La mia luna

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Affogo.
Questo accade quando ripenso a lei.
Soffoco.
Mi perdo boccheggiando in cerca di uno spiraglio.
Mi sento sommersa, persa dentro un abisso nero. Cerco l’aria così come cerco lei, ma lei non c’è e io non riesco a riprendere fiato. Io respiro e respiro, ma l’aria ai miei polmoni non arriva mai. Cerco di pensare ai nostri momenti felici, a quando mi accarezzava i capelli, al suo bacio della buona notte, al suo sorriso dolce. Ma senza il mio consenso quando penso a lei è solo uno il ricordo che ritorna nella mia mente.
Quell’unico ricordo in grado di frantumarmi il cuore, quel ricordo che fa ancora male.
Quella era la mia prigione, il tempo si era fermato a quel giorno, lo rivivevo in loop. Non potevo scappare, ero destinata a riviverlo per sempre, perché questo accade quando per colpa tua una vita si spezza. Sta a te, colpevole di quel crimine, rivivere quel momento ancora e ancora, così che il peso della tua colpa si faccia sempre più opprimente. È questo quello che merita chi ruba una vita, è questo quello che merito io per aver rubato la sua.
In un attimo, quando ci penso, torno lì, torno da lei.
Pioveva quel giorno, sembrava che il cielo fosse estremamente infuriato, l’acqua veniva giù prepotente. Una goccia quasi mi fece male quando cadde sulla mia guancia, mentre me ne stavo seduta sulla panchina del parco. Avevo litigato con Alex, succedeva sempre più frequentemente, ed ogni volta mi sentivo sempre più a pezzi. Era come se lui avesse il mio cuore in mano e lentamente ne staccava i pezzi, ad uno ad uno, lasciandomi ormai quasi senza.
Avevo telefonato alla mamma in lacrime, le avevo chiesto di venirmi a prendere, avevo camminato così tanto per allontanarmi da lui da non accorgermi di essere arrivata così lontana da casa.
Quando arrivò mi abbracciò forte, ed io sprofondai tra le sue braccia. Se davvero Alex staccava piccoli pezzi dal mio cuore poco a poco, la mamma poi li rimetteva insieme con pazienza. Lei era casa, era il mio posto sicuro, potevo superare anche la più violenta delle tempeste con lei a tenermi la mano.
In auto, tornando a casa, accese la radio. Era grazie a lei se amavo la musica, era il mio riparo così come era il suo. Quando le cose andavano male, dopo avermi abbracciata, lei accendeva la radio ed iniziava a ballare.
La musica non cancella i problemi Aly, però almeno possiamo ballarci sopra, possiamo dimenticarli per un po'.
Scoprii con il tempo che non c’era niente di più vero.
Ma non quel giorno, quel giorno la mia mente non si spegneva, quel giorno i miei pensieri non mi davano tregua.
Mentre i Goo Goo Dolls cantavano Iris, io mi perdevo tra le parole di quel testo.

you bleed just to know you're alive.
Sanguini solo per sapere che sei vivo

E forse era la verità, forse la sofferenza serve solo per ricordarci che siamo vivi.
Sono qui, respiro, sorrido, piango, sono vivo. Eppure mi fa così male.

I don't want the world to see me
'Cause I don't think that they'd understand

Non voglio che il mondo mi veda
perché non penso che capirebbero

Questo diceva la canzone, mentre io mi giravo a guardare fuori dal finestrino, chiedendo all’universo di rendermi invisibile, perché anch’io credevo che il mondo non mi avrebbe mai capita.
Dopo quel ritornello, tutto è sprofondato, si è sgretolato. A quel punto, non era più il mondo a non capire me, ero io a non capire lui.
Non capivo più questo mondo crudele, non capivo perché avesse deciso di mandare un'auto dritta su di noi, un'auto che ci colpì con così tanta violenza che la mamma non poté fare niente per evitarlo. Non capivo perché il mondo mi stava facendo questo, non capivo perché si stava portando via la mia mamma. Ma soprattutto, non capivo perché io invece respiravo ancora.
Persi i sensi in un attimo, ma è bastato lo stesso tempo affinché tornassero. Intorno a me solo vetri rotti, gli airbag aperti, la mia cintura ancora allacciata. Ma quando mi voltai per cercare la mamma, lei non era più al mio fianco. Il suo sportello si era staccato e lei era stata scaraventata fuori con violenza. Cercai disperatamente di rimettere insieme le ultime forze che mi rimanevano, slacciai la mia cintura e con uno sforzo quasi disumano mi trascinai fuori dall’auto, mentre il mio corpo dolorante mi supplicava di fermarmi.
Il mio cuore si fermò quando raggiunsi l’altro lato della macchina.
Lei era lì, per terra, immobile.
La raggiunsi in fretta e mi inginocchiai accanto a lei, le presi la mano e sorrisi vedendo che i suoi occhi erano ancora lì, a cercarmi.
Anche le sue labbra accennarono un sorriso quando mi vide, seppur lieve.
<Vado a prendere il cellulare e chiamo un’ambulanza okay? Resisti, andrà tutto bene.>
Dissi, cercando di rassicurarla. Ma lei strinse la mia mano, una stretta quasi impercettibile, le sue forze non le permettevano di stringermi più di così.
<Non serve Aly, resta qui.>
<Cosa? No, certo che serve,io...io ci metterò solo un attimo, tornerò subito, tu...tu devi solo aspettarmi.>
I miei occhi si appannarono di pianto, una strana consapevolezza si fece spazio dentro di me, nonostante io cercassi di cacciarla via.
<Non c’è tempo bambina mia.>
La sua voce tremante, lieve come una folata di vento che ti sposta i capelli.
<Perché dici così? Non è vero, starai bene, devi solo….devi...devi aspettarmi qui, io…io posso...>
<Aly...>
Rimasi zitta, mentre le lacrime ormai rigavano il mio viso.
Perché?
Solo questo pensavo.
Perché non stai lottando? Perché vuoi arrenderti? Perché vuoi abbandonarmi?
<Va bene Aly...va bene così.>
<No, non va bene.>
Dissi fra le lacrime.
<Guarda in alto.>
E così feci, alzai la testa ed un cielo stellato era lì ad attendermi, nonostante la pioggia le stelle erano lì. Erano lì a guardarmi mentre cadevo in pezzi.
<Andrò lì, con loro.>
<No mamma, io...io non ce la faccio senza di te. Ti prego non lasciarmi.>
Abbassai di nuovo la testa per guardarla negli occhi, i singhiozzi mi soffocavano, il cuore mi faceva male.
<Ce la farai mia piccola stella, diventerai una grande donna, io lo so.>
<No!>
Urlai.
<Non senza di te.>
Avvicinai le nostre mani ancora unite al mio viso, poggiando la sua sulla mia guancia, cercando di trattenerla. Non ero pronta a lasciarla andare, non volevo vivere senza di lei, non volevo respirare senza lei.
Resta con me.
Volevo urlare.
Resta con me, io da sola non ce la faccio. Una stella non può brillare senza la sua luna, senza di te io mi spengo, mi perdo nel buio.
Ti regalo il mio respiro, io non lo voglio, non voglio respirare se tu non ci sei, non voglio vivere senza di te. Non voglio queste mani se non possono stringerti, non voglio questi occhi se non possono guardarti, non voglio queste orecchie se non possono ascoltare la tua voce. Non lo voglio questo cuore spezzato, perché senza di te mi mancherà sempre un pezzo. Prendilo, è tuo, lascia che batta per due. Prendi tutto ciò che ti serve, prendi la mia anima se è necessario, ma ti prego non andartene.
<Sarò lì Aly, con le stelle, sarò sempre con te. Le saluterò da parte tua.>
Ti voglio bene.
Avrei dovuto dire, almeno un’altra volta, un’ultima volta.
Invece rimasi zitta.
Il suo cuore cessava di battere, ed io rimasi zitta.
Il suo petto smise di sollevarsi, ed io rimasi zitta.
La sua mano smise di stringere la mia, ed io rimasi zitta.
Mentre la pioggia si mischiava alle mie lacrime, il mio cuore si spezzava a metà, consapevole che non sarebbe mai più tornato com’era prima.
Tenevo stretto il suo corpo inerme, guardando quegli occhi familiari che ormai non mi guardavano più, accarezzando quei capelli così simili ai miei, stringendo una mano che non stringeva più la mia.
Avevo perso mia madre. Lei mi aveva dato la vita ed io le avevo tolto la sua.
Perché se non fossi stata così stupida, se non mi fossi persa in un amore sbagliato, se non le avessi chiesto di correre da me quel giorno, lei sarebbe ancora qui.
Sarebbe ancora qui a baciarmi la fronte, ad insegnarmi a cucinare, a ballare sopra i miei problemi.
Avevo perso mia madre quel giorno, e con lei anche tutto il mio amore per la vita.
Perché la vita si era presa l’unica persona in grado di amarmi incondizionatamente, l’unica che non mi avrebbe mai tradita, la mia migliore amica, la nonna dei miei figli, la persona a cui ho donato tutto il mio amore, la mia luna.
Prima di lei, nessuno.
Dopo di lei, nessun altro.

Come amano le stelleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora