12. Naosu

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Curare


"Posso entrare?" Non ricevendo alcuna risposta il ragazzo entrò nella stanza trovandola vuota, così si sedette sul letto sul quale si era svegliato, venendo inebriato dal profumo di colonia che prima non era riuscito a riconoscere.
Sbadigliò coricandosi nuovamente su un fianco, socchiudendo le palpebre solo per un attimo, aspettando che il proprietario di quella camera tornasse.
Quando Katsuki tornò una ventina di minuti più tardi, dopo aver sbollito la rabbia sotto la doccia, trovò il bicolore addormentato con la testa poggiata al cuscino.
Non era un ragazzo particolarmente romantico o sensibile ma vederlo lì, in camera sua, in qualche modo lo fece sentire sollevato.
Lo divertiva prenderlo in giro chiamandolo con il soprannome che tanto odiava e quando lo aveva visto nelle condizioni in cui era non poteva negare di essersi preoccupato.
Sarà stato un ragazzo stronzo, ma Katsuki aveva comunque un cuore e dei sentimenti.
Tutti erano a conoscenza dell'orrenda persona che fosse Enji Todoroki, ma non avrebbe mai e poi mai pensato che trattasse i figli a quel modo, forzandoli a fare ciò che voleva lui e picchiandoli se non ubbidivano.
Per non parlare dell'ira cieca che gli era montata quando aveva raccontato della madre e dei fratelli maggiori: come si può abbandonare dei figli al loro destino? Come si può abbandonare un figlio non ancora maggiorenne, lasciandolo nella casa dove avvenivano i peggiori soprusi?
E i fratelli?
Puta caso se li fosse trovati davanti li avrebbe presi a pugni, questo era certo.
A quei pensieri ringhiò e successivamente si stese davanti a lui, puntando il gomito sul materasso per posare il mento sul palmo della mano.
Lo osservò a lungo senza muovere un dito.
La pelle diafana, il respiro calmo e quasi impercettibile... sembrava un dannato principino anche mentre dormiva.
Se non avesse avuto la vita travagliata, se lo sarebbe già portato a letto.
Lo conosceva di vista e nome da anni, ma non aveva mai trovato il giusto pretesto per avvicinarglisi.
Era stato un puro caso il loro incontro in palestra, ma nonostante tutto non gli era dispiaciuto affatto aver incontrato quegli occhi così diversi ma accumunati da un'unica cosa: l'assenza di vitalità.

"Ti faccio pena?" Il minore aprì gli occhi di scatto e si ritrovò il volto del biondo vicinissimo al proprio.

"Ah? Secondo te mi porto un ragazzo a casa per perchè mi fa pena? Mi sei fottutamente svenuto addosso, avrei dovuto lasciarti a terra come un sacco di patate?"

"Allora cosa stai architettando?" Il biondo emise un verso esasperato e mise su un ghigno dei suoi.

"Scoparti finchè non ne avrai abbastanza"

"Non sono interessato ai rapp-"

"Merda stavo scherzando! Diviso a metà impara a capire le battute e il sarcasmo. Non scopo ragazzi random, mi hai preso per un fottutissimo ninfomane?" Shoto non rispose, impegnato ad osservare il piercing dell'altro comparire di tanto in tanto nella sua bocca.
Ora che ci aveva fatto caso, si vedeva abbastanza: come mai prima lo aveva omesso?
Il biondo si accorse dello sguardo fisso sulle sue labbra e sorrise provocatore.

"Ti piace il piercing eh?"

"Non lo avevo mai visto a nessuno. Ha fatto male?" Shoto si sorprese di se stesso. 

Da quando gli interessava cosa provavano gli altri?

"I primi giorni" Rispose il maggiore prendendo a giocare col piercing, muovendolo grazie ai movimenti della lingua, catturando lo sguardo del bicolore.

"E non ti da fastidio?"

"Ormai ci ho fatto l'abitudine"

"E ai tuoi amanti?" Katsuki tornò serio, prendendo la mano incolume dell'altro, portandola alla bocca, in una tacita richiesta.
Non ricevendo segnali ostili, aprì la bocca tirando fuori la lingua, passandola sul palmo aperto della mano e tra le dita del minore senza mai rompere quel filo invisibile che teneva incatenati i loro occhi.

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