38. Tadaima

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Sono a casa

La felicità era un concetto difficile da comprendere e questo Shoto lo aveva capito sin da bambino.
La vita gli aveva tolto tanto e solo nell'ultimo periodo era riuscito ad avere una rivincita, un riscatto che gli aveva permesso di crescere e di migliorarsi.
Dalla morte del padre e dall'ufficiale scioglimento del clan Koga, molte cose erano cambiate.
In città si era smesso di parlare di zone, la popolazione aveva iniziato a cambiare opinione su molte cose e non c'erano più stati scontri o minacce.
Aveva rafforzato il rapporto con la sua famiglia e passava molto tempo in compagnia della madre, adesso molto più serena e sorridente.
Guardò ancora una volta l'edificio dietro di sè, inchinandosi davanti ai cancelli chiusi della scuola in segno di gratitudine.
Gratitudine sì... perchè quel luogo gli aveva fatto conoscere le persone a lui più care, quelle persone che l'avevano protetto e supportato senza badare al fatto che appartenessero a due clan rivali, infischiandosene se avessero rischiato la vita a causa di quell'ossessionato di padre che si era ritrovato.
Quel quindici luglio era davvero afoso ma la leggera brezza permetteva di godersi appieno la giornata calda.
Guardò l'orologio e constatò che avesse più o meno venti minuti per arrivare a casa di Mitsuki, dove lo aspettavano gli amici per festeggiare il compleanno di Izuku.

"Sono già tutti qui?" Chiese una volta arrivato, venendo abbracciato dalla donna.

"Gli ho mandato un messaggio ma non mi ha risposto. Gli altri ti stanno aspettando"
Shoto annuì e si diresse nel cortile di casa Iga, trovando i ragazzi seduti nel piccolo giardinetto presente, circondati da bellissimi garofani colorati.

"Oh Shoto! Hai ritardato di due minuti, non è da te!!"

"Mi sono fermato a salutare l'edificio scolastico. Quel luogo mi ha dato tanto e ci sono legato" Denki sorrise e si strinse al fidanzato il quale gli baciò la tempia dolcemente.
Il bicolore si sedette tra Kirishima e Shinso, il quale lo salutò con un sorriso prima di aprire bocca.

"Come va il lavoro?"

"È impegnativo, però mi piace. Ho seguito le sue orme." Affermò il più giovane tra loro volgendo lo sguardo alla piccola teca di cristallo, contenente erbe varie, incastonata in una piccola scultura di pietra con un scritto un solo nome.

Izuku Midoriya

Shoto chiuse gli occhi un attimo, nella sua mente ancora ben limpidi i ricordi di quel maledetto giorno.

"Nerd!"
Urlò Katsuki con in braccio il corpo ferito di Todoroki comparendo sulla soglia della palestra col fiatone.
Spalancò gli occhi quando vide l'amico a terra circondato dagli altri, madre compresa, con gli occhi arrossati nel disperato tentativo di non piangere.
Si avvicinò lentamente poggiando il bicolore a terra, puntando lo sguardo su ognuno dei presenti: i loro volti sembravano stravolti.

"Cosa cazzo aspettate? Portiamo in ospedale!"

"Katsuki calmati"

"Cosa cazzo dici mamma! Sta perdendo sang-" Ma le sue parole vennero interrotte da Touya, il quale gli poggiò una mano sulla spalla per infondergli forza.

"E' stato avvelenato"
Occhi rossi, se possibile, sgranò ulteriormente i cerchi infuocati che aveva al posto delle iridi e guardò l'amico dai capelli verdi venir accarezzato ritmicamente da Shinso.

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