Capitolo II

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E nel tempo Stella mantenne la sua promessa con devozione. Amava la sua bambina. L'aveva amata fin dal primo istante come un miracolo ricevuto in dono, mentre nessun altro l'aveva infatti più cercata. Era ormai parte della comunità e quasi avessero tutti dimenticato l'accaduto, nessuno ne aveva fatto più parola. Quel giorno era divenuto anzi la data del suo compleanno. Il 12 Febbraio, festeggiato sin dal primo istante, con la convinzione che la piccola avesse davvero un anno e mezzo circa, come aveva detto Paco e vista l’effettiva corrispondenza con il suo fratellino. Ma legato a lei più di tutti gli altri era Michel, che quasi a sentirsi responsabile per averla lui stesso ritrovata, non la perdeva d’occhio un solo istante.

"La mia piccola donna!" le diceva, alludendo al suo bel visino, al punto di contagiare anche tutti gli altri a chiamarla nello stesso modo. A quell’affettuoso nomignolo la piccola si voltava e “Donna” divenne in breve il suo nuovo nome. Dio! non si era mai sentito così felice. Quando i suoi ridenti occhi smeraldo si incollavano ai suoi, si sentiva tremare il cuore e stringendola a sé con affetto, anche per lui era un tesoro di inestimabile valore.
"Non ti lascerò mai più sola, prometto!" le sussurrava e la portava infatti con lui ovunque andasse: a cavallo veloci come il vento e in cima agli alberi come satiri tra i boschi, nella sacca di tela che a mo' di marsupio aveva cucito apposta per lei.

Voleva crescesse come lui, fuori dalle regole e dalle costrizioni, che vivesse a pieno ogni attimo della sua vita, che amasse la natura condividendone la forza e la bellezza e che come parte di essa, si sentisse libera come un animale selvaggio.
Sgranando gli occhi sempre con accesa meraviglia, Donna sembrava soddisfare il suo animo ribelle. Curiosa ed avida di condividere la sregolatezza dei suoi giochi, la piccola pareva infatti, non averne mai abbastanza. Quella sregolatezza che presero ad allarmare Katita più di prima: pericoli e minacce che si moltiplicarono a mano mano che la piccola cresceva. Non era normale scovarli ogni volta appollaiati tra le chiome degli alberi o vederli saltellare come scimmie.
"Selvaggio!" gli diceva, mentre indifferente ai sui richiami, a volte Michel si lasciava penzolare dai rami solo per dispetto.

"La vuoi?" Le aveva gridato una volta a testa in giù, con la bimba ciondolante tra le mani, mentre: "Prendila al volo!" S’era divertito a dire, spaventandola a morte.
Ma per quanto fingesse con Katita, Michel non era certo uno sprovveduto: non le avrebbe mai fatto del male e l’avrebbe protetta invece, da chiunque avesse osato solo pensarlo.

Pur vigile ed attenta non vietandogli mai la vicinanza alla bambina, Stella diversamente dalla madre, aveva invece compreso subito lo speciale legame che li univa, aveva intuito di non poterli separare ancor prima di sentirgli dire in una lite con Katita, quanto appartenesse a lui prima di tutti.

"L’ho salvata io!" le aveva urlato "Donna è viva solo grazie a me!"

E per farsi ascoltare da Michel, le bastava mostrargli la fiducia che voleva, perché lui di colpo diventasse un altro.

 "Con le buone maniere si ottiene tutto!" Le ripeteva infatti lasciandola di stucco, di fronte a un Michel ogni volta mite ed ubbidiente. Glielo aveva ripetuto all'infinito ma ad una donna col suo temperamento, ancor più indurita dagli anni e dalle controversie della vita, la gentilezza era proprio una dote che mancava. In quel rapporto duro e senza compromessi, non avrebbe mai capito Michel chi fosse veramente.

Ma il trascorrere di intere giornate con Donna, destò anche l’immediata gelosia di Perla. Il suo arrivo l’aveva fatta sentire ad un tratto trascurata. La infuriava notare che la madre rivolgesse a lei il resto delle sue attenzioni e che il carattere iracondo della nonna, magicamente si pacasse alla sua sola vicinanza. Era stufa di sentir dire da tutti quanto fosse tenera e carina, iniziando già a nutrire una certa antipatia per la bambina. Michel poi, sembrava non prestarle più attenzione, per lui che ai suoi occhi era già il frutto di un amore fanciullesco, era come se lei ormai non esistesse. In Michel, di cui ammirava la forza e il temperamento, notava ora una gentilezza e una premura che non conosceva. l’aveva persino visto fare una bambola. Per giorni accoccolarsi a un albero ad intagliare tronchi, unire assieme paglia e stoffa senza mai distrarsi, per tradursi nel più affettuoso dei ragazzi nel momento in cui gliene aveva fatto dono. Lei non era più il centro di tutti i suoi pensieri, non era più l'amica inseparabile di cui lui non poteva fare a meno e quel dono, non era altro che la conferma di essere stata tagliata improvvisamente fuori.
Le rammentava che per lei non aveva mai fatto nulla di così carino e Dio! quanto odiava quella bambola e come avrebbe voluto torcerle la testa per poi farla sparire per sempre dalla vista.

ɪʟ ᴍᴏsᴛʀᴏ ᴅᴇɪ ᴍɪᴇɪ sᴏɢɴɪ ~ 𝐼𝑙 𝐶𝑜𝑛𝑡𝑟𝑎𝑡𝑡𝑜Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora