34. Stay

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Avevo davvero intenzione di prendermi cura di lui, ormai era una decisione ben fondata e non sarei tornato indietro.
Mi aveva rallegrato la giornata il giorno in cui ci eravamo conosciuti, mi aveva aiutato salvandomi da Jiho quel giorno in caffetteria, mi aveva ascoltato e sostenuto quando lo avevo lasciato, avevamo condiviso momenti meravigliosi insieme, mi aveva salvato la vita, probabilmente, venendo a cercarmi, e aveva riempito con il suo affetto ogni voragine che avevo incisa nel petto.
Non avrei mai potuto ricambiare tutto ciò che aveva fatto, ma dovevo provare a fare ciò che potevo. Decisi di concentrarmi sulle piccole cose, per iniziare sarebbe andato bene ed ero sicuro che sarei stato accanto a lui se avesse avuto bisogno di sostegno, in qualsiasi momento di difficoltà, come lui lo era stato con me.

Entrai in facoltà di corsa dirigendomi verso la sala mensa. Gettai lo zaino sul tavolo spaventando gli altri ragazzi.
"Dovete aiutarmi." Annunciai loro.
"Ma ti sembra questo il modo di arrivare?" Mi rimproverò Jimin sostenendosi il petto con una mano per lo spavento.
"Sul serio!" Lo supplicai.
"Sono due giorni che non rispondi ai messaggi e non ti fai vedere!" Mi ammonì Jungkook trovando approvazione anche da Taehyung.
"Si scusate, avevo la febbre, ma Yoongi si é preso cura di me-"
"Come scusa?" Mi inchiodarono con gli occhi sgranandoli come non mai. Improvvisamente diventai timido, ma sapevo che mi sarei dovuto togliere quel sassolino dalla scarpa.
"Ci sono alcune cose che devo dirvi..." Mi passai una mano dietro alla testa e mi sedetti consapevole che il racconto sarebbe stato lungo e pieno di domande.

Raccontai loro cosa era successo, dal bacio, i pomeriggi passati insieme, quando mi guardava studiare, la sua premura, la mia felicità, la consapevolezza che mi fosse sempre piaciuto, dal primo momento in cui ci eravamo conosciuti. Mi godetti i loro sguardi increduli e mi zittii mentre discutevano su chi avesse ragione o meno. Lo sapevano già ma fingevano di non sapere niente, tipico loro, non mi avrebbero forzato a raccontare qualcosa che volevo tenere per me.
Raccontai anche del mio ultimo incontro con Jiho e di ciò che accadde dopo. Riuscivo a percepire la preoccupazione di Taehyung, il dolore di Jimin e la rabbia di Jungkook, ed ero consapevole che avessero ragione tutti quanti.
Non sarei dovuto andare, forse sapevo che sarebbe andata a finire male, ma non avrei immaginato che succedesse tutto ciò. In ogni caso non potevo tornare indietro nel tempo, se avessi potuto avrei cambiato molte cose. Molte più di quelle che immaginassero loro.
Mi scusai con loro per non avergli detto niente fino a quel momento e fui sollevato di scoprire che fossero solamente contenti per me. Non avevano mai pensato che avessi affrettato i tempi, non avevano mai avuto neanche un briciolo dei pensieri che, credevo, potessero avere su di me.
Mi capirono, come neanche io riuscivo a fare verso me stesso.
Mi sentivo quasi in colpa per non avergli raccontato niente, per averli tenuti all'oscuro.

"Vieni al dunque. A cosa ti serve il nostro aiuto?" Mi chiese Taehyung mentre tornavamo in classe.
"Devo cercare di ripagare Yoongi per tutto ciò che ha fatto per me." Spiegai loro.
"Speravo di partire dalle piccole cose." Alzai le spalle cercando la loro approvazione.
"E noi a cosa ti serviamo?" Domandò Jungkook.
"Dovete aiutarmi a vincere un peluche..."

Dopo un paio di ore passate a cercare un pelouche che mi potesse soddisfare, e altrettanto tempo a cercare di vincerlo, riuscii a tirar fuori da quelle macchinette un piccolo gattino grigio chiaro con gli occhi arrabbiati come i suoi, la coda lunga e le orecchie morbidissime.
Me lo ricordava in qualche modo, aveva la sua stessa espressione. Era molto più dolce di come sembrava a prima vista, proprio come lui.
Istintivamente lo tirai fuori dallo sportello e lo strinsi al petto godendomi la sua morbidezza.
"Sei proprio cotto!" Mi prese in giro Jungkook ridacchiando.
"Hobi ed il suo gattino!" Piagnucolò Taehyung continuando ad infierire.
"Ah smettetela! Ma quale cotto!" Gli ammonii fingendo che avessero torto staccandomi immediatamente dalla piccola bestiolina di pezza per cui avevo sudato.
In realtà avevano ragione, ero completamente cotto, al punto da essere dipendente dalle sue morbide guance. Quel ragazzo mi stava friggendo il cervello e non avevo nessuna intenzione di oppormi.
"Adesso finalmente possiamo andare a mangiare qualcosa!" Si lamentò Jimin seduto mollemente su una panchina un paio di metri dietro di noi, rinchiuso nel suo piumino verde troppo grande per il suo esile corpicino.

Before of you.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora