[CAPITOLO 14] - MOON

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Il sole scendeva a capofitto nell'orizzonte, abbandonando un'altra volta la città e nascondendosi come un eroe dall'altra parte del globo a rimuginare su ciò che avrebbe fatto la prossima volta che sarebbe sorto.

Con lo scendere del sole anche le persone calavano a picco nelle loro case, lasciando ogni problema fuori alla porta e concedendosi un po' di riposo.

In casa Bangtan invece, i ragazzi erano attivi e scattanti pronti ad andare al lavoro e a tornare il giorno dopo.

Seori aveva un brutto presentimento.

Sentiva che qualcosa non andava e nel guardare Hoseok si rese conto che il timore era condiviso. Percepivano il cambiamento d'aria ma decisero con un'occhiata di complicità, di lasciar perdere.

Hoseok, Yoongi e Namjoon erano pronti ad uscire mentre Seori, che non era di turno, dovette prepararsi velocemente per non rallentarli.

«Dovremmo andare a bere uno di questi giorni» propose Yoongi seguendo con lo sguardo uno dei tanti gruppi di giovani che affollavano le vie principali.

Namjoon mormorò qualcosa di risposta non distogliendo lo sguardo dalla strada mente Hoseok guardava il telefono con attenzione, scorrendo i messaggi smaniosamente.

«Hoseok-sii tutto bene?» chiese Seori preoccupata, ricevendo come risposta un'alzata di spalle «Ho pensato a quando dire a Shin la verità e siamo d'accordo che sia il caso di farlo alla cena».

La donna annuì d'accordo.

«Non sembri convinta» obbiettò Hoseok guardandola con riluttanza «No no, certo che lo sono. Sono solo un po' preoccupata» ammise.

Shin era particolare.

Aveva capito nell'ultimo mese, come questa frase fosse vera. Shin era imprevedibile.

Trovava il modo di stupirli in continuazione, facendo crescere inesorabilmente la paura di ciò che sarebbe accaduto quando tutto sarebbe stato svelato «Come pensi di dirglielo?» chiese Namjoon «Credo che scriverò un discorso».

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Seokjin era arrivato a minacciare Jungkook pur di convincerlo a giocare con lui.

«Jungkook-iee hai visto Jimin-ssi? - chiese il più grande ottenendo una negazione come risposta -Dove sarà finito?» «Ora che ci penso- obbiettò- credo sia andato in camera a parlare con Yun-ssi».

Yun era una ragazza estremamente bella. Gli occhi scuri e penetranti con la doppia palpebra leggermente pronunciata, le labbra gonfie e rosse e il viso leggermente a punta.

Aveva le sembianze della donna perfetta ma era arrogante, ambiziosa, piena di pregiudizi e di segreti. Celava con l'ingenuità il marcio che aveva dentro guadagnandosi da Seokjin l'etichettatura di " perfetto opposto" di Seori.

Odiava il fatto che Jimin fosse succube a lei e detestava ancora di più, non avere il coraggio di prendersi il tempo per parlargli.

Anche Taehyung non aveva ancora trovato il modo per discuterne e per questo Jimin viveva ancora nell'oblio «Secondo te è giusto?» chiese Jungkook.

«No, ma è fondamentale- rispose Seokjin- che affrontiamo un problema alla volta» il più piccolo aggiunse «Questo vuol dire permetterle di continuare a distruggerlo» l'altro annuì.

La situazione era piuttosto complicata.

Non solo avevano problemi a lavoro per via degli innumerevoli impegni ma dovevano anche far combaciare le loro vite private in relazione con Shin e Yun.

Il telefono di Jungkook suonò nuovamente "Ho bisogno di te".

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Mentre camminava per i corridoi dell'agenzia, facendo il cambio di postazione dalla palestra alla sala registrazione, Jungkook pensava al prossimo passo per il raggiungimento della pace mentale.

Cercava di convincersi che gli Hyung avessero ragione, che non ci fosse motivo di aver paura, ma nell'ultima settimana aveva riflettuto spesso a come si stesse auto punendo per qualcosa che non aveva fatto e gli tornava spesso in mente una conversazione avvenuta tra lui e Seokjin.

Ricordava come, in un momento di poca lucidità, il maggiore gli avesse confidato una sua paura.

Lo aveva preso in disparte una sera e gli aveva chiesto «Cosa vuoi fare Jungkook?» lui gli aveva risposto impacciatamente «Non lo so Hyung. Quello che faccio ora».

Seokjin si era seduto sul bordo della piscina, con un bicchiere di Sojo in mano e aveva alzato lo sguardo verso il cielo, contemplando la luna «Non è bella?» gli aveva chiesto.

Jungkook aveva annuito.

«L'amore è come la luna sai? Può cambiato nell'arco di una notte» poi gli aveva rifatto la domanda.

«Vorrei una famiglia...» gli aveva risposto assorto anche lui nel sogno «Non permettere che le tue paure ti ostacolino dall'arrivare al tuo obbiettivo...».

Jungkook lo aveva guardato, ritrovandosi a fissare due specchi d'anima «Va bene Hyung».

Il telefono vibrò e lo stomaco del moro tornò a contorcersi.

La sensazione di rigetto verso il mittente del messaggio l'aveva più che metabolizzata.

La costante presenza di quell'impiccio, gli stava rovinando le giornate diventando davvero insopportabile.

Jungkook odiava di norma le persone che s'intromettevano nella sua vita, dovendone sopportare già tante. Tutti, dal Ceo al più piccolo azionista, credevano di avere più potere di lui nelle decisioni sulla sua vita, ma Yun era più saccente degli altri.

Gli scriveva ad ogni ora del giorno e della notte, insensibile al male che stava procurando o avrebbe potuto procurare non solo a lui, ma a Jimin se l'avesse scoperto.

Le prime volte che gli aveva scritto non le aveva dato corda, convinto che se l'avesse ignorata magari avrebbe smesso di cercarlo.

Ma quella ragazza aveva continuato indissolubilmente a cercarlo. E questo lo aveva portato a sviluppare una risposta automatica nei suoi confronti.

Jungkook era nauseato dalla sua presenza che fosse fisica o telematica.

Yun sembrava non capire quanto il suo comportamento avrebbe potuto devastare Jimin mentalmente ed emotivamente. Ma lui lo capiva.

Chiunque lo avrebbe ripreso per il modo immaturo con cui stava affrontando il problema e lo avrebbe spinto a riferire la cosa. Tuttavia, non poteva confidarsi con nessuno.

Aveva paura.

Lui voleva solo evitare al suo migliore amico uncrollo psicologico, ma dalle sue azioni non si sarebbe potuto dire lo stesso. Seoriavrebbe potuto fraintendere. 

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