Capitolo V

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Al di là del ponticello in legno, solo a pochi passi, la figura di Michel si stagliò severa e prepotente e con le mani ai fianchi e lo sguardo fisso, non lasciò presagire nulla di buono.

Vicino afferrandola per il braccio: "Dove sei stata?" Infatti urlò.
"Ti rendi conto di quanto è tardi signorina?" che se solo avesse minimamente immaginato, stavolta l’avrebbe ammazzata per davvero. Michel odiava i nobili. Era un dato di fatto che non li vedesse di buon occhio e che li considerasse vili, inaffidabili e corrotti. La sua esperienza glielo aveva detto: "Sono volubili e meschini!" Le aveva sempre urlato e di conseguenza, aveva sempre preteso che anche lei gli si tenesse bene alla larga.
Quindi fu panico immediato quando lo scorse all'orizzonte, anche se costringendosi alla calma, si finse decisamente indifferente. Sperò infatti che non l'avesse vista saltare giù da quel cancello, che non l'avesse vista alle prese con il duca e che soprattutto, non le staccasse la testa dalle spalle, quando stretta per il braccio, parve già pronto a scatenare il peggio di sé stesso.

Così: "Ho solamente passeggiato!" Mentì convinta: "Sono stata buona e tranquilla per un’ intera settimana...che oggi mi andava di sfogarmi un po’!"

"Di sfogarti un po’?" Le fece eco. E certo non fu la risposta che voleva, perché con le orbite sgranate fino alle orecchie, parve fumare come un toro nell'arena.
"Faremo i conti a casa!" La strattonò con forza.

"Grazie so camminare da sola!" Si divincolò.
Ed erano alle solite: lei con un'espressione di strafottenza in faccia e lui che la fissava deciso a rimetterla al suo posto.
Avrebbe potuto scusarsi e concludere la faccenda ma... Fin quando sarebbe andata avanti quella storia? Perché non la lasciava mai libera un secondo? Lei era cresciuta ma lui sembrava l’unico a non rendersene conto!

"Ma tu non hai proprio niente da fare che starmi sempre appiccicato addosso?" Quindi sbottò: "Non sono più una bambina vuoi capirlo o no?"

Ma era decisamente tardi e di fronte al suo menefreghismo, lui la colpì reagendo: "Sei proprio un’incosciente!" Urlò: "Si lo sei!" Le confermò furioso: "Tua madre e tua nonna sono mezze morte dalla paura. Pensavamo ti fosse successo qualcosa di male e a te sembra non importare niente!"

Lei si sfregò la guancia che pulsò immediata. Avrebbe fatto meglio a stare zitta. Il sole era tramontato all’orizzonte e il bosco era ormai piombato nel buio pesto della sera.

Ma…"Sei ingiusto!" Invece continuò ad obbiettare: "Non l’ho fatto apposta!"

"Ah non l'hai fatto apposta?"

"No! non me ne sono accorta e tu sembri provarci gusto a trattarmi sempre male!"

"E ti meravigli?" Ringhiò: "Dì ma dove hai il cervello? Quando crescerai davvero?  Dici di essere grande ma non fai altro che combinare guai e a costringere gli altri a preoccuparsi! Credi che mi piaccia fare sempre la parte del cattivo? Che io mi diverta a farti da balia come passatempo? Che io non abbia di meglio da fare che farmi trascinare dalle tue sciocchezze? Ma tu te ne freghi e sei così cocciuta che se non ti stessi sempre addosso…"
Non continuò.
Donna lo guardò sgomenta e lui stava vomitando fuori tutta la rabbia del momento. Non pensava quello che le stava urlando ma le parole sembrarono venirgli fuori senza preavviso. Esplose senza rendersene conto e la tensione fu palpabile, quasi tagliente.
"Ah Cristo Santo!" Disse alla fine: "Dai ritorniamo al campo!" Le allungò una mano.

"No!" Lei scrollò la testa: Perché aveva recepito ogni parola e il suo messaggio le era arrivato forte e chiaro: "Ci vado da sola!" Sibillò tra i denti: "...e tu puoi andare al diavolo d'ora in avanti!"
Avanzò quindi e gli voltò le spalle.

"Donna per favore finiamola!" La raggiunse.

"Sì, finiamola!" Lo interruppe: "Ma per sempre!"

"E questo cosa vuol dire?"

ɪʟ ᴍᴏsᴛʀᴏ ᴅᴇɪ ᴍɪᴇɪ sᴏɢɴɪ ~ 𝐼𝑙 𝐶𝑜𝑛𝑡𝑟𝑎𝑡𝑡𝑜Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora