3. Basukettobōru

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Basket


"Forza ragazzi correte! Rientrate rientrate! Kaminari marca Midoriya! Ok ragazzi, venite qui"
La squadra di basket del liceo di Osaka si sedette sulla panchina della palestra raggiungendo le riserve, asciugandosi il sudore con un asciugamano e ascoltò con attenzione le parole dell'allenatore.

"Tra due giorni abbiamo la partita di qualificazione per la nazionale. Mi aspetto molto da voi ma ricordate, voglio vedervi carichi ma anche divertiti. Non c'è vittoria senza divertimento e gioco di squadra."

"Capito capitano? Si riferiva a te" Il diretto interessato alzò gli occhi al cielo e tirò l'asciugamano bagnato di sudore addosso all'amico biondo e compagno di squadra.

"Sta zitto. Sono il capitano per un fottuto motivo. Li distruggeremo e voleremo alle nazionali" Ghignò l'altro biondo, alzandosi andando nello spogliatoio a fare la doccia, seguito dagli compagni.
Appena entrati in doccia, cominciarono a chiaccherare come loro solito.

"Eiji come mai sei venuto in ritardo all'allenamento? Non è da te, soprattutto vicino alle partite"

"Sono andato in mensa a prendere l'acqua e mi è toccato sedare una quasi rissa tra un secondino e Todoroki." I ragazzi di squadra si arrestarono nei movimenti e spalancarono la bocca sconcertati.

"Todoroki? Quello del clan Koga? Ma se ne sta sempre per i fatti suoi."

"Infatti è stato l'altro ragazzo ad iniziare la discussione. Mi fa un po' pena se devo essere sincero, è sempre per i fatti propri, non gli parlano nemmeno, deve essere un ragazzo tanto solo."

"Si chiama fatti i cazzi propri, un concetto che voi non conoscete nemmeno per scherzo" Borbottò Katsuki Bakugo, capitano della squadra di basket del liceo di Osaka, legandosi un asciugamano attorno alla vita uscendo dalla doccia.
Tutti i membri della squadra, tralasciando alcune riserve, erano arrivate finalmente all'ultimo anno delle superiori e presto si sarebbero diplomati.
Avevano tutti tra i diciassette e diciannove anni tranne Katsuki che di anni ne aveva già venti.
I tre erano amici da molto tempo e per questa ragione condividevano una villetta abbastanza grande per garantire la privacy ad ognuno di loro.
Gli altri due compagni di squadra erano i fidanzati degli ultimi due, in ordine Hitoshi Shinso e Denki Kaminari.
Katsuki, conosciuto per essere una persona scorbutica, arrogante e strafottente aveva avuto storielle, ma senza legami troppo profondi.
Tuttavia non si era mai precluso dall'idea di avere un rapporto stabile con qualcuno.

"Non si può non ammettere che sia comunque un bel ragazzo. Un po' strano ma bello. È particolare no?"

"Nerd cosa stai blaterando a vanvera? Hai già il morto di sonno, vuoi farlo in gruppo? Che fetish del cazzo il tuo"
Izuku scoppiò a ridere e gli tirò la spugna schiumosa contro, gesto al quale Katsuki rispose mostrando il dito medio.
Finita la doccia si asciugò vestendosi in fretta prima di prendere il borsone e dirigersi all'esterno della palestra dopo aver salutato i compagni con un gesto della mano.
Il giocatore camminò lentamente, tirandosi su la zip della felpa per non prendersi un malanno poco prima dell'inizio delle eliminatorie.
Giocava a basket da svariati anni, tanto che a casa aveva esposte svariate medaglie di vincita in diversi tornei tenutisi fin dalle medie.
Nonostante mettesse tutto se stesso in ciò che faceva, non era mai riuscito ad arrivare alla nazionali complici, a detta sua, i compagni insulsi che si era ritrovato in squadra.
Entrato nel mondo delle superiori, si era unito subito all'unica squadra esistente, con un unico obiettivo in mente... il suo chiodo fisso: vincere le nazionali.
In quattro anni non era mai riuscito ad arrivare tra le prime tre migliori e questo fatto lo aveva reso frustrato e assetato di vittoria più di quanto già non fosse stato.
La passione per quello sport gli era stata tramandata, così come altre cose, dal padre, il quale per scelte personali non aveva mai potuto praticarlo.
Arrivato alla sua moto Mv Agusta f4 Claudio, rigorosamente verniciata grigia e nera, estrasse il casco dal borsone allacciandoselo, indossando successivamente il giacchetto da moto che aveva riposto nel piccolo sottosella.
Si inginocchiò per rimuovere l'antifurto e una volta salito a cavalcioni del mezzo tolse il cavalletto con il piede destro.
Nel momento in cui sentì la suoneria del suo telefono bofonchiò ma decise comunque di rispondere incastrando l'apparecchio elettronico nel casco nero.

"Sto guidando, cosa diavolo vuoi nerd"

"Punto primo so che non stai guidando perchè non hai il microfono nel casco, punto secondo stasera ho voglia di uscire a divertirci, ti va?"

Lo conosceva troppo bene... maledetto stronzo...

"Ah? Viviamo nella stessa fottutissima casa e abbiamo appena finito gli allenamenti, non potevi dirmelo prima? Cristo perdi colpi" Si lamentò indossando un guanto per non morire di freddo.
Benchè fosse metà aprile, la temperatura media era comunque di quindici gradi, ma andando a velocità sostenute ci teneva a rimanere con le mani integre e un minimo calde.

"Lo prendo come un sì dato che non mi hai urlato di crepare. Ci vediamo tra poco a casa, non distruggere nulla e va piano!"
Il biondo chiuse la chiamata mandandolo a quel paese e inserì le chiavi girandole, accendendo così il quadro che si illuminò di bianco.
Partì uscendo dal parcheggio della scuola e si fermò in fila al primo semaforo rosso che trovò dato che non aveva alcuna fretta a rincasare.
Attraverso la visiera calata del casco intravide il famoso Todoroki Shoto di cui aveva parlato il ragazzo dai capelli rossi camminare da solo stretto nel suo giacchetto, ricordandosi che avesse parlato di una rissa evitata.
Tutti conoscevano il clan al quale apparteneva il ragazzo, un clan prosperato nel terrore e guidato dalla violenza.
Una volta i ninja appartenenti al clan Koga erano stati abili assassini, sempre pronti a togliere vite pur di arrivare ai loro obiettivi.
Sebbene la società moderna, nella quale quasi la completa totalità dei clan si era sciolta con la conseguente sparizione della figura dello shinobi, la famiglia Todoroki era temuta da tutti poichè continuava ad agire nel nome dell'antico clan Koga, volendo che questo riuscisse a progredire nel tempo.
Osaka era suddivisa in tre grandi sezioni, contenenti numerosi quartieri.
La parte mondana, moderna e turistica, essendo abbastanza ampia, era prevalentemente una zona neutra, nella quale era severamente vietato qualsiasi tipo di scontro tra shinobi.
I quartieri un po' più aristocratici con origini antiche erano situati nella vecchia zona dei Koga, mentre la terza fetta della città, era stata assegnata al clan Iga.
A differenza del primo, il secondo clan era quasi amato dalla popolazione locale, sia danarosa che non.
I capi appartenevano ad una famiglia semplice e amichevole che non voleva screzi con nessuno: ciò non toglieva che fossero shinobi abilissimi, anche se non praticavano più le arti ninja da svariati anni.
Il suono di un clacson lo destò dai suoi inutili pensieri e ripartì verso casa, chiedendosi come vivesse quel ragazzo che, come aveva detto il dannato nerd in precedenza, sembrava essere escluso da tutto e da tutti solo per il peso del cognome che portava.


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Buongiorno!
Terzo capitolo a voi, senza troppe pretese!
Piano piano elementi in più fioriscono per farvi capire la storia delle famiglie discendenti degli shinobi, tra qui quella dei Todoroki.
Spero vi sia piaciuto anche se non succede chissà cosa!
Buona giornata,
Hanami!





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