𝒞𝒶𝓅𝒾𝓉ℴ𝓁ℴ 7.

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You deserve someone who brings peace to your chaos and loves you to pieces

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You deserve someone who brings peace to your chaos and loves you to pieces.





«Mi piace questa canzone.» mi fa sapere Damian.

Siamo quasi arrivati alle nostre abitazioni e stiamo ascoltando un po' di musica insieme.
Io con un auricolare, lui con l'altro.

Siamo così vicini che riesco a sentire il suo profumo. Non so se si sia spruzzato qualcosa o se sia solamente l'odore della sua pelle, ma è delicato e buono. Piacevole da sentire.

«She'd take the world off my shoulders
If it was ever hard to move
She'd turn the rain to a rainbow
When I was living in the blue
Why then, if she's so perfect
Do I still wish that it was you?» pronuncio quelle parole senza cantare, e Damian sembra ammaliato dal loro suono.

«Confermo: mi piace molto. Come si chiama?» sembra davvero interessato. I suoi occhi non mentono, si vede chiaramente che è colpito.

«Glimpse of us.»

Lui annuisce.
La sua espressione si fa d'un tratto pensierosa e aggrotta le sopracciglia scure.

«Ti manca?» domanda all'improvviso.

Lo guardo senza capire.

«Il tuo ex. Com'è che si chiama? Ringo?»

«Rhys» faccio una risatina. «No, non mi manca. O almeno, non più. Perché me lo chiedi?»

Lui rilassa le spalle. «Semplice curiosità.»

Siamo ormai arrivati a destinazione.
Quando sono da sola mi sembra di impiegare molto più tempo a fare questa strada, mentre adesso mi sembrano passati solamente pochi minuti.

Damian si sfila l'auricolare e me lo allunga. Nel prenderlo le nostre dita si sfiorano e il constasto tra il mio calore e la sua freddezza è sorprendente.
Damian sembra percepire la scossa a causa di quel semplice e innocente tocco, perché allontana di scatto la mano come se si fosse bruciato.

«Tutto bene?» mi viene naturale domandargli.

I suoi occhi profondi sono fissi sul mio viso.
«Sì, scusami. Non hai sentito anche tu la scossa?»

Scuoto la testa in segno di risposta. «Ci vediamo domani a scuola.» lo saluto.

«Amabel» mi richiama, prima che possa aprire la porta.

«Sì?»

Sembra voglia dire qualcosa, ma alla fine scuote la testa, come se non fosse sicuro. «No, niente. A domani.»

Annuisco. «A domani.»

Chissà cosa voleva dirmi...

A casa non c'è nessuno così ne approfitto per farmi un bagno caldo e far partire la musica che rimbomba tra le mura.
Indosso dei vestiti comodi per stare a casa e provo a studiare qualcosa, ma non avendo molta voglia, richiudo il libro di storia dopo aver girato a malapena due pagine.
Come se ci unisse un filo invisibile, ecco che mi arriva la chiamata proprio della persona che avrei chiamato a breve per sfuggire alla noia.

Black as my soulDove le storie prendono vita. Scoprilo ora