15. Run

15 2 0
                                    

Erano passati un paio di giorni da quando avevamo parlato, da quando avevo cenato con Yoongi.
L'aria si stava facendo un po più frizzante, lasciando spazio ad un inizio ottobre un po cupo.
Jiho si stava impegnando, lo sentivo più spesso, mi sciveva ogni volta che aveva tempo di farlo, o almeno mi rispondeva ai messaggi che gli inviavo. Sapevo che si stesse impegnando e gli ero grato per lo sforzo che stava facendo.

Passai la mattinata a studiare con Jimin e Jungkook. Ovviamente a loro avevo raccontato di Jiho e della cena, tralasciando in ogni modo poossibile tutti i piccoli gesti che potessero farli incuriosire su Yoongi.
Volevo tenerli per me, almeno fino a che non avessi trovato delle risposte soddisfacenti riguardo all'effetto che mi procuravano.
Quel pomeriggio mi dovevo vedere con Jiho, dovevamo passare un paio di ore insieme prima che lui iniziasse il turno in ospedale. Non ero sicuro di come sarebbe andata, perchè nonostante i suoi sforzi, avevo la sensazione che si trattenesse o che cercasse di controllare i propri istinti.
Forse si stava davvero impegnando, ma una strana sensazione mi attorcigliava lo stomaco.
Ero felice di vederlo, ma forse anche un po spaventato dall'autocontrollo che emanava, mi ricordava una bomba prima di esplodere o la calma prima di una tempesta.

Salii in camera e dopo una bella doccia iniziai a vestirmi, volevo essere perfetto. Mi misi dei Jeans chiari e una felpa leggera beje, non troppo larga.
Saremo stati a casa e probabilmente avremo visto un film o chiaccheirato, ma dovevo essere perfetto, erano mesi che non veniva a casa mia, che andavo sempre io da lui, ed ero contento che mi avesse detto di aspettarlo.
Un altro passo verso la direzione giusta.. Mi sistemai i capelli e misi un po di crema sul viso, illuminandomi leggermente l'incarnato caramellato. Volevo rendere meravigliose quelle poche ore insieme, volevo riscattare la nostra relazione, amarci veramente. Dovevo crederci.
Dovevo credere che tutto si sarebbe risolto e sarebbe andato nella direzione giusta, questa volta eravamo pronti. Faceva male quando passavamo giorni interi di silenzi, faceva male litigare, mi distruggeva ogni volta che mi sentivo sbagliato o non all'altezza, e non avrei più permesso che succedesse.
Dovevo allontanare tutte le sensazioni che provavo ogni volta che ci sentivamo e il mio stomaco iniziava a contorcersi e nel mio cervello si attivava la voglia di fuggire.

Pensavo che fosse tutto dovuto alla situazione. Avevamo litigato e la rabbia nei suoi occhi era ancora vivida dentro di me fino a farmi tremare le gambe, ma adesso non sarebbe più esistita, l'avrei cancellata, una volta per tutte.
Il campanello suonò facendomi sussultare.
Era arrivato, finalmente!
Corsi ad aprire la porta trovandolo fermo con la macchina davanti al portone.
"Sali!" Mi ordinò cercando di essere più dolce possibile.
"Ma non entri in casa?" Gli chiesi confuso.
"No, ti porto in un posto, andiamo." Lo assecondai, mi misi le scarpe e ancora un po titubante aprii la portiera del passeggero ed entrai in macchina.
"Dove andiamo?" Gli chiesi allacciandomi la cintura.
"Ho trovato un posto che credo ti piacerà." I miei occhi si illuminarono di speranza, adoravo questo genere di cose ed anche se era la prima volta che faceva una cosa simile lo amai follemente in quel momento.
"Andiamo in una sala giochi?" Chiesi speranzoso allacciandomi al suo braccio. "No, lo sai che odio quei posti. Sono sporchi." Mi ammonì. Ma non mi persi d'animo.
"Allora al cinema?" Riprovai.
"No." Pensai a tutte le cose che, più volte, avevo detto di amare.
"Andiamo al Noraebang?!" Tentai ancora entusiasta.
"No, nemmeno. Non rompere e goditi il viaggio!" Mi allontanò sbuffando facendomi mollare la presa sul suo braccio.

La bomba che sta per esplodere.

Decisi di non fare più domande, volevo evitare di innervosirlo ulteriormente. Mi limitai ad apprezzare il fatto che avesse cercato un posto per portarmi, senza più forzarlo a darmi una risposta. Arrivammo a destinazione dopo una ventina di minuti, parcheggiammo e scendemmo di macchina in silenzio.
Mi guardai intorno, cercando di capire dove ci trovavamo, eravamo circondati da un bellissimo prato verde con una passerella fatta di pietre larghe e chiare che lo tagliava a metà.
Senza dire niente, iniziò a camminare verso un edificio poco distante.
Appena mi resi conto rimasi senza fiato, mi si bloccò in gola.
Quello davanti a noi era il museo in cui lavorava Yoongi, quello in cui ci eravamo conosciuti.
Fortunatamente ci fermammo prima, svoltando in una strada sulla destra. "Arrivati." Mi disse Jiho indicandomi il grazioso cartello davanti ai nostri occhi. Alzai lo sguardo su di lui pieno di gioia. "Jiho! Ma questo è meraviglioso! Grazie!" Lo abbracciai forte.
Il piccolo bar davanti a noi era quello in cui lavorava Taehyung, e accidentalmente, anche quello in cui eravamo andati con Yoongi dopo il museo.
Non pensavo a lui volontariamente, ma camminare su quelle strade mi ricordava il posto in cui ci eravamo conosciuti. "Come facevi a sapere che Tae lavora qui??" Gli domandai sorridendogli.
Era bello che avesse deciso di portarmi in quel posto, forse aveva anche deciso di provare a farsi stare simpatici i miei amici.
Ero emozionato, si stava davvero impegnando tanto, più di quanto avessi mai immaginato.
"Taehyung lavora qui?" Mi chiese con gli occhi sgranati distruggendo ogni singolo briciolo di gioia sul mio volto.
"Ma che cazzo, ma me lo potevi dire prima?" Mi ringhiò infastidito.

Before of you.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora