Roba mia

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Il mio telefono vibrava ripetutamente, mentre io mi svegliavo infastidita.
La sera precedente ero rientrata alle cinque del mattino, dopo la serata con Dylan, avevo bisogno di un attimo per riprendermi.
Presi il telefono e controllai i messaggi, ovviamente era Ellie, tranne uno che invece era di Dylan.

Ellie: Buon giorno Amica! <3
Ellie: Sei già sveglia?
Ellie: Strano che tu stia ancora dormendo.
Ellie: Devo dirti una cosa.
Ellie: Okay, non importa, te la dico comunque. Stasera festa! Non accetto un no come risposta. Passo a prenderti nel pomeriggio, facciamo shopping.

Sbuffai leggendo quei messaggi. Un’altra festa? Non ne avevo molta voglia. Chiusi la chat con Ellie e aprii quella con Dylan, per leggere anche il suo messaggio.

Dylan: Stasera festa. Vieni a fingere di detestarmi, sarà divertente.

Sorrisi, cambiando idea. In effetti sarebbe stato divertente. Risposi ad entrambi comunicandogli che ci sarei stata, poi andai a lavarmi e scesi a fare colazione.
Papà era già alzato ed aveva preparato la colazione, Noah stava mangiando i suoi pancake seduto al tavolo della cucina. Dopo aver preso una tazza di caffè mi sedetti accanto a lui e ne presi qualcuno anche io.
<Ehi papà, posso chiederti una cosa?>
<Certo scimmietta.>
<Lo sapevi che c’è una stella con il mio nome?>
<Certo che lo sapevo, da dove credi che l’abbiamo preso io e tua madre?>
Ottimo, a quanto pareva ero l’unica a non saperne niente, eppure il nome era il mio.
<Come mai avete scelto questo nome?>
Lui fece un lungo respiro, come se quel ricordo gli facesse male.
<Perché abbiamo scoperto del tuo arrivo il dieci di Agosto.>
<Che succede il dieci Agosto?>
Sorrise leggermente.
<È la notte delle stelle cadenti. A tua madre piaceva pensare che fossi una stella caduta dal cielo solo per noi, per questo ha voluto darti il nome di una stella.>
Quel pensiero mi regalò felicità, non mi avevano mai raccontato quella storia, eppure era così bella. Per la mamma ero un dono, ero una stella caduta dal cielo solo per lei. Se solo fosse ancora qui, mi impegnerei per compiere il lavoro delle stelle, ovvero rendere la notte meno buia. Sarei stata la sua luce, avrei illuminato la sua notte.


Nel pomeriggio Ellie venne a prendermi come promesso ed andammo al centro commerciale. Diceva che quella festa sarebbe stata una delle più belle dell’anno, che ci sarebbe stata un sacco di gente e che dovevamo trovare dei vestiti mozza fiato. Voleva essere la star della festa, ovviamente. Io mi limitai a guardarla provare vestiti, non avevo intenzione di comprare nulla, mi sarei fatta andare bene ciò che trovavo nell’armadio.
Me ne stavo fuori dal camerino in cui Ellie stava provando quello che secondo me era il quindicesimo vestito, quando ad un tratto notai qualcosa che luccicava nello stand di vestiti poco lontano da me. Mi avvicinai incuriosita. Era un vestitino di paillettes color crema. Luccicava sotto le luci accecanti del negozio, proprio come una stella nella notte.
<Dovresti provarlo.>
Gridò Ellie, uscita dal camerino con il suo abito. Mi avvicinai a lei con il vestito in mano.
<Questo ti sta bene.>
Le dico sorridendo, sperando sia d’accordo stavolta.
<Lo prendo solo se tu provi quello.>
Indicò l’abito che tenevo ancora in mano. Non volevo spendere i miei soldi in un vestito che probabilmente non avrei più indossato, dato che non andavo spesso a feste del genere. Però in fondo non c’era niente di male a provarlo, solo per vedere come mi stava.
<Hai fatto?>
Gridò da fuori il camerino. Io uscii sorridendo, volevo solo provarlo, ma adesso che l’avevo fatto una parte di me non voleva più toglierselo. Non potevo negare quanto mi stesse bene, sembravo davvero una stella. Cadeva morbido sul mio seno ed era attillato al punto giusto, disegnando le linee del mio corpo come se fossero costellazioni.
<Aly ,devi comprarlo assolutamente. Con questo alla festa guarderanno tutti te.>
Ellie mi incoraggiò battendo le mani, ed io riuscii solo a pensare a Dylan, alla reazione che avrebbe avuto vedendomi con quel vestito. Volevo essere la più bella della festa, volevo che i suoi occhi fossero tutti per me.
<D’accordo, lo prendo.>

Ellie passò a prendermi alle dieci, poi passammo a prendere Liam e andammo alla festa. Era in una grande villa, i proprietari dovevano essere ricchi sfondati. Non mi sentii inadeguata per il mio abito, erano tutti vestiti eleganti. I ragazzi portavano camice di lino e pantaloni colorati, le ragazze indossavano vistosi vestiti da sera. Apparentemente il mio abito sembrava il più semplice, considerati gli abbigliamenti sfarzosi delle altre, ma io mi sentivo la più bella. Dopo esserci presi da bere ci avvicinammo in una stanza da cui proveniva della musica. Mi guardai un po' attorno per mettermi a mio agio, osservando la gente. C’era chi faceva gare alcoliche all’ultimo sorso, chi ballava, chi si baciava appoggiato al muro e chi chiacchierava con un bicchiere tra le mani. Quando ci addentrammo nella stanza notai un divano vicino ad una finestra, pochi secondi dopo mi accorsi che Dylan era seduto su quel divano con accanto una ragazza. Era una bionda ossigenata, con le tette ben in vista ed un vestito che più che altro mi sembrava una sotto veste. Gli parlava sporgendosi più volte verso di lui, con un sorriso da gatta morta. Era evidente che stesse flirtando. Lui mi notò subito ed il suo sguardo incontrò il mio. Lo guardai male ma lui sorrise, ed io capii subito che mi stava sfidando. Voleva giocare? Bene.
Buttai giù il mio drink e presi Ellie sotto braccio.
<Balliamo.>
Le dissi, sapendo già cosa sarebbe successo dopo.
Proprio come alla prima festa in cui ci eravamo incontrati, iniziai a ballare guardandolo negli occhi, sfidandolo. Muovevo lentamente le mani sul mio corpo, dalle cosce al petto, mi sfioravo i seni e poi mi spostavo i capelli. Lui mi guardava, mentre quella gatta morta continuava a parlargli di chissà cosa, ma lui non la degnava neanche di uno sguardo. All’improvviso sentii una presenza alle mie spalle, un ragazzo mi mise le mani sui fianchi e cominciò a ballare dietro di me. Ellie ballava lì vicino con Liam, e vedendo il ragazzo mi fece l’occhiolino, mimando con le labbra: buttati.
Decisi di non allontanarlo, bensì lo assecondai. Mi girai verso di lui, unendo le mani dietro al suo collo e ripresi a ballare. Sapevo che Dylan ci stava guardando, sapevo che non gli sarebbe piaciuto, ma aveva iniziato lui, era il nostro gioco.
Ballavo e ballavo, ondeggiando i fianchi.
Lo sfioravo con il bacino, e lui si avvicinava sempre di più, mentre i miei capelli lunghi gli accarezzavano le mani.
<Hai dieci secondi per togliere le tue mani del cazzo dai suoi fianchi.>
Disse una voce rude alle mie spalle che conoscevo bene. Mi girai di scatto, ritrovandomi in mezzo tra lui ed il ragazzo, che teneva ancora le mani appoggiate ai miei fianchi.
<Altrimenti?>
Gli rispose, sfidandolo.
<Altrimenti te le stacco a morsi.>
Gli sorrise, consapevole di averlo spaventato abbastanza. Il ragazzo alzò le mani, quasi come se si stesse scusando, poi se ne andò. Dylan mi afferrò il braccio e mi trascinò via, mentre io mi guardavo intorno in cerca di Ellie, per assicurarmi che non avesse visto niente. Per mia fortuna era sparita con Liam.
Dylan mi trascinò in una stanza e chiuse la porta alle sue spalle, quando accese la luce mi accorsi che era un bagno.
<Che diavolo cercavi di fare?>
Disse, ringhiando arrabbiato. Perché era arrabbiato? Credevo stessimo giocando.
<Hai iniziato tu a sfidarmi.>
Incrociai le braccia sul petto, appoggiandomi al lavandino.
<Io?>
<Si tu, con quella gatta morta biondo ossigenata. Stava praticamente sbavando.>
<Cosa vuoi che me ne importi di quella, non ricordo neanche il suo nome, non faceva altro che parlare del suo cane.>
<Oh...>
Scoppiai a ridere, forse mi ero sbagliata, non voleva giocare.
<Credevo volessi un po' giocare, per divertirci.>
Dissi, ormai imbarazzata.
<Credi sia divertente per me vedere un altro che ti tocca?>
Si avvicinò lentamente a me, imprigionandomi tra lui ed il lavandino.
<Beh io credevo che...>
Balbettai.
Abbassò lentamente la mano, lasciandola scivolare sulla mia coscia, accarezzandomi piano.
<Tutto questo è roba mia.>
Mosse la mano facendola salire sui miei seni, toccandoli piano sopra la stoffa del vestito.
<Tutto questo, tutta te. Tu sei roba mia stellina.>
Iniziò a baciarmi il collo, ed io mi sentii sopraffatta, debole sotto il suo tocco. Lasciai ricadere la testa all’indietro, per permettergli di baciarmi meglio.
<Non sopporto altre mani sul tuo corpo. Altri occhi che ti guardano.>
Abbassò di nuovo la mano, lasciandola scivolare sotto il mio vestito, in mezzo alle mie gambe. Spostò le mie mutandine ed affondò due dita dentro di me. Gemo, tappandomi la bocca per non fare troppo rumore, aggrappandomi alle sue spalle.
<Voglio che tu sia mia, solo mia. Non voglio altre mani su di te. Vedere le mani di quel tizio su di te mi ha mandato a fanculo il cervello.>
Mosse veloci le dita dentro di me, ed io gli infilai una mano sotto la maglietta, per toccare la sua pelle.
<Dillo. Dì che sei solo mia.>
Inarcai il bacino verso di lui, e sentii di essere arrivata quasi al culmine del mio piacere. Avvicinai le labbra al suo orecchio e passai lentamente la lingua sul lobo.
<Sono tua.>
Sussurrai.
Poi lui si fermò.
Estrasse le dita da dentro di me e si allontanò, lasciandomi praticamente seduta sul lavandino con le gambe aperte.
<Fai sul serio?>
<Una scommessa è una scommessa stellina, non posso permettermi di perdere.>
<Io ti uccido.>
Sorrise e si riavvicinò a me, posandomi baci leggeri sulle labbra, ristabilendo la pace.
<Dicevo sul serio, comunque. Non voglio altre mani su di te.>
Nonostante fossi delusa dal fatto che quel piacere mi era stato strappato troppo presto, e nonostante mi sentissi ancora tutta un fuoco al solo pensiero delle sue mani su di me, dovetti tornare alla realtà e riconoscere che forse quello non era né il luogo né il momento adatto per lasciarmi bruciare. Dylan mi posò altri leggeri baci sulle labbra,  poi mi fece un cenno con la testa per farmi capire che era meglio uscire da lì e tornare alla festa. Se non mi avesse trovata, Ellie sarebbe venuta a cercarmi, non poteva di certo trovarmi chiusa in bagno con il ragazzo che avevo apertamente disprezzato durante tutte le nostre conversazioni al riguardo.
Mi diedi una sistemata e tornammo alla festa, assicurandoci che non ci fosse nessuno fuori dal bagno, prima di uscire. Poi tornammo a fingere.
<Aly, eccoti! Ma dov’eri?>
Ellie mi notò subito e si avvicinò quasi correndo.
<In bagno.>
Dylan era difronte a me, ma a debita distanza per non destare sospetti. Lo vidi sorridere ascoltando la mia risposta imbarazzata.
<Noi andiamo, tu vieni o torni con quel bel ragazzo con cui ballavi prima?>
Mi fece di nuovo l’occhiolino.
<Chi?>
<Il ragazzo con cui ballavi.>
Me n’ero quasi dimenticata.
Guardai dietro Ellie, Dylan muoveva le mani in modo strano, voleva dirmi qualcosa, ma non capivo cosa. Poi lo vidi annuire freneticamente e capii.
<Oh si, torno con lui, è davvero simpatico.>
Lo vedi alzare i pollici.
<Vai amica! Allora divertiti, domani chiamami e raccontami tutto.>
<Certo.>
Dopo aver salutato Ellie, ed essermi assicurata che fosse andata via, raggiunsi Dylan. Mi prese per mano ed uscimmo da quella casa, raggiungendo la sua moto. Non gli chiesi quale fosse il programma, sapevo che non me l’avrebbe detto come al solito, mi limitai a salire sulla moto senza fare domande. Dopo dieci minuti di strada capii dove si stava dirigendo.
<Volevi semplicemente riaccompagnarmi a casa? Credevo saremmo andati da qualche parte prima.>
Dissi, arrivati davanti casa mia.
<Voglio dormire con te.>
<Cosa? A casa mia? Impossibile, c’è mio padre.>
<Suppongo stia dormendo a quest’ora, no?>
<Beh si, però...>
Mi fece gli occhi dolci, quasi implorandomi di lasciarlo entrare. Nel profondo era ciò che volevo anch’io, dormire con lui. Ma se papà l’avesse scoperto? Iniziai a pensare in fretta ad un piano.
<D’accordo. Ma entrerai dalla finestra della mia camera quando te lo dirò io, devo prima controllare che dormano.>
Allargò un sorriso e avvicinò una mano alla fronte, come fanno i soldati dopo aver ricevuto un ordine.
Entrai in casa e controllai sia papà che Noah, come previsto erano entrambi immersi in un sonno profondo. Andai nella mia camera, chiusi la porta a chiave alle mie spalle e controllai che fosse tutto in ordine prima di chiamare Dylan. La sistemai il più possibile, impresa ardua dato che c’era caos dappertutto. Mentre buttavo dei vestiti dentro l’armadio sentii la finestra aprirsi, poi lui entrò.
<Ti avevo detto di aspettare un mio segnale.>
<Ho visto la luce accesa, credevo fosse questo il segnale.>
Gli sorrisi. Era così strano vederlo lì, in piedi vicino al mio letto, nella mia camera che era da sempre il mio posto sicuro.
<Mettiti comodo, io devo darmi un attimo una rinfrescata.>
Dissi, mentre lui si sdraiava sul letto. Andai in bagno e feci una doccia veloce, indossai una t-shirt e tornai in camera. Lo trovai a leggere uno dei miei libri, quello che avevo regalato ad Ellie per il suo compleanno, ne avevo stampata un’altra copia per tenerla per me.
<L’hai scritto tu?>
Chiese, mentre mi stendevo al suo fianco, appoggiando la testa sul suo petto.
<Si, l’ho regalato ad Ellie per il suo compleanno.>
<Scrivi davvero bene, dovresti farne un lavoro.>
<Magari, è il mio sogno da quando sono bambina, ma è irrealizzabile.>
Posò il libro e si girò verso di me, ci ritrovammo distesi uno difronte all’altra, i nostri occhi già si baciavano.
<Sono sicuro che ce la farai, un giorno.>
Gli sorrisi, lasciandomi cullare dalle sue parole, credendoci, fidandomi di lui.
<Ma promettimi che, quando sarai una scrittrice di successo, scriverai un libro su di noi.>
Gli poggiai una mano sul viso, accarezzandolo piano, quelle parole riempirono il mio stomaco di farfalle. Volevo fargli quella promessa, volevo appiccicare i nostri ricordi su un foglio, per renderli eterni. Così come speravo lo saremmo stati noi.
<Te lo prometto.>
Mi girai su un fianco, dandogli le spalle, così che lui potesse proteggere il mio corpo abbracciandolo da dietro. Cademmo entrambi in un sonno profondo, e quella notte non ci fu spazio per l’insonnia o per gli incubi, quella notte ero al sicuro.
Tra le sue braccia ero a casa.
C’eravamo solo noi.

Come amano le stelleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora