13. Oniisan

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Fratellone


Dall'altra parte della città, invece, una disperata Fuyumi era al telefono con il fratello minore, intento a cercare di calmarla.

"Calmarmi? Tu non capisci Natsuo! Shoto non mi risponde alle chiamate da quattro ore! Mi è solo arrivato un misero messaggio da parte sua una mezz'ora fa con su scritto che stava bene e che sarebbe rientrato presto! Cosa dovrei fare secondo te!?"

"Tornerà Fuyu, lo farà per te. Magari si sta allenando"

"Certo, con quella mano malmessa immagino quanto si stia allenando! Gli è successo qual- Shoto!"
Natsuo ascoltò la conversazione, o meglio le urla, di sua sorella contro il fratello minore, il quale stava venendo rimproverato per non aver risposto alle sue innumerevoli chiamate durante la giornata.
La chiamata venne chiusa senza nemmeno un saluto e l'albino sospirò lanciando il telefono sulla poltrona accanto al divano, poggiando un braccio sopra gli occhi.

"Tutto risolto?"

"Io davvero non capisco Touya. Passo sempre per lo stronzo insensibile della situazione. Quando si tratta di Shoto lei smette di ragionare, mi darebbe in pasto a quell'essere pur di vederlo incolume." Affermò il ventunenne venendo affiancato dal fratello maggiore, che accese la tv per giocare alla play.

"Quello che non ragionava vicino a Shoto ero io o non avrei fatto quello ho fatto"

"E come facevi a ragionare, nostro padre ci trattava come zerbini e sacchi da boxe, idolatrando il figlio prediletto ogni santo minuto. Quanto ho odiato nostro fratello"

"Lo odi sempre anche dopo quello che hai visto stamani?" Natsuo tacque, non sapendo bene cosa rispondere.
A primo impatto avrebbe voluto rispondere di si... che lo odiava sempre anche per avergli strappato la sua sorellona, la sua casa, sua madre...
Poi però, gli vennero in mente le immagini di quella mattina: Lo sguardo vuoto di quel fratello che non vedeva personalmente da tre anni, del suo sangue sulla parete e dell'arrendevolezza che aveva mostrato andando a scuola nonostante non si reggesse quasi in piedi.
Perchè lui l'aveva visto... lo sforzo che aveva fatto per non far ricadere sulla sorella l'ira funesta del padre.
Aveva visto come si era toccato lo stomaco in preda ai crampi per la fame prima di uscire di casa, ma ciò non lo aveva fatto desistere dall'andare a lezione per proteggere l'unica persona che si prendeva cura di lui.

"Sai... io non ho mai odiato Shoto, ho solo trovato in lui la via di fuga per fuggire da quel dolore, ma se lo avessi qui me lo coccolerei tutto" Il minore spalancò gli occhi a quella confessione, sconcertato.

"Davvero? Perchè allora non l'hai mai fatto?"

"Mi vergogno" Dopo un attimo di pausa il ragazzo continuò.

"Mi vergogno di averlo accoltellato. Mi vergogno per non essere mai tornato sui miei passi, mi vergogno per aver lasciato che la mia sorellina subisse le angherie di quell'uomo per non lasciare Shoto solo in quell'inferno. Mi vergogno per non avergli mai chiesto scusa"

"Non me ne avevi mai parlato. Io pensavo non ti importasse" Touya sorrise tristemente e prese il joystick per svagarsi un po'.

"Mi importa più di quanto pensi"


Fuyumi era a scuola assieme a Natuo e Touya, quattordici anni, stava ancora dormendo nel suo letto nell'altro lato della villa.
La zona notte era, se così si poteva affermare, l'unica ala dell'abitazione nella quale il silenzio regnava sovrano... l'unico luogo in cui potevano definirsi al sicuro.
Enji Todoroki venerava la notte e, per quanto assurdo, pretendeva che venisse usata per dormire, riflettere e ricaricare le forze. 
Touya si stiracchiò imprecando per il dolore che si irradiò lungo entrambi gli altri superiori, vittime della furia del padre il giorno precedente: aveva cercato di difendere Natsuo da una punizione e ci era riuscito in parte, prendendo vari colpi al suo posto.
Andò in bagno a cambiare le bende sulle braccia, dirigendosi poi verso la cucina per mettere qualcosa sotto i denti.

"O-Oniisan?" Il ragazzo spalancò gli occhi cerulei e si diresse verso la stanza da dove aveva sentito provenire quella piccola voce.

"Sho? Perchè sei qui e non a scuola?" Il bambino di sette anni si rintanò nella coperta azzurra che aveva addosso abbassando lo sguardo umido di lacrime, tremando appena.
Il maggiore lo osservò con più attenzione e notò le sue ginocchia con vari taglietti e decisamente arrossate.

Occhiaie...

Quel bastardo gli aveva fatto fare la sessione notturna... che essere infame 

Sospirò e gli si sedette accanto, appena in tempo prima che Shoto scoppiasse a piangere contro il suo petto, stringendo tra le manine la sua t-shirt bianca.

"Va tutto bene Shochan, ci sono io adesso" Ma il bambino continuò a piangere disperato nonostante le carezze del fratellone.

"D-dov'è andata la mamma? P-perchè non torna più?" Touya lo strinse più forse a sè baciandogli i capelli lisci numerose volte.

"Mamma non ama più papà ed è andata via. Andremo presto da lei, te lo prometto"

"P-papà dice che è colpa mia...c-che io ho fatto scappare la m-mamma perchè si v-vergogna di me" Touya digrignò i denti per la rabbia e prese in braccio il fratello, ritornando in cucina, adagiandolo su un cuscino morbido.

"Facciamo colazione e poi guardiamo i cartoni, ti va?" Shoto tirò su col naso annuendo, alzandosi a fatica, ancorandosi al bacino del fratello maggiore.

"Ti voglio bene Oniisan"

"Anche io Shochan"



"Mi vuoi piegare o devo tirare a indovinare?" Shoto era rientrato da nemmeno cinque minuti e la sorella gli stava facendo il terzo grado per scoprire cosa gli fosse accaduto.

"Mi sono sentito poco bene, niente di grave"

"Niente di grave dici? Quattro ore senza avere tue notizie! Ero in pensi- cos'è questo odore di..."

"Salvia." rispose il bicolore rimanendo a petto nudo di fronte alla sorella che lo guardava in modo strano con un sopracciglio alzato.

"Stavo per dire fragranza maschile ma evidentemente parliamo... di cose diverse?" bastò una frazione di secondo... occhi grigi vide chiaramente il fratellino irrigidirsi per un attimo... attimo che bastò per farle capire che qualcosa fuori dalla loro normalità era successo.

"Scherzavo! La salvia è usata spesso nei profumi da uomo ma non credevo che a scuola aveste questi tipi di medicamenti"

"E' stato un mio..."

"Amico?" concluse la frase la ragazza sorridendo appena.
Il fratello la guardò indossando una maglia pulita, gli occhi fissi nei suoi.

"Definirlo amico credo sia esagerato." 

"Se è lo stesso che ti ha invitato a mangiare i Takoyaki, che ti fa compagnia in palestra e che ti ha portato a casa sua per curarti si... è un amico"
Gli occhi del minore si spalancarono appena e aprì la bocca per parlare, non producendo però alcun suono per qualche secondo.

"Veramente la casa non è sua ma di quello che mi ci ha portato, anche se vivono insieme."

Fuyumi gli baciò il capo uscendo successivamente dalla stanza, dirigendosi quasi allegramente in cucina, dimenticando per un attimo le ferite sul corpo dell'altro.
I suoi dubbi avevano avuto una conferma, non erano affatto infondati.
I ragazzi di quella squadra, almeno due di loro, facevano parte di quell'ex clan che il padre tanto bramava di annientare ma a lei interessava solo il benessere di suo fratello.

Si... perchè mentre parlava le iridi di suo fratello si erano riempite di una luce diversa... una luce che, ancora una volta, riaccese la sua speranza.



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Per la prima volta ascoltiamo il punto di vista di Touya!!
Questa famiglia è composta unicamente da persone che hanno passato le pene dell'inferno tanto da ricorrere al tentato omicidio per fuggire.
Pensate che Touya abbia il diritto di preoccuparsi per Shoto o è solo un ipocrita?
Fatemelo sapere,
Hanami!

ShoganaiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora