1 . Tomorrow

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Potevo davvero ritenermi felice?

Ero seduto per la milionesima volta sulla calda erba di questo prato infinito, nascosto nell'unico posto in cui sono in grado di sentirmi al sicuro.
Le gambe strette al petto e il mento poggiato sulle ginocchia, pensando a tutto ciò che era accaduto negli ultimi due anni, da quando la mia vita era cambiata, ancora una volta.
Cercai di capire come mi sentivo, ma non riuscivo a trovare una risposta.
Pensai di essere frustrato da tutto quanto, come se fossi bloccato e non riuscissi a lasciarmi andare.

Il ceppo dell'albero su cui ero seduto era freddo e bagnato, pieno dell'umidità di questa mattina di primavera, ma non mi interessava particolarmente.
Mi lasciai trasportare dal rumore delle foglie che si muovevano, spostate dal leggero vento che passava fra i rami degli alberi.
Ormai erano passati due anni da quando ci eravamo trasferiti a Seoul, da quando mia madre e il padre di Seokjin decisero di vivere insieme.

Le nostre famiglie si conoscevano da sempre e i nostri padri lavoravano nella stessa azienda. Fino a due anni prima.
Sentii una stretta allo stomaco, e mi strinsi il labbro inferiore fra i denti, mi sentivo sempre così quando ripensavo a mio padre e alla mia vita a Gwangju.
Mi rividi come un ragazzo spaventato, rinchiuso in camera sua, terrorizzato dall'idea di uscire di casa e da ciò che le persone potessero pensare di me. Avevo passato tutta la vita a sentirmi in difetto e avevo l'impressione di avere sempre gli occhi di tutti puntati addosso.
L'influenza di mio padre mi condizionava in tutto ciò che facevo e il senso di dovere nei suoi confronti mi strizzava l'anima facendomi sanguinare da ogni poro presente nella mia pelle.

Si, quello che si piazzò sulle mie labbra, subito dopo, era un sorriso ironico, che sapeva di amarezza.

Pensandoci, provai un pò di tenerezza per il me di qualche anno prima, e non potevo che essere felice di essere riuscito, insieme a mia madre, a fuggire da quel posto e da tutto ciò che vivere li comportava.
Non era stato facile riuscire ad ambientarmi nella capitale, era una vita completamente diversa da quella alla quale ero abituato, gli odori, i colori, i rumori, era tutto diverso, ma potevo sicuramente ringraziare Seokjin per essermi stato vicino.
Era grazie a lui se la sentivo casa mia.

Ricordavo i primi mesi, spaventato all'idea di cambiare città, per quanto fosse rumorosa Gwangju, non era minimamente paragonabile a Seul. Non volevo vivere in un posto in cui c'erano solo grattacieli e palazzi altissimi, il grigio mi spaventava e mi opprimeva, mi faceva sentire piccolo e indifeso.

Per mia grandissima fortuna, mia madre e il suo compagno mi conoscevano fin troppo bene e cercarono qualcosa che potesse farmi sentire a mio agio.
Vivevamo in un quartiere meno moderno, a Dongdaemun, li le case erano piccole e accoglienti, simili a quelle di Gwangju alla quale ero abituato, ma con una bella vista sulla città e circondate dal verde. Tutto ciò di cui avevo bisogno.

Ma perché continuavo a sentirmi così triste?

Non mi ero nemmeno reso conto di aver iniziato a piangere, con il dorso della mano mi asciugai alcune lacrime che mi stavano rigando le guance e mi passai le dita fra i capelli cercando di far entrare l'aria fresca a contatto con la pelle del viso.
Avevo bisogno di distrarmi...
Inspirai profondamente nel tentativo di allontanare questi pensieri dalla mia mente. Mi lasciai cullare ancora un pò da quella sensazione di freschezza che mi scompigliava i capelli e muoveva le foglie degli alberi sopra di me, mentre cercavo di fare ordine nei miei pensieri.

Il bosco e i prati erano sicuramente ciò che per me c'era di più confortante.
Da quando avevo iniziato l'università a Seul, mi sentivo sempre più vicino alla natura, più di prima e non vedevo l'ora di terminare il mio percorso di studi e poter iniziare a mettere in pratica ciò per cui mi stavo impegnando duramente. Credevo di aver individuato la mia passione e il mio stile.
Studiare architettura non era mai stato nei miei programmi, ma l'idea di poter costruire qualcosa di grandioso usando la mia passione per la vegetazione mi coinvolse talmente tanto che ci ho voluto provare.
Da quando scoprii la bioedilizia sentivo di voler investire in questo mondo, con tutte le mie forze. Mi catturò, completamente, da subito.

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