Michel’s pov:
Sto lottando come un pazzo.
La furia mi ha investito e la scateno su tutti quelli che mi si fanno sotto.
Gli uomini del duca stanno tentando di fermarmi ma io sono indomabile e atterro sulle loro facce con tutta la mia forza.
Sento le loro ossa fracassarsi contro le mie nocche. Sono un bagno di sudore e sangue: il mio e il loro, ma non mi importa e la stanchezza è l'ultima dei miei pensieri.
Li sto facendo cadere come moscerini e dietro di me, lascio una scia di corpi stesi e doloranti.
Non se lo aspettavano ma siamo circensi e i nostri corpi sono ben allenati.
Mi guardo intorno e noto infatti che pure i miei compagni non sono da meno. Nessuno ha bisogno del mio aiuto, ed anzi, mi fanno cenno di andare avanti attirando su sé stessi la loro attenzione.
Pedro mi segue e mi indica il retro del castello.
Altri uomini è da là che sono provenuti, il ché ci fa supporre che ora la via sia libera e che da quella parte, non ci sia più nessuno a sorvegliare.
Mi chino a raccogliere una pistola dalle mani dell'ultimo uomo che ho atterrato.
Non le hanno usate e ringrazio Dio per questo.
In caso contrario le cose sarebbero andate sicuramente peggio, ma il bastardo ci vuole vivi, e suppongo per non guastarsi il suo divertimento di persona.
Peggio per lui però, poiché ha fatto male i conti e se ne accorgerà non appena mi avrà davanti.
Formulo questo pensiero e le mie nocche fremono per l'aspettativa. Non vedono l'ora di sporcarsi pure del suo sangue.
Intanto, Pedro mi imita e si arma anche lui di una pistola.
Si schianta contro un tipo e lo trivella di cazzotti nello stomaco. Sento il rumore degli affondi nella sua carne e non vorrei essere al suo posto. Pedro è nerboruto, grosso, e il tipo cade giù in ginocchio per poi essere finito dal calcio della sua stessa pistola sulla nuca.
Corriamo verso il retro.
C'è un altro ingresso ed è sguarnito come ci aspettavamo.
Mi tolgo quindi la fusciacca dalla vita e l'avvolgo lungo la canna della mia pistola.
Miro alla serratura.
Cerco di attutire lo sparo. Non voglio che altri uomini ci scoprano e che ci raggiungano di nuovo. Ma soprattutto, non voglio annunciare il nostro arrivo e riuscire a cogliere quel figlio di puttana di sorpresa.
Scardino la serratura. Entriamo e ad accoglierci non c'è nient'altro che lo stesso buio che ci ha fatto compagnia finora.
Buio e silenzio, ma a cui i nostri occhi si sono abituati e riuscendo a capire subito che si tratta di un lungo e stretto corridoio.
Ci destreggiamo senza difficoltà, e piuttosto, aguzzo l'udito per sentire se odo dei rumori: voci o qualsiasi altro segnale possa aiutarci a capire dove stanno tutti.
Costeggiamo la parete. Ne seguiamo il percorso che ci fa girare a destra e poi a sinistra. Strisciamo silenziosi come ratti ma è evidente che siamo nell'ala opposta del castello e ancora troppo lontani da chi vogliamo.
Stringo i denti. Avanziamo ancora. Pedro è sempre dietro di me a farmi da scudo. mentre io sbircio davanti e in ogni angolo prima di svoltare un'altra volta. Ci assicuriamo che non ci sia nessuno come sembra.
Finora ci è andata bene ma le ombre sono insidiose e non diamo nulla per scontato.
Trattengo il fiato e nondimeno questa pistola che mi brucia tra le mani.
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ɪʟ ᴍᴏsᴛʀᴏ ᴅᴇɪ ᴍɪᴇɪ sᴏɢɴɪ ~ 𝐼𝑙 𝐶𝑜𝑛𝑡𝑟𝑎𝑡𝑡𝑜
RomantikLui, un duca potente. Lei, semplicemente una gitana. Lui, un uomo che non sa o che non vuole amare. Lei, una romantica sognatrice che aspetta solo di donare il proprio cuore. Lui, già adulto e spregiudicato come il peccato. Lei, una ragazzina innoce...