𝒞𝒶𝓅𝒾𝓉ℴ𝓁ℴ 27.

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-𝒲𝒽𝓎 𝒽ℯ𝓇?-𝒲𝒽𝓎 𝒶𝓃𝓎ℴ𝓃ℯ ℯ𝓁𝓈ℯ 𝓌𝒽ℯ𝓃 𝓈𝒽ℯ ℯ𝓍𝒾𝓈𝓉𝓈?

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-𝒲𝒽𝓎 𝒽ℯ𝓇?
-𝒲𝒽𝓎 𝒶𝓃𝓎ℴ𝓃ℯ ℯ𝓁𝓈ℯ 𝓌𝒽ℯ𝓃 𝓈𝒽ℯ ℯ𝓍𝒾𝓈𝓉𝓈?





I due giorni successivi sto ancora male e non esco di casa.

Pensavo, speravo di stare con Damian.
Ma non mi ha fatto nessuna chiamata, non risponde ai miei messaggi e non è venuto a trovarmi.

Ho una strano presentimento.
Spero solo non si sia messo nei guai.

Passo la giornata sotto le coperte cercando di distrarmi guardando qualche serie tv, ma il pensiero di quel vampiro dagli occhi enigmatici continua a tormentarmi, perfino durante la cena.

«Tesoro, stai bene?» mia madre guarda il piatto ancora pieno, poi me. «Non hai toccato nulla.»

«Scusa, mamma, non ho fame.»

Lei mi rivolge uno sguardo affettuoso. «Dopo ti preparo un po' di tè con i biscotti, quelli però li devi mangiare.»

Annuisco e cerco di sorridere.

Stiamo ancora cenando quando mio padre riceve una telefonata. Si alza da tavola per prendere il telefono e quando risponde alla chiamata, il suo viso sbianca e la sua espressione prima serena cambia totalmente. Quando chiude la chiamata, fa uno strano sospiro, che non riesco a decifrare.

«Si tratta di Channing» annuncia, tornando a sedersi con noi. Sul viso uno strano rammarico, ma anche una piccola, appena visibile, parte di indifferenza. «È morto.»

In casa cala il silenzio. Mia sorella mi afferra una mano e la stringe dolcemente nella sua, in uno di quei rari gesti affettivi che ci dimostriamo.
Mia madre abbraccia mio padre.

«Va bene così. Quell'uomo dovrà sparire dalle nostre menti.» esclama lui.

Ho un nodo in gola.
Quello strano presentimento...

Dopo qualche minuto sento l'aria mancarmi, così raggiungo la mia camera e mi siedo sul letto, facendo dei respiri profondi.

L'uomo che mi ha provocato incubi per anni è morto e io non provo niente. Non sono triste, non sono entusiasta, sono indifferente.
Mi sento solo più leggera. Svuotata da un peso durato per troppo tempo.

Mi affaccio alla finestra per prendere aria, sentendo dopo qualche istante dei passi recarsi alla porta. Dopodiché quest'ultima viene spalancata, annunciando l'arrivo di mio padre.

«Piccola» mi richiama. Mi giro per poterlo guardare negli occhi. I suoi, chiari come i miei, sembrano persi in vecchi ricordi. «Come ti senti?» mi raggiunge e io faccio l'unica cosa che mi viene da fare: mi butto tra le sue braccia, pronte subito ad accogliermi. Mi bacia la testa.

«Sto bene.» dico sinceramente. «Ho solo bisogno di un tuo abbraccio.»

«Certo, amore, tutti gli abbracci che vuoi.» mi stringe forte tra le sue braccia e il suo calore mi avvolge. Era da tanto che non lo facevamo, che non ci abbracciavamo o parlavamo come padre e figlia. «Lui era mio fratello, ma tu sei mia figlia, la mia intera vita. Tu e Caelie siete tutto per me, non scordatevelo mai.»

Black as my soulDove le storie prendono vita. Scoprilo ora