25. I'm fine

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Spalancai gli occhi capendo ciò che Jimin mi stava dicendo.
Era incredibile come tutti sapessero e vedessero chiaramente le cose che riguardavano me e Jiho, tutti tranne me. In quel momento mi passò davanti tutta la nostra relazione, tutti i due anni passati insieme, dal nostro primo incontro casuale in ospedale, quando mi sbucciai un ginocchio e mia madre volle portarmi per forza a farmi medicare, la nostra prima uscita al fiume Han, il primo bacio al cinema, la prima volta che facemmo l'amore, le passeggiate.
Le menzogne, i compagni di corso che avevano sempre e solo la priorità, l'allontanamento da tutto ciò che fosse al di fuori delle 4 mura di casa, le critiche, quella volta in cui mi impedì di andare a prenderlo all'ospedale, il sesso solo per bisogno, le litigate, la pazienza che si esauriva in un battito di ciglia, gli insulti, le notti passate in bianco, lo schiaffo alla festa, il controllo sul mio corpo e sulla mente.
Tutto.
Rividi tutto.

"Io sono migliore di come lui mi rappresenta." Ammisi con gli occhi nuovamente lucidi.
"Lo so." Mi sorrise pizzicandomi una guancia.
"Posso averne un'altra?" Chiesi a Jimin riferendomi alla birra.
Adesso ne avevo davvero bisogno, dovevo metabolizzare una quantità infinita di sentimenti e se non mi fossi alleggerito la mente sarei esploso. Continuai a bere, seduto accanto a Jimin, su quel divano rosso aggrappandomici come se fossero le uniche cose in grado di tenermi al sicuro ed evitare che venissi sopraffatto dalle consapevolezze appena trovate.

Il tempo scorreva senza che me ne accorgessi, un bicchiere dopo l'altro, ignorando Jimin che cercava di farmi smettere, fino a farmi farfugliare parole incomprensibili che nella mia mente erano chiare lamentele o prese di posizione.
"Dov'è Kook?" Farfugliai con la bocca impastata dall'alcol e lo stomaco in disordine.
"Tornerà fra un po, aveva delle cose da fare." Annuii in risposta appoggiandomi al comodo schienale del divano, chiusi gli occhi per il fastidio provocato dalla luce che entrava dalla finestra di fianco a noi e sentii Jimin alzarsi e chiudere la porta dietro di se,
Dopo pochi secondi la sua voce arrivò debole alle mie orecchie ma non aprii gli occhi, continuai a tenerli chiusi.

"Hei"
"Si, sono io."
"Si tratta di Hoseok."
"Niente, non ti preoccupare,"
"Si adesso sta bene ma è ubriaco."
"Fra poco arriva Jungkook con i miei e non so che fare."
"Non voglio che si senta a disagio e non credo sia dell'umore adatto..."
"Si ha litigato con Jiho, ma semmai ti spiegherà lui..."
"Puoi portarlo a casa?"
"Scusa non ti chiederei mai un favore del genere ma non volevo lasciarlo da solo."
"Grazie, ti mando la posizione di casa mia."
"Ciao, a fra poco."
Chiuse la chiamata e tornò da me sedendosi di nuovo accanto a me. Prese il bicchiere e me lo tolse dalle mani.
"Scusa, sono un disastro..." Ammisi sentendomi in colpa per il disturbo che gli avevo arrecato.
"No scemo, non lo sei affatto!" Ridacchiò staccandosi dal mio stomaco.

"Promettimi una cosa Hobi. Promettimi che ti prenderai cura di te e che sarai felice. Non voglio vederti così, mi fa male sapere che soffri... E non mi piace che ti lasci influenzare così tanto da qualcuno come Jiho. Non si rende neanche conto della meraviglia che sei e questo non lo posso accettare!" Lo lasciai finire e aprii gli occhi guardandolo storto con un sorrisetto sbieco.
Era adorabile quando da pulcino indifeso si trasformava in una piccola tigre arrabbiata, con tanto di artigli e orecchie a punta. Ero fortunato ad avere amici come loro.

Dopo pochi minuti il campanello suonò e Jimin si alzò di scatto per andare ad aprire la porta.
Sentii una voce familiare, una voce che avrei riconosciuto ovunque, in mezzo a tutte le altre e subito il mio cuore iniziò a battere più veloce preso dal panico.
"Ciao fiorellino." Apparve Yoongi da dietro la colonna dell'ingresso, appoggiando una spalla su di essa e puntandomi il suo sguardo divertito dritto in faccia. Era bellissimo, dannatamente più bello delle altre volte.
I capelli biondi e spettinati gli cadevano sugli occhi scurissimi e penetranti rendendolo ancora più misterioso del solito.
"C-ciao." Bisbigliai in imbarazzo.
Si staccò dal muro e mi raggiunse, chinandosi davanti a me e continuando a fissarmi dritto negli occhi.
"Continui a bere o vieni con me?" Mi chiese sollevando le sopracciglia. Ovviamente conoscevamo tutti la risposta.
"Aiutami ad alzarmi. Mi gira la testa..." Accolse la mia richiesta e mi porse una mano aiutandomi a tirarmi su e sostenendomi quando inciampai sui miei stessi piedi più ubriaco di quanto pensassi.
Mi ero ridotto davvero male, peggio di quanto pensassi. Le immagini iniziavano a sfocarsi e gli occhi si facevano sempre più pesanti.
Lo seguii farfugliando parole di scuse a Jimin mentre ci accompagnava alla porta.

Before of you.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora