𝒞𝒶𝓅𝒾𝓉ℴ𝓁ℴ 11.

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Her angel eyes saw the good in many devils

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Her angel eyes
saw the good
in many devils.







«Chi era? Ho sentito delle voci.»

Damian non fa in tempo ad andare via che spunta mia sorella dalle scale, con un auricolare nell'orecchio e l'altro che le penzola sul petto, coperto da una felpa che conosco troppo bene.
Deve avermela presa dall'armadio senza dirmi niente.

«Sarah. È passata a lasciarmi un libro che avevo dimenticato a casa sua.» mento.

Non voglio dirle che era Damian, altrimenti so già che si farebbe strane idee e mi tartasserebbe.

Lei annuisce.
È sul punto di ritirarsi ma la blocco.

«Caelie.» attiro la sua attenzione.

Lei non distoglie lo sguardo dallo schermo del suo cellulare. «Dimmi.»

«Perché non mi hai detto di Esther?»

A questo punto alza lo sguardo. I suoi occhi di un azzurro cristallino si puntano nei miei, del medesimo colore. «Perché non ho bisogno del tuo aiuto, Amabel.»

«Sono tua sorella, solo perché litighiamo sempre non significa che non ti aiuterei in caso di bisogno.»

Lei accenna un sorriso, che stona con la sua espressione triste. «Mi hai protetta abbastanza. Ora non sono più piccola e indifesa.» pronuncia quelle parole con un accenno di malinconia.
Non serve che aggiunga altro, sappiamo entrambe il significato che si cela dietro quella frase.

Nessuna delle due dice più niente. Mia sorella mi riserva un'ultima occhiata veloce, prima di risalire le scale per andare nella sua stanza.

Circa un'ora dopo sono in cucina, alla ricerca di qualcosa da mangiare. In realtà i nostri genitori ci hanno lasciato i soldi per ordinare qualcosa, ma sono spariti dal vaso in corridoio e immagino li abbia presi mia sorella.

Sto mettendo sù l'acqua della pasta quando Caelie scende di corsa dalle scale e mi avverte che stanno arrivando due sue amiche.

«Mangiano con noi?» le chiedo.

«Ci ordiniamo una pizza. Tu non è che potresti stare nella tua stanza? Abbiamo delle cose di cui parlare.»

«Certamente!» sorrido ironicamente. «I soldi sono per entrambe. Lasciami la mia parte e posso anche pensare di lasciarvi da sole.»

Lei sbuffa, poi tira fuori una banconota dalla tasca e me la allunga.

«Bene, goditi la serata, allora.» le tiro una pacca amichevole sulla spalla e lei si scansa con uno sbuffo.

Spengo l'acqua e salgo nella mia stanza.
Faccio una chiamata con Raya che dura circa mezz'ora, dopodiché decido di andare a fare una doccia calda e rilassante.
I miei genitori faranno tardi e io ho intenzione di uscire. Ho capito che ho bisogno di divertirmi, così mando un messaggio ad Harry, un ragazzo con cui frequento lo stesso corso di scienze e il quale mi aveva invitata ad uscire un paio di volte, ricevendo sempre un no da parte mia come risposta.
Stavo ancora troppo male per la storia con Rhys, ma ora sono pronta ad andare avanti.

Black as my soulDove le storie prendono vita. Scoprilo ora