32. Don't leave me

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Mi svegliai ancora una volta, la stanza adesso era buia, avvolta nella flebile luce di una piantana posizionata vicino al pianoforte. La luce gli si rifletteva addosso esaltandone ogni singola curva. Il vassoio con la ciotola di zuppa adesso era poggiato per terra, sempre intatto ed ormai freddo, con ancora il cucchiaio dentro.
Provai a mettermi seduto sul letto non riuscendo ad evitare di mugolare, la testa mi faceva ancora male, girava e pulsava, ma era sopportabile.
Dovevo sopportarlo, dovevo parlare con Yoongi, il mio unico pensiero. Sollevai la schiena appoggiandomi sui gomiti e tentando di tirarmi su.
Mi maledissi per essermi addormentato di nuovo anche se non sapevo per quanto tempo avessi dormito quella volta, sembrava notte fonda, il cielo dietro di me nero come l'inchiostro. Speravo che fosse tornato, speravo che non mi avrebbe odiato così tanto e che un giorno saremmo riusciti a rimanere amici, speravo che sarebbe riuscito a sopportare tutto questo così da non ignorarmi per il resto della sua vita.

Le lenzuola vicino a me si mossero e un braccio si posizionò sulla mia vita trattenendomi. Nella penombra non riuscii a non tremare, quelle erano le sue dita.
"Piccolo sei sveglio?" Era lui, era la sua voce impastata dal sonno.
Tutta la voglia che avevo di vederlo si trasformò in panico. Il battito mi accelerò improvvisamente ed un macigno pesante come un camion si piazzò sullo stomaco, impossibile da mandar giù.
Era giunto il momento, quel momento che non vedevo l'ora arrivasse, ma che mi terrorizzava più di qualunque altra cosa.

"Yoon..." Sussurrai con la voce rotta dalla paura.
Si alzò di scatto, come risvegliato improvvisamente da un pensiero o da un sogno terribilmente reale e mi fissò con occhi impauriti ed incredibilmente enormi.
"Come ti senti?" Fu la sua prima domanda.
Mi aspettavo che chiedesse delle spiegazioni, mi aspettavo la sua rabbia, la sua collera, ma nella sua voce traspariva solo preoccupazione. Mi prese una mano e la baciò delicatamente, spiazzandomi ancora una volta mentre attendeva una mia risposta. Sbattei gli occhi un paio di volte prima di posizionarli sul piumone, allontanandoli dal suo volto ricolmo di qualcosa che non avrei neanche immaginato.
"Yoon... Mi-mi dispiace tanto..." Non riuscii a finire di parlare.
Il suo corpo sfiorò il mio, le sue braccia si strinsero intorno alle mie spalle, e le sue mani accarezzavano la mia testa e la mia schiena.
"Mi sono spaventato, avevo paura che potesse accaderti qualcosa..." Teneva il volto premuto sulla mia spalla ed i suoi capelli mi sfioravano l'orecchio.
La voce rotta.
L'avevo ferito.
Avevo davvero l'impressione di averlo ferito seriamente, il suo cuore sembrava spaccato in mille pezzi, frantumato.
"Mi dispiace, non volevo farti preoccupare, io... Ti prego non odiarmi!" Ricambiai l'abbraccio sentendo una nuova morsa di panico attanagliarmi lo stomaco.
Quella era paura di perderlo.

"Oh piccolo! Odiarti?? Come potrei? Non dirlo neanche. Come ti senti? La febbre?" Portò una mano sulla mia fronte per controllarmi la temperatura ed assicurarsi che non fosse aumentata.
"Sembra che si stia abbassando." Sembrava sollevato, mentre io ero tormentato dai sensi di colpa.
"Jin Hyung mi ha raccontato che mi hai trovato tu..." Iniziai cercando le parole migliori per scusarmi ulteriormente.
"Ti sono rimasto accanto tutta la notte, sono contento che tu stia meglio." Mi interruppe.

Tutta la notte.

"Mi dispiace, so che sei arrabbiato, ma ti chiedo di lasciarmi spiegare. Non pensare che io sia andato da lui per tornarci insieme." Farfugliai nascondendo gli occhi sotto alla ciocca di capelli che li copriva.
"Hei, guardami." Mi sollevò il volto offrendomi una bellissima visione sul suo. Potevo vedere ancora la preoccupazione che gli avevo causato, sembrava un po' più stanco del solito.
"Per quale motivo dovrei essere arrabbiato? Mh? Io voglio prendermi cura di te, vorrei saperti sempre al sicuro, capito?" Mi sorrise.
"Non hai bisogno di scusarti, hai capito fiorellino?" Baciò di nuovo il dorso della mia mano e la accarezzò con cura, sfiorando il piccolo graffio che avevo su una nocca, lasciandomi sempre più confuso.
Ai suoi occhi ero tornato a casa del mio ex, lo avevo tradito , lo avevo fatto impazzire a cercarmi per tutta la città e gli stavo occupando la stanza da quasi due giorni.
Un'altra persona mi avrebbe sbattuto fuori, non mi avrebbe più voluto vedere, ma lui riusciva solo a preoccuparsi per la mia febbre, voleva prendersi cura di me.

Before of you.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora