Blue Moon

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Ivy cerca vanamente di sottrarsi alla presa di colui che, ha scoperto, è su fratello minore Vincent: non avrebbe mai osato immaginare di rivederlo in tali circostanze, non avrebbe mai immaginato che le si sarebbe presentato come il più dolce e romantico tra gli uomini per poterla sedurre, per poi rivelare invece la sua vera natura e non esitare un momento ad intrappolarla e torturarla: l'ha morsa contro la sua volontà ed ora non pare intenzionato a fermarsi lì. Passa una mano sul collo della maggiore, quello stesso collo che ha in precedenza morso e, in seguito, porta lo sguardo in quello di lei. " Sapessi quanto ti ho aspettata: sapevo che eri viva, da qualche parte. Ho solo dovuto attendere che Vanitas ti trovasse pr poter agire, ed ora eccoti qui, alla mia mercè ". Ghigna malefico, scendendo lentamente con il suo tocco dal collo alla spalla di lei, scendendo fino ad arrivare alla scollatura. In quel momento lei sussulta: non le piace essere toccata in quel modo da lui, non più. Come se leggesse i suoi pensieri il biondo la osserva qualche istante, con una mano posata sul seno della sorella. " Cosa c'è? Hai paura? ". Sussurra sulle labbra di lei, dopo essersi chinato lievemente. " Strano, perché fino ad oggi non eri così spaventata: in giardino, al gazebo... non desideravi altro che io ti toccassi ". Commenta, ed in effetti è vero: in quei momenti ammette Ivy, una parte di sé desiderava essere toccata da lui, da quell'uomo misterioso di cui ancora non conosceva nulla, neppure il nome. Ma ora sa: sa come stanno le cose. Istintivamente prova a scalciare, tentando una difesa.

" Ora so chi sei! Non voglio che mi tocchi! ". Fa, ottenendo solamente che lui stringa maggiormente la presa sul suo seno, spazientito. Con la mano libera invece ammutolisce la maggiore, posandogliela sulla bocca e premendo, quasi fino a toglierle il fiato.

" Non osare! Se solo provi a gridare o ribellarti, ti farò molto, molto male ". Fa, mentre dagli occhi di lei ricominciano a scendere delle lacrime di pura disperazione, lacrime che tuttavia non sembrano muovere a pietà il minore che, malamente, strappa parzialmente la parte superiore del vestito di lei che, accorgendosene, sgrana gli occhi sconvolta ed inizia a far cenno di diniego con il capo: le parole vorrebbero uscire, vorrebbe gridare ma nulla di ciò le riesce. " Ecco, così va meglio: detesto le donne rumorose ". Commenta solamente lui, osservandola per qualche istante e, senza quasi che lei se ne rendesse conto sollevandole maggiormente la gonna. Ancora una volta, lei vorrebbe reagire: vorrebbe parlare, maledirlo e maledire sé stessa per essere cascata nella sua trappola, per non aver avvertito Dante o chiunque altro la prima volta che, in giardino, la sua strada incrociò quella di quell'uomo bello e dannato ma che ora si è rivelato per ciò che è: un mostro. Un mostro, ecco qual'è la vera natura di Vincent Hikari: spietato, non capace di provare pietà neppure per la ritrovata sorella. La giovane ex Hunter singhiozza mentre lui la osserva con quello sguardo che, purtroppo, è uguale a quello del fratello maggiore. Già, Vanitas: perché, pensa Ivy? Perché in quel momento, sente di aver bisogno di lui? Di volere che la salvi, di volere che la stringa tra le braccia e che non la lasci più.

" Vani... tas... ". Sussurra solamente la giovane principessa, la sola ed unica cosa che esce dalle sue labbra mentre, sentendo quel nome Vincent da prima si innervosisce. In seguito tuttavia agisce: strappa malamente anche la gonna, afferrando per il collo la sorella in modo da non farla scappare, seppur in una presa non troppo eccessiva. Anche se, in quello stato di shock pensa lei, dove potrebbe mai andare?

" Vanitas non c'è! ". Fa solamente e con cattiveria il minore, alterato dal fatto che la sorella abbia chiamato il nome di un altro, per di più di colui che odia più di chiunque altro al mondo. " Non c'è! Non verrà! ". Continua, distruggendo ogni speranza a cui ancora lei potrebbe aggrapparsi: quella che suo fratello, i suoi fratelli, Vanitas e Garry, la salvino da ciò che ha già intuito sta per accadere. " ma rilassati, tesoro: non sei felice? ". Chiede poi malevolo il terzogenito di Luna e Kaname. " Ti renderò donna e madre, in una sola notte. Dovresti si piangere, ma di gioia ". Ghigna, mentre lei si sente psicologicamente distrutta: il suo corpo rimane inerte, non riesce a reagire mentre la sua mente grida: grida che non vuole che la sua prima volta sia con quel mostro, non vuole che sia uno stupro, non vuole dargli un erede e renderlo re di Veritas, non vuole che sia lui a renderla " donna e madre ", è un altro che dovrebbe avere la cosa per lei più importante: la sua purezza. Eppure pensa, così non è: sta per essere stuprata e sta per perdere la sua verginità incapace di reagire e solo in grado di singhiozzare. Ha lottato, ha cercato di reagire e difendersi ma non è valso a nulla: il morso l'ha indebolita e in ogni caso, Vincent è molto più forte di lei. Eppure, quasi improvvisamente il pensiero di quella notte di Luna Blu, in cui scambiò il suo sangue con quello di Vanitas, le torna in mente tutto un tratto. Ricorda il sangue su quelle coperte, ricorda che, da quella notte di cui non ricorda nulla, in lei qualcosa è mutato: la sua forza e molto altro, tutto in lei sembrerebbe diverso da allora, persino i suoi sentimenti. La corvina chiude gli occhi, continuando a piangere quasi meccanicamente, senza rendersene conto: anche questa notte di luna blu, pensa, cambierà per sempre la sua esistenza.

La diciottesima lunaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora