Trascorsi tutto il pomeriggio e tutta la notte a scrivere, mi fermai solo per cenare, costretta dalla mia famiglia, e per andare in bagno.
Alle cinque del mattino, mentre il cielo iniziava a colorarsi, stampavo l’ultima pagina, soddisfatta.
Mentre la stampante andava, avevo anche trovato il tempo per creare una copertina con una nostra foto. Il libro parlava di lei, parlava di noi. Parlava di quanto le fossi grata per tutto quello che ha sempre fatto per me, per esserci stata nei miei periodi più bui, per non avermi mai lasciata sola. Sapevo che quello che c’era tra noi sarebbe stato per sempre, avevamo un legame troppo forte, noi non ci saremmo mai perse.
Dopo aver stampato tutte le pagine ed averle incollate con cura insieme alla copertina, mi presi un attimo per ammirarlo. Avevo scritto un libro. Ce l’avevo fatta, l’avevo finito.
In meno di ventiquattro ore avevo scritto duecentosessanta pagine, una storia inventata che però parlava di Ellie, descrivendola per come la vedono i miei occhi. Disegnandola come un diamante, un bene prezioso, perché è questo che lei era per me. Preziosa.
Avevo scritto un libro e ce l’avevo fra le mani. Sebbene non fosse pubblicato da nessuna casa editrice, non avesse una degna copertina e non l’avrebbe mai letto nessuno a parte Ellie, per me era comunque un traguardo importante.
Ero felice.
Dopo averlo controllato per assicurarmi che fosse tutto a posto corsi a prepararmi.
Si erano fatte le cinque e quarantacinque ed Ellie sarebbe passata a prendermi alle sette, dovevo sbrigarmi.
Preparai una borsa con dei vestiti, mettendoci dentro anche un vestitino che mi aveva comprato la mamma poco prima che se ne andasse, non l’avevo mai indossato. Non ero sicura che l’avrei indossato quella sera, per la festa a bordo piscina organizzata da Ellie, ma volevo portarlo per sicurezza. Misi dentro anche dei bikini e un telo da spiaggia, un buon libro nel caso in cui avrei avuto voglia di starmene per conto mio, tutto ciò di cui avevo bisogno per sopravvivere due giorni lontano da casa, ed il regalo di Ellie dopo averlo incartato con cura.
Dopodiché corsi a lavarmi e vestirmi. Indossai un paio di shorts e una canottiera, volevo stare comoda, non mi truccai perché tanto non appena arrivati avremmo sicuramente fatto il bagno in piscina, legai i capelli in una treccia e preparai gli occhiali da sole.
Finito.
Scesi al piano di sotto a fare colazione e trovai papà ai fornelli.
<Che ci fai già sveglio? È sabato.>
<Buon giorno scimmietta! Sapevo che dovevi uscire presto e volevo prepararti la colazione.>
Gli sorrisi, un po' malinconica, l’idea di lasciarlo per due giorni non mi faceva impazzire.
<Allora dimmi, ci saranno per caso dei ragazzi? Sai che non mi piace l’idea che tu dorma con un ragazzo.>
<Rilassati papà, non dormirò con nessun ragazzo.>
<Ottimo, adesso mangia.>
Disse, lasciandomi scivolare sotto al naso dei pancake con le gocce di cioccolato, i miei preferiti. Purtroppo però, con la mia ansia erano arrivati anche dei disturbi alimentari, se avevo l’ansia non riuscivo a mangiare, non riuscivo a buttare giù neanche una briciola che correvo a vomitare. Per chi soffre d’ansia i cambiamenti potevano provocare attacchi, ed io in quel momento stavo per fare qualcosa che non avevo mai fatto, perciò la situazione me ne provocava molta. Sapevo che non sarei riuscita a finire quei pancake, ma dovevo mangiarne almeno un po', per papà.
Mi sforzai, riuscendo a mangiarne quasi la metà, cercando di tenere a bada il mio stomaco che nel frattempo cercava di rimandarli su. Intanto mi arrivò un sms di Ellie che salvò la situazione, diceva di essere davanti casa mia.
Presi la borsa, salutai papà, indossai gli occhiali da sole ed uscii.
Mi sentivo un po' in colpa per non aver salutato Noah, ma con papà avevamo pensato fosse meglio così altrimenti non mi avrebbe lasciata andare. Al suo risveglio si sarebbe sicuramente arrabbiato non trovandomi.
Salii in auto e trovai Ellie già con la musica a palla, euforica.
<Buon giorno amica, ti avviso, sono pronta a trascorrere il compleanno più bello di sempre.>
Le sorrisi, senza dirle niente, mi metteva tutto così in ansia. Avevo paura di non trovarmi bene con gli altri amici di Ellie, seppur pochi, avevo paura di non integrarmi al gruppo, di sentirmi fuori posto. Se non fosse stato il compleanno di Ellie, probabilmente avrei declinato l’invito.
La nostra destinazione era un po' lontana, ci aspettavano due ore di viaggio, durante le quali non parlai molto, mi limitai ad ascoltare Ellie che mi raccontava il programma che aveva messo su per questi due giorni. Liam e gli altri ci avrebbero raggiunti lì, noi saremmo arrivate per prime perché Ellie voleva assicurarsi che fosse tutto come l’aveva immaginato prima di accogliere gli invitati. Questo era un bene, avevo il tempo per controllare le camere da letto e sceglierne una solo per me, così da non rischiare di dover dormire con qualcuno che non conoscevo, volevo starmene per conto mio.
Non appena arrivate, dopo aver improvvisato un concerto in auto, controllammo per bene tutta la casa. Era bella, seppur un po' piccola. La piscina era grande invece, da mozzare il fiato. Ellie scelse la camera più grande per lei e Liam ed anch’io trovai una camera tutta per me. Ellie mi disse che il resto degli invitati erano tutti accoppiati tra loro, perciò non c’era il rischio che mi sarei ritrovata in camera con qualcuno. Da una parte questo mi sollevò, dall’altra speravo di non ritrovarmi in mezzo a coppiette che si sbaciucchiano.
Dopo aver sistemato le nostre cose indossammo i nostri bikini e ci buttammo in piscina. Restammo lì, tra un bagno ed un bicchiere di vino, a chiacchierare aspettando che arrivassero gli altri.
A metà mattina Liam chiamò Ellie avvisandola che a causa di un contrattempo non sarebbero arrivati prima delle quattro del pomeriggio, lei si rattristò. Ellie odiava quando le cose non andavano secondo i suoi piani, io ne fui quasi felice. Mi piaceva stare lì solo noi due, avrei voluto che restasse così. Cercai di tirare su il morale ad Ellie, misi un po' di musica e continuammo a bere il nostro vino a bordo piscina, all’ora di pranzo ci preparammo un risotto ed Ellie stava già meglio.
In men che non si dica si fecero le quattro e Liam e gli altri arrivarono. Erano quattro in tutto, due ragazzi e due ragazze, io mi sentii un po' fuori posto dato che ero l’unica ragazza senza un fidanzato. Ma per fortuna Ellie non mi lasciò sola neanche un attimo, ed il resto del gruppo si rivelò molto simpatico, senza mai farmi sentire in più tra loro.
Passammo il pomeriggio in piscina, a fare giochi, a preparare cocktail e a rilassarci sulle sdraio. Mi sentivo bene.
<Okay ragazzi, è il momento. Andiamo tutti a farci una bella doccia e a prepararci per la serata.>
Fece Ellie, in piedi sulla sdraio, entusiasta.
Come tante marionette l’ascoltammo, dirigendoci ognuno alle proprie camere per prepararci, come ci aveva detto lei.
Dopo aver fatto la doccia ed essermi truccata, indossai il vestito che mi ero portata e rimasi per un po' davanti allo specchio a valutare se andasse bene o era meglio cambiarsi.
Era un tubino bordeaux, che si avvolgeva sul mio corpo disegnandone le curve, non era molto scollato davanti ma aveva un’ampia scollatura sulla schiena che arrivava fin sopra il sedere. Mi domandai se fosse eccessivo, non sapevo cosa stavano indossando gli altri, non volevo sentirmi al centro dell’attenzione.
I miei dubbi svanirono quando Ellie entrò in camera, quasi come se avesse sentito in miei pensieri.
<Oh cazzo Aly, sei uno schianto!>
Mi girai verso la porta, davanti alla quale se ne stava in piedi con la bocca aperta, notando che il mio vestito era niente paragonato al suo.
<Tu ti sei vista?> dissi, andandole incontro sorridendo.
<Sei la festeggiata più bella che abbia mai visto.>
Indossava un abito nero, con un’ampia gonnellina di tulle, era mozzafiato.
Ci abbracciammo forte, poi lei mi prese per mano.
<Lo so che te ne stavi lì a chiederti se era il caso di indossare questo vestito o no.>
Le sorrisi imbarazzata. Mi conosceva così bene.
<Ma sei bellissima.>
Continuò, poi mi tirò la mano facendomi uscire dalla camera, senza potermi dare un’ultima occhiata allo specchio.
<Andiamo, diamo inizio alla festa!>
Uscimmo fuori dove c’era la piscina, dove gli altri avevano già iniziato a mangiare e a bere, a quanto pareva mancavamo solo noi.
Mi versai un bicchiere di vino e presi un pezzo di pizza, senza guardarmi troppo intorno mi sedetti sulla prima sedia che mi capitò davanti, avevo paura che se mi fossi guardata intorno avrei visto gli altri guardarmi e giudicarmi per il mio abito.
Mentre mangiavo la pizza e sorseggiavo il mio vino sentii squillare in cellulare che tenevo in mano, dato che non avevo né una borsetta né delle tasche, guardai lo schermo supponendo fosse papà che mi chiedeva per l’ennesima volta se andava tutto bene.
Ma non era lui.
Rimasi interdetta leggendo cosa c’era scritto nell’sms che mi era appena arrivato.
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Come amano le stelle
RomanceLa vita ha preso a calci Alya troppe volte, per troppo tempo. Le ha portato via la mamma troppo presto, lasciandola da sola a fare i conti con la malattia mentale del padre. Le cicatrici sul suo cuore sono troppo vecchie, troppo profonde, e Alya è...