[CAPITOLO 4] - STARS 🎧

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L'ufficio della manager era diventato in poco meno di cinque minuti una vera e propria aula delle conferenze.

I MMA* e i MAMA* erano le nominations più importanti a cui un gruppo Kpop poteva ambire a presenziare o ancor meglio, a partecipare.

C'era qualcosa di strano però, Taehyung non sembrava felice dell'evento ma bensì turbato «Tae-iee tutto bene?» gli chiese non ottenendo né una risposta né un cenno sai compagni.

"Perché sembra sempre se sappiano qualcosa in più di me?" si chiese innervosita «Scusate un momento» disse il ragazzo uscendo velocemente dalla stanza «Tae-ssi» lo richiamò Jimin sorpassando la manager così da poter avere la completa visuale della porta.

Rimase fermo un attimo e li guardò pensieroso poi uscì.

Seori si voltò verso i colleghi confusa «Non lo sappiamo- rispose Namjoon alla domanda silenziosa- ma se c'è qualcuno che può aiutarlo quello è Jimin»

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Taehyung era tornato dopo una mezz'oretta.

Si era scusato per essere scappato all'improvviso e per essere stato maleducato.

Seori gli osservò gli occhi. Erano gonfi e rossi. Gli zigomi erano leggermente segnati e capì che per qualche motivo il suo sorriso era stato scalfito da qualcosa di più forte dell'ansia.

Erano tutti così forti esternamente che a tratti dimenticava che fossero fatti di ossa e sangue come lei. Erano quei piccoli particolari a ricordarle perché fosse lì.

Gli sorrise scompigliandogli i capelli sotto lo sguardo sconvolto di tutti «Andrà tutto bene» lo rassicurò.

«Andremo ai MMA» disse Jungkook al collega dandogli una pacca sulla spalla.

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Era la sera tanto attesa dei MMA, la notte in cui forse sarebbero riusciti a portare a casa un premio.

I ragazzi erano vestiti eleganti con delle giacche nere e le camicie bianche aderenti che li facevano similare a degli attori.

Erano degli uomini distinti che vivevano la vita al meglio, continuando a prendere decisioni con disinvoltura.

Guardando i Bangtan Sonendan nella notte dove tutto è possibile, le ARMY* avrebbero visto delle stelle scese dal cielo pronte ad illuminare il palco ed i loro sogni.

Anche Seori quella sera avrebbe assistito da vicino.

Aveva espressamente chiesto di non essere riconosciuta come manager ufficiale del gruppo ma aveva acconsentito alle richieste insistenti da parte del CEO di accompagnare i ragazzi nella platea.

Per la prima volta da quanto lavorava in agenzia, si era chiesta cosa avesse dovuto indossare una manager e per fortuna la risposta era arriva sottoforma di obbligo.

Quando dopo ore spese a vestirsi e truccarsi aveva raggiunto i suoi protetti, aveva sorriso vedendoli tutti a bocca aperta «Che avete da fissare?» aveva chiesto in imbarazzo, sembrava non avessero mai visto una ragazza in abito da sera.

Era la stella più splendente del firmamento e per quanto la considerassero la loro piccolina, lo stupore di realizzare quanto in realtà fosse una donna ben formata si era evidenziato in tutto il suo splendore.

Seori indossava un vestito lungo fino alle ginocchia che la fasciava perfettamente il corpo, mettendo in risalto le forme solitamente nascoste dalle camicie o dalle felpe.

Aveva uno scollo a cuore che lasciava intravedere la pelle lattea del collo mentre tutto il resto era coperto dal tulle.

I capelli erano raccolti da un lato, intrecciati con dei fili d'oro.

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