Capitolo XXXIII

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Nonostante le parole terrificanti con le quali aveva voluto avvisarla di non farsi troppe illusioni sulla loro relazione, per il resto Andrè era stato gentile con lei, o almeno fino a quando non l'aveva liquidata improvvisamente lasciandole il pomeriggio libero e chiedendole di ritornare al campo.

Preparandole anche un bagno caldo con dell'acqua profumata, per darle modo di poter recuperare quelle forze che lui stesso le aveva tolto provocandole due orgasmi uno dopo l'altro e per potersi ripulire da quel seme che le aveva eiaculato addosso come forma di possesso per mettere bene in chiaro a chi d'ora in avanti appartenesse.

Come un troglodita o per meglio dire, come un rude e brutale uomo delle caverne, ma che in verità non le era dispiaciuto di ricevere sulla propria pelle, trovando invece alquanto eccitante quella sua forma così perversa e primordiale di comportarsi. 

Avevano anche pranzato insieme nella sua stanza. Andrè aveva mandato un servo a scusarsi con sua madre per la loro assenza, per poi farsi servire un pasto luculliano nell'intimità di quelle quattro mura impregnate ancora dai loro odori misti di sudore e sesso.

Ma pretendendo che restasse nuda e perciò facendosi lasciare il carrello delle vivande fuori dalla porta per poi tirarlo dentro indisturbati.

Col suo modo di fare un po' intimidatorio aveva voluto anche che gli si accoccolasse in braccio, mangiando a letto in groppa alle sue gambe e intanto che la teneva avvolta tra le sue forti braccia, facendole sentire il suo membro sistemarsi proprio tra la piega del suo sedere.

Non si era opposta ma ogni cosa fatta da lui sapeva di carnalità e di sesso e in lei permeava ancora un certo velo di imbarazzo nell'acconsentire a tutte quelle voglie così viziose.

Ma il momento che di gran lunga aveva preferito, era stato quando aveva iniziato a darle da mangiare direttamente dalle sue mani, facendole assaggiare quelle pietanze deliziose insieme al suo sapore e che lui le aveva allungato in bocca in una maniera piuttosto seducente, ficcandole anche la sua lingua in gola, tra un boccone e l'altro.

In effetti, preferendo mangiare lei invece che del cibo vero: gustandosi il suo seno e i suoi capezzoli appuntiti, che aveva preso a tormentare nella sua bocca, leccandoli e succhiandoli fino allo sfinimento, oltre che a pizzicarli e a stringerli tra le sue dita, rendendoli indolenziti e gonfi.

Una maniera deliziosa di volerla nutrire anima e corpo: sfamandola non soltanto di cibo ma anche di sé stesso, dato che non aveva smesso mai un secondo di toccarla, spingendosi anzi in una esigente esplorazione che gli aveva fatto allungare le sue mani un po' dovunque.

E che lei aveva assecondato questa volta, tra gli sguardi brucianti che l'avevano inchiodata e i sussulti scaturiti dal sentirne imprimervi il passaggio.

Senza farsi prendere dal panico e lasciando che le vagassero liberamente addosso, visto che sapeva bene come usarle e che le sue dita sembravano compiere magie sul suo corpo, scatenandole inevitabilmente quel piacere intenso tra le cosce.

Quando le erano scivolate di nuovo là in mezzo, s’era perciò offerta a lui senza neppure aver bisogno che glielo chiedesse, aprendosi e rendendogli più facile toccarle il sesso e soprattutto quel suo fulcro caldo, che oramai sembrava aver sviluppato già una forma di dipendenza dal suo tocco.

E per cui s’erano ritrovati di nuovo ad affondare su quel letto dove André l’aveva presa e consumata un'altra volta.

Davvero un uomo virilmente senza freni: con il suo membro sempre in tiro e con degli impulsi sessuali incontenibili che sembravano non ne avessero mai abbastanza.

Con una carica erotica sfrenata, dominante, sregolata, e che se fino ad allora aveva solamente immaginato che possedesse, adesso poteva dire di aver assaggiato sulla propria pelle, constatandone anche l’effetto meraviglioso ma devastante che le causava.

ɪʟ ᴍᴏsᴛʀᴏ ᴅᴇɪ ᴍɪᴇɪ sᴏɢɴɪ ~ 𝐼𝑙 𝐶𝑜𝑛𝑡𝑟𝑎𝑡𝑡𝑜Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora