28. Euphoria

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Dopo il pomeriggio passato in sala giochi mi aveva portato a Meyongdong, a pattinare, alla ricerca dei dolci più strani di Soul, avevamo fatto un tour di cibi piccanti, il caffè circondati dai furetti e tutto questo in solo un paio di settimane. Avevamo deciso che il piatto preferito da entrambi fosse il Kimchi, ma ogni volta finivamo per mangiare anche la carne perchè in realtà Yoongi non poteva farne a meno.
Lui non amava gli ambienti rumorosi e tendeva a stancarsi velocemente, anche se quando eravamo insieme non lo avevo mai sentito lamentarsi di essere stanco. Ci divertivamo insieme, mi piaceva stare con lui a passeggiare, ridevamo continuamente per qualunque cosa, mi prendeva in giro quando il vento mi spettinava i capelli ma poi voleva assolutamente rimettermeli a posto lui. Mi chiese di portarlo in uno dei posti in cui di solito vado quando avevo bisogno di stare da solo, usando la scusa che se mi avesse fatto arrabbiare, un giorno, avrebbe saputo dove venire a cercarmi per farsi perdonare.
Aveva piacere che condividessi con lui ciò che mi riguardava, senza mai farmi sentire sotto pressione o a disagio.
Mi mise lo smalto facendomi scegliere il colore che preferivo, chiedendomi se potesse fare una sola unghia con un colore che piaceva a lui, trovandomi con tutte le dita sbordate di bianco e l'anulare nero.
Gli chiesi del pianoforte in camera sua e mi raccontò che quando era in orfanotrofio iniziò a suonare un vecchio pianoforte che trovò abbandonato in una stanza adibita al materiale per le pulizie durante una delle sue fughe solitarie, da quel momento si appassionò così tanto che non riuscì più a stare senza. Mi confessò che, con il tempo, attribuì a quello strumento un significato molto più intenso ed intrinseco, non era solo passione la sua, gli ricordava quegli anni solitari, lo usava come promemoria, lo aiutava ad apprezzare ciò che aveva. Aveva vissuto un'infanzia dura e non voleva che quegli anni influenzassero la sua vita presente o futura.
Era un ragazzo estremamente carismatico, con un fascino misterioso ed una testa capace di partorire pensieri estremamente profondi.

Mi faceva sentire libero, senza alcun tipo di giudizio, ed era la cosa che volevo, a prescindere dalla persona con cui ero, volevo sentirmi libero di essere me stesso.
Avevo capito che era una persona estremamente tranquilla nel modo di vivere, che non amava gli imprevisti ma sapeva donare affetto incondizionatamente e arrossivo ogni volta che mi rendevo conto che con me fosse sempre un po' piú dolce rispetto a come si comportava con gli altri, sempre un po' più attento, sempre più premuroso.
C'erano giorni in cui mi guardava studiare, dopo lavoro mi seguiva in biblioteca con la scusa di aiutarmi con i libri e ogni volta che alzavo lo sguardo lo trovavo con gli occhi puntati su di me ed un sorriso rilassato. Provava a nasconderlo tutte le volte, inutilmente.
Mi piaceva.

"Stasera Jimin e Jungkook vogliono fare qualcosa." Gli dissi sdraiato sulla sua spalla mentre il tepore di quella mattina ci scaldava le guance. In quella bella giornata aveva deciso di passare qualche ora con me per rilassarsi, aveva proposto di prendere un caffè e fare due passi, ma ci eravamo ritrovati a fare il giro di mezza città, trovandoci in un vicino a casa mia.
Mi aveva portato a fare una passeggiata prima che entrasse a lavorare ed eravamo finiti a giocare con i dalgona nel tentativo di vincere il cestino di mandarini come premio. Lui amava i mandarini e, non so per quale motivo, quella cosa mi faceva ridere da matti. Nonostante gli infiniti tentativi non eravamo riusciti a staccare la figura della luna dal pezzo di zucchero caramellato, ma la signora ci aveva presi in simpatia, così ci trovavamo distesi su una panchina del parco olimpico a sbucciare mandarini e rimpinzarci di una quantità infinita di dolci spicchi arancioni.
"Mh, che ne dici se li invito a casa?" Mi chiese distrattamente mentre cercava di togliere le pellicine bianche dallo spicchio che teneva in mano.
Mi alzai dalla sua spalla guardandolo di sbieco.
"Sul serio?" Gli chiesi.
"Si, perchè? Torna dove eri, ho freddo se ti sposti." Mise il broncio e riportò la mia testa esattamente dove l'avevo tenuta negli ultimi venti minuti, facendomi ridacchiare intenerito.
"Però glielo dici tu." Gli proposi assecondandolo.
"Puoi farlo anche tu." Mi passò lo spicchio perfettamente pulito e me lo infilai in bocca dopo averlo osservato qualche secondo.
"No, non penso di poterlo fare. Sembrerebbe che ne abbiamo parlato insieme, sai com'è fatto Jimin." Risposi riferendomi al fatto che sarebbe stato immensamente sospetto se lo avessi proposto io, sarebbe stata la prova che io e Yoongi fossimo insieme o ci sentissimo molto spesso e non credevo di essere pronto al fiume di domande che ci avrebbe invaso.
Per di più non sapevo se lui si sarebbe sentito a suo agio. Non lo avrei messo in una situazione scomoda volontariamente.

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