[CAPITOLO 32] - PROVE

16 2 13
                                    

Cosa spaventa una donna più del buio? La consapevolezza che è troppo debole per sopportare ciò che dall'uscurità veniva fuori.

«C'è qualcuno?» il silenzio è amico dell'oscurità mentre la luce schiarisce ogni singolo pensiero.

Choa camminava nell'enorme casa con gli occhi spalancati cercando di non andare a sbattere contro qualche spigolo.

Aveva lasciato Seoul tre mesi prima ed era stata rinchiusa nella casa che le aveva dato la vita.

Seori le aveva chiesto di non fare sciocchezze e di prendersi un periodo di pausa dalla città approfittandone per riavvicinarsi alla sua famiglia.

La chiamava regolarmente e le inviava sempre delle foto dei viaggi, dei set fotografici e a volte le aveva regalato quenche minuto con i suoi coinquilini.

Una vera amica.

Si, Seori era una vera amica anche se, all'inizio l'aveva odiata per averla "abbandonata" ai suoi genitori.

Dopo la permanenza forzata in ospedale Chao era tornata a Dengu con i suoi genitori e aveva lasciato che l'amarezza la tenesse lontana dalla donna per due buone settimane ma poi l'insistenza dell'amica aveva ricevuto un assenso.

L'aveva perdonata per essersi preoccupata per lei e la loro amicizia ne aveva giovato «Questi maledetti muri» disse sbattendo.

Accese la luce della cucina e si avvicinò al lavello per prendere un bicchiere d'acqua.

Si era svegliata nel bel mezzo della notte con una strana arsura e anche se controvoglia si era alzata.

Prese un bicchiere dal porta stoviglie e lo riempì, stava per portarselo alle labbra quando un rumore alle sue spalle la congelò «Ciao- una voce lasciva le nacque alle spalle- so che capisci quello che sto dicendo -continuò lo sconosciuto -Angel ti ha insegnato bene. Ora girati. -ella eseguì- Ora non urlare e vieni qui» la voce era controllata ma un campanello d'allarme si era svegliato in Chao e le diceva di stare attenta.

Navigò nell'oscurità del salotto e tese le orecchie. Una mano forte le tappò le labbra e una lama le si avvicinò al collo «Dove si nasconde?» chiese.

Il silenzio non giovava affatto ai nervi della donna che si erano resi dalla paura «Dov'è Angel».

Choa ricordò, per un breve attimo, una mossa di autodifesa che Seori le aveva insegnato nel tempo libero al bar, non l'aveva mai provata ma l'istinto le diceva che era arrivato il momento giusto e con una velocità sconosciuta anche a lei stessa si liberò dalla presa «Allora avevo ragione... La conosci» disse ridacchiando l'uomo.

«Io non conosco nessuna Angel» urlò Chao più forte che poté «Sta zitta lurida...» non ebbe il tempo di finire che le luci si accesero e i due di poterono finalmente guardare negli occhi.

Choa fece cadere il bicchiere.

Una goccia d'acqua esplose in alto prima di cadere a terra e nel suo riflesso vi era un uomo con i capelli biondi platino vestito con dei jeans scuri e una giacca di pelle nera.

«Sei una bugiarda! Da chi hai imparato a difenderti» una domanda retorica.

Quell'uomo sapeva più di quanto sembrasse.

«Quella donna è un mostro! Non nasconderla -le disse indicandola con il coltello- Seori... Dimmi una cosa Chao non conosci nessuno con questo nome? -la ragazza rimase in silenzio- lo sapevo».

Detto ciò aprì la porta da cui era entrato e si dileguò.

***

Isterica.

La voce di Choa dall'altro lato del telefono era isterica.

«Chi diavolo era quello Seori?!» urlava all'amica nel totale panico.

L'aveva chiamata alle prime luci dell'alba e si era messa ad urlare in un miscuglio di lacrime e rabbia.

«Choa stai calma si sistemerà tutto» le ripeteva Seori dall'altra parte nella sua calma professionale.

Chiusero la chiamata poco dopo e Seori corse alla ricerca di Yoongi.

«Seokjiniee hai visto Yoongi?» chiese al ragazzo in cucina ma ricevette una negazione. Provò a chiamarlo ma di lui nessuna traccia.

Yoongi era uscito la sera prima e non aveva lasciato disposizioni su quando sarebbe tornato e di fatto non era rientrato affatto.

Seori riprovò al telefono ma la segreteria telefonica era l'unica voce che sentì.

Lanciò il telefono verso il muro rompendo lo schermo è spaventando Jimin che passava di lì.

«Jimin scusami ma hai visto Yoongi?» il ragazzo continuava a guardare il muro e la ragazza con fare sconvolto «Ma tutto bene? Sei sicura di non aver bisogno di una camomilla prima?» le chiese.

Seori sbuffò sonoramente roteando gli occhi.

Corse al piano superiore e una volta in camera si vestì, prese la borsa e si ricapitolò giù per le scale.

Era in vista della porta quando venne fermata da Jungkook «Dove stai andando così di fretta?» lei lo guardò stranita «Non sono affari tuoi lasciami andare».

Con un palo infilato nel cuore il giovane le lasciò il braccio e la osservò sconcertato mentre usciva.

«Cosa è successo?» chiese a Jimin che aveva assistito a tutta la scena «Ah non so la ragazza è tua ma se quella furia si abbatterà su Yoongi che Dio lo aiuti».

***

Cosa poteva saperne Yoongi dell'ira funesta che stava per abbattersi su di lui.

Il ragazzo se ne stava in silenzio all'interno del bar ripetendo a sé stesso il discorso che aveva provato negli ultimi giorni, tenendo d'occhio la porta della cucina in attesa che ne uscisse la ragazza che aveva adocchiato.

«Eul muoviti i clienti aspettano!?» urlò una delle cameriere ottenendo come risposta la fuoriuscita della collega.

A Yoongi si congelò il fiato.

Eul era davanti a lui in tutta la sua bellezza e grazia. Poteva scorgere qualche graffio sulle braccia anche dalla distanza in cui si trovava «Ma si può sapere cosa combini su queste braccia?» le chiese la donna «I miei gatti» le rispose abbassando il capo «A e B fanno questo? Cambiargli nome e magari non ti odieranno così tanto».

Yoongi sorrise "almeno lei non è cambiata".

Bella e dolce come se la ricordava.

Chissà se si ricordava di lui?
Chissà cosa avrebbe pensato vedendolo? Ecco questo lo avrebbe scoperto presto.

La donna avrebbe a breve finito il turno e Yoongi aveva intenzione di presentarsi dopo tanto tempo per quello che era diventato.

Un uomo.

***

Chiamata.

Una sola chiamata e Yunhee si era ritrovata vestita di tutto punto in un ascensore diretta all'ultimo piano dell'azienda che l'aveva chiamata.

Una donna sulla sessantina la stava scortando nell'ufficio del responsabile del personale «Buongiorno io sono Kim Yunhee» disse abbassando il capo «Io sono Min Seori spero che lavoreremo bene insieme».

•••

gennnar e ilhee_7

U Are My WorldWhere stories live. Discover now