Lascia andare

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Dopo la movimentata doccia ci ritrovammo distesi sul letto, abbracciati. La mia testa sul suo petto, la sua mano fra i miei capelli, il battito del suo cuore e le farfalle nel mio stomaco.
Tutto, improvvisamente, mi sembrava di nuovo perfetto. Al suo posto.
Sentii il bisogno di liberarmi, di sputare fuori tutte quelle emozioni che tenevo sotto chiave dentro di me.
<A volte mi sembra un mostro.>
Dissi piano, sentendo la mia voce rimbombare nel suo petto.
<Un mostro crudele, privo di emozioni, che gode nel vedere sofferenza intorno a sé.  Poi però mi ricordo la favola della Bella e la Bestia. Quella bestia, apparentemente crudele, ipocrita, vile e apatica; cela dentro di sé un cuore umano. Un cuore gentile, un cuore che sa amare. Un cuore sovraccarico di emozioni, sovraccarico di tristezza, di dolore. È solo una corazza la sua, quella della bestia. Si è trasformato in ciò che gli altri hanno disegnato, arrendendosi al fatto che nessuno avrebbe mai visto il suo cuore, ma solo il suo aspetto, l'aspetto di una bestia.
Io vedo il cuore di mio padre, lo conosco molto bene. È buono, è gentile, altruista, empatico. Si è solo arreso, lasciandosi divorare dalla bestia. Quella bestia che porta il nome di Bipolarismo, quella bestia che lo divora da dentro. Lo consuma, lo infiacchisce, come un fuoco sotto una pioggia leggera. Si spegne piano piano. Lui non è la bestia, si sta solo lasciando divorare da lei.>
Non si mosse, non parlò, sentivo solo il rimbombo della mia voce.
<Lui non è così, non è una bestia, un mostro. È solo che a volte si perde.>
Le sue dita si muovevano delicate tra i miei capelli ed io iniziai a sentire le palpebre farsi pesanti. Mi lasciai cullare dalle sue dita che mi accarezzavano, senza aspettare più una risposta. Lasciai cadere le palpebre e in un attimo caddi in un sonno profondo.
Non sentivo più il battito del suo cuore, il suo petto sollevarsi sotto la mia guancia. Non c’era più un rumore, non c’era più il suo profumo o il tocco caldo della sua mano.
Ero sola. Sola in un immenso buio.
Delle immagini si fecero pian piano più chiare, squarci di una vita che sembrava non mia, come se stessi guardando un film in bianco e nero. Una piccola me di appena sette anni era la protagonista, e la me del presente era solo una spettatrice lontana.
La piccola me se ne stava sdraiata sul lettone di mamma e papà, guardando le ombre delle mani che si proiettavano sul muro grazie alla piccola luce sul comodino.
Papà era disteso affianco a lei, gli occhi chiusi, le coperte tirate su fino al naso. Silenzioso, assente. 
Una figura fece capolino dalla porta, come un’ombra immersa nel buio fuori da quella stanza.
<Aly, sei di nuovo qui? Ti avevo detto di lasciare in pace tuo padre, ha bisogno di dormire.>
Disse, avvicinandosi al letto, porgendo la mano alla piccola me.
Era la mamma.
<Ma io voglio stare con lui.>
<Lo so piccola, ma papà non si sente bene, quando starà meglio giocherà con te.>
<Me lo prometti mamma?>
<Te lo prometto.>
La piccola me afferrò la sua mano, e senza mai lasciarla uscì dalla stanza con lei.
La mia visuale si spostò, tra sfumature di nero che poi diventano grigie e pian piano a colori.
La piccola me è seduta in veranda sulle ginocchia della mamma che le sta pettinando i capelli, troppo lunghi per la sua altezza.
<Mamma, che cos’ha papà?>
Lei non parlò subito, come se quelle parole fossero spilli e le avessero appena puntellato il cuore.
<È solo stanco.>
La piccola me sbuffò indispettita.
<Ma è sempre stanco, non sta mai con noi, lui non ci vuole bene.>
<Certo che ce ne vuole, non dirlo neanche per scherzo.>
Fece una pausa, tirando un respiro profondo ma silenzioso, per non mostrarsi debole davanti agli occhi di quella bambina, troppo piccola per leggerne il significato.
< Ti ricordi quando, un po' di tempo fa ,ti venne quella forte febbre che ti ha costretta a letto per giorni?>
La piccola me fece sì con la testa.
<Ecco, papà ha quella febbre. Quando è venuta da te e ti ha fatta stare male papà si è arrabbiato, allora le ha chiesto di prendersela con lui se ne avesse avuto il coraggio, invece che con te. Adesso la sta combattendo, per darle una bella lezione, così impara a darti fastidio.>
La piccola me allargò un ampio sorriso, con occhi innamorati.
<Allora papà è un eroe!>
La mamma sorrise, ma solo con le labbra, gli occhi rimasero immutati. A fissare il vuoto, spenti, tristi.
<Si, papà è un eroe.>
La sentii concludere, prima che tutto diventasse di nuovo nero. Lo scenario cambiò un’altra volta.
Una me più grande, più matura, già adolescente. Capelli dalle punte blu, cuffiette all’orecchio, un libro sulle ginocchia.
Sdraiata sul letto in camera sua, immersa in un mondo che non è il suo. Un’altra volta la mamma che fa capolino dalla porta.
<Ehi, ti va di guardare un film?>
La me adolescente alza gli occhi dal libro, togliendosi una cuffietta, lo sguardo infastidito.
<Non vedi che sto leggendo? Lasciami in pace.>
Lo sguardo della mamma cambia, mentre si avvicina e si siede ai piedi del letto.
<È per colpa di quel ragazzo che stai così?>
<Così come?>
<Così sulle tue. Nervosa, lasciva, antipatica.>
<Non sono antipatica.>
Ribatte innervosita, sulla difensiva.
<Senti, io non voglio immischiarmi, sappi solo che me ne puoi parlare, se vuoi.>
La mamma rimase lì qualche secondo ad aspettare  una risposta che non arrivò, poi si alzò e fece per andarsene.
<Mamma...>
<Si?>
Si girò di nuovo a guardarla.
<Come si fa a lasciare andare una persona che ti fa del male, se la ami con tutta te stessa?>
La mamma sorride con un angolo delle labbra, come se aspettava quelle parole da tanto tempo.
<L’amore a volte non basta Aly. Non lasciare che questo amore ti faccia fare la fine delle stelle.>
<La fine delle stelle?>
<Non lasciarti trasformare in polvere. Se ti fa più male che bene, hai il permesso di lasciarlo andare. Lascia andare tutto ciò che fa male, Aly.>
Le immagini si sfocano, il viso della mamma si allontana dalla mia visuale, mentre io combatto con la mente per rimanere lì. Con lei, con i suoi occhi che mi guardano, il suo calore, il suo profumo.
Oh mamma, se solo avessi saputo non ti avrei mai detto di no per quel film. Avrei passato con te ogni singolo istante del giorno e della notte, solo per assaporarti un po' di più, per inciderti un po' di più sul mio cuore.
Lascia andare tutto ciò che ti fa male, Aly.
Lascia andare.

Come amano le stelleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora