mi stesse tallonando. Alla fine collasso, stringo gli occhi e quando li riapro... c'è qualcosa in lontananza, l'ombra di una collina oltre la coltre di narcisi. Svetta sulla pianura di fiori, un modesto saliscendi, sulla sommità una quercia secolare e lì, appoggiato al tronco rugoso...
«Eri tu che mi chiamavi?»
Il ragazzino ha il volto coperto da un cappuccio azzurro, tirato fino alla base del naso. Ci dividono trenta metri in salita. Alterno un piede all'altro, mi aiuto con le mani, aggrappate a radici e sterpaglie, per inerpicare fino alla cima del pendio.
«Aspettami!» grido, ma la mia preghiera è una supplica inutile, perché quando arrivo alla quercia c'è solo il vuoto ad accogliermi. «Dove sei andato? Ti prego. Mi sono persa e non ricordo.»
Appoggio la schiena al tronco, i grilli che si ostinano a frinire, l'aria che profuma di miele e un luccichio mimetizzato tra due ciocche d'erba. Gattono verso quel segnale e trovo un piccolo orologio da taschino. Alzo il quadrante.
«Strano aggeggio. Ci sono due lancette.»
Quella azzurra segue il regolare corso del tempo, scocca a ogni secondo un passetto in avanti; quella rossa è un pulcino distratto che non segue mamma chioccia, ma si addormenta su un brandello di prato, non azzarda un singolo saltello.

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Binomio - 3
Teen Fiction[Terzo volume di Binomio, conclusivo e infinito... perché le telenovele devono essere eterne! La trama qui sotto presenta spoiler per chi non ha letto i primi due volumi.] Dove eravamo rimasti? Tempi bui per il binomio! Nina Adami e Marco Zuccato si...