28. Mukanshin

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Apatia


"Eddai Shoto non fare il guastafeste! Hanno preparato tutto" Borbottò l'albina con dei pantaloni della tuta in mano.

"Non l'ho chiesto io, non mi è mai interessato festeggiare il mio compleanno, figuriamoci quest'anno."
Era stato dimesso dall'ospedale tre giorni prima dopo aver trascorso un mese e mezzo in quella stanza fredda e priva di colore, venendo catapultato in casa Bakugo senza che nessuno lo avesse minimamente interpellato.


23 gennaio, ore 15.30
Il paziente Shoto Todoroki era stato ufficialmente dimesso ed era stato portato dalla sorella a casa del fidanzato, spiegandogli nel tragitto il perchè avrebbe vissuto da lui finchè non avessero trovato una sistemazione adatta.

"E tu dove stai?"

"Per il momento continuerò a dormire anche io da Katsuki per aiutarti, non devi fare ancora troppi sforzi. E' stato lui a volermi in casa, dice che sono più al sicuro lì che altrove"
Shoto guardò fuori dal finestrino contemplando la pioggia che cadeva leggera, chiedendo che fine avessero fatto le loro cose.

"Le abbiamo portate via tutte prima che nostro padre tornasse a casa. Touya ha scoperto che è andato in ospedale per alcune ferite che gli hai inflitto e ne abbiamo approfittato. Non torneremo mai più in quella casa."


"Possiamo riallacciare i rapporti... io... ho parlato anche con la mamma nonostante io sia ancora arrabbiata con lei. So che la vedevi in ospedale fuori dalla tua stanza. E' corsa non appena ha saputo di quello che ti era successo e dopo la reazione che hai avuto si è tenuta lontana come Touya per non infastidirti."

"Avrebbe dovuto importagliene prima non credi?" La ragazza sospirò poggiando i pantaloni sul letto, accanto alle sue gambe.

"Provo dell'astio pure io Shoto, ma non voglio darla vinta a nostro padre. Noi dobbiamo vivere! Siamo molto più di questo non credi?" Il fratello minore non rispose portando il braccio ormai guarito nel suo campo visivo.
Quelle cicatrici erano la testimonianza che aveva lottato ed era sopravvissuto alla furia cieca dell'uomo che aveva contribuito nel metterlo al mondo.

"Fallo per i tuoi amici almeno, ci tengono tanto a festeggiarti".
Fuyumi aveva capito da tempo che quelle persone erano diventate importanti nella sua routine, seppur non lo avrebbe mai ammesso con disinvoltura.
Afferrò i pantaloni in mano alla sorella dopo aver rilasciato un lungo sospiro e si fece aiutare ad indossarli, alzandosi poi con l'aiuto delle stampelle.
La maggior parte delle ferite erano guarite, ma la gamba aveva ancora qualche settimana di recupero e avrebbe dovuto camminare con dei supporti per non gravare su quella sana.
Aveva tolto il gesso e indossava un tutore che impediva all'arto di fare particolari movimenti, ma comunque erano molte le cose che non riusciva ancora a fare in autonomia: una di queste era infilarsi dei pantaloni o camminare troppo a lungo nonostante il sostegno delle stampelle.
Il bicolore fece qualche passo prima di fermarsi davanti allo specchio, osservando con sguardo spento il proprio riflesso.
Dopo essere stato messo al corrente delle proprie condizioni fisiche, Shoto era tornato ad avere il suo sguardo apatico e nemmeno la presenza del biondo era riuscita a risollevarlo, nonostante l'avesse calmato durante la piccola crisi che aveva avuto.
Aveva iniziato fisioterapia in ospedale e dal momento che era stato dimesso avrebbe dovuto recarsi in ospedale tre volte alla settimana per tornare ad essere padrone del proprio corpo al 100%.
Davanti al vetro riflettente si portò una mano alla parte sinistra del volto e con i polpastrelli avvertì la pelle ustionata che contornava l'occhio azzurro.
Erano riusciti a salvarglielo e avevano tolto la maggior parte di pelle liquefatta, ma purtroppo il segno dell'ustione gli sarebbe rimasta a vita.

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