Brooklyn e caffè (I)

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La foto potrà essere sgranata, ma non lascia margine di errore. I capelli più lunghi delle spalle, il viso perfettamente sbarbato, la camicia da universitario e una collana a borchie, seminascosta dall'ultimo bottone slacciato.

È proprio Yuri, abbracciato a Tania, mentre lei tiene gli occhi incollati alla bara. La mente potrà essere stanca, stremata dall'incontro con Marco, ma i collegamenti sfrecciano come siluri nei cunicoli del cervello.

A poco a poco le tessere del puzzle trovano posto nella cornice:

Tania che odia Viacampo;

Tania che insulta gli abitanti della mia cittadina come dei "geni arrivisti";

Tania che si rifiuta di accompagnarmi a casa nel weekend.

E poi c'è Yuri, anche da lui provengono missili di indizi che non ho saputo riconoscere:

Yuri che è rimasto a Milano per omaggiare la morte di un amico;

Yuri che mi raccontava di avere conosciuto donne pazze e dispotiche;

Yuri che, mentre io e Lui preparavamo la maturità, ci concedeva brevi collegamenti via Skype.

È qui che la mente ricorda, risveglia il passato dal letargo e rivive un momento dimenticato, una lampadina che si accende all'improvviso in una stanza buia. In quel ricordo ci siamo io e Marco, alle prese con i libri, e Yuri, in collegamento con noi mentre saccheggiava un negozio di vinili. Qualcuno si offriva di regalargli un disco, e poi i due bisticciavano, Yuri gridava un nome:

«Tania!»

La mia Tania è la Tania di Yuri. Marco l'aveva soprannominata "Scurril Vinile".

Ho la testa che rischia di scoppiare da quanta è la confusione. I neuroni saltano senza logica, le sinapsi in blackout, i dendriti appisolati. Tania saprà chi sono io?

«Sister, sono a casa e sto per ingozzarmi di cioccolata come un orango in menopausa! Ti unisci a me?»

No, Tania non sospetta nulla, ma Viacampo è un paesino di poche case, com'è possibile non abbia mai inserito me e Yuri nella stessa frase? Forse non si sente pronta.

«Tania!» lo strillo, mentre la raggiungo in salotto.

La trovo spiaggiata sul divano, barattolo di Nutella in una mano, la Gamba nell'altra per grattarsi la schiena.

«Dimmi, scricciolo!»

Bocca piena, baffi al cioccolato e Gamba buttata sul telo stropicciato. Tentenno, la terribile idea di essere qui a gettarle addosso una secchiata d'acqua gelida. Guardo la fossetta che sbuca dalla frangia fucsia. Lei mi ha confessato le sue debolezze e io la sto sfruttando per non affogare.

«Tania, tu lo sai che cos'è un binomio?»

Dimmi che è solo matematica, dimmi che mi sono sbagliata, non sei la Tania di Yuri; oppure dimmi che non lo sai, perché conosci Yuri, ma lui non ti ha mai parlato di noi. Invece i tuoi occhi si spalancano e le iridi diventano così grandi da rischiare di colorare l'orbita intera.

«Merda» sbotti.

Già, merda. Al destino, a Marco, a Yuri che le ha parlato di noi, a Skype che l'ha resa partecipe delle nostre chiamate, al barattolo di Nutella che è appena caduto a terra.

«Come hai fatto a non capire che ero io?» mi chiede Tania. «Yuri ti avrà parlato di me, della nostra storia!»

No. E adesso è sulle punte, una bambina davanti a un pacco di Natale. Negli occhi leggo la speranza che sotto la carta e i nastri di decoro ci sia il regalo che vuole: un sì. Ma sarebbe una bugia. E non voglio mentire:

Binomio - 3Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora