Capitolo XXXIV

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Ma perché gli aveva detto di sì alla fine? 

Stava permettendo a Michel di legarla a quella fottuta ruota e tutto questo solo perché non aveva voluto ammettere che ne avesse una paura folle, quando invece, l'unica cosa che avrebbe voluto fare veramente, era di darsela via a gambe levate. 

Maledetto orgoglio e maledetto pure lui che riusciva sempre a toccare i tasti giusti pur di averla vinta.

E per cui adesso si ritrovava con le braccia spalancate legate alle cinghie in pelle nera presenti ai lati di quell'affare, ad osservare come lui in ginocchio, dopo averle fatto aprire le sue gambe, stesse facendo fare la stessa fine anche alle sue caviglie; rischiando di farsela davvero sotto nelle mutande, sembrando l'uomo Vitruviano di Leonardo e su una ruota che assomigliava tanto a uno strumento delle torture utilizzato all'epoca dell'Inquisizione e delle streghe.

"Dì la verità, mi stai odiando non è vero?"

"Puoi dirlo forte. E tu, ti stai divertendo invece?"

"Già è non sai neppure quanto!"

"Beh se volevi trovare un modo per vendicarti di me, ci sei riuscito. Oppure hai delle manie sadiche che non conoscevo?"

S’era rialzato e aveva preso a chiuderle anche la vita e i fianchi in una specie di cintura di castità che le stava strizzando pure il sesso facendole mancare l'aria, e visto che i suoi piedi poggiavano su dei sostegni che le facevano da gradino, ritrovandosi alla sua stessa altezza e potendolo guardare direttamente negli occhi in quel momento.

“In effetti sembri proprio una vergine pronta per il sacrificio!" Le sorrise in una maniera tutt’altro che confortante: “E sì, forse è possibile che io sia un po’ sadico visto che per mestiere faccio il lanciatore di coltelli e non di fiori. Ma per quelle pratiche…!” Fece alzando un sopracciglio: “...In verità si usa la Croce di Sant’Andrea e non una ruota come questa!”

“Cosa?”

Ok questa era una risposta che proprio non si aspettava di ricevere da parte sua e forse, restandone più sorpresa del dovuto, dato che le tirò su il mento chiudendole la bocca che le era rimasta spalancata nel frattempo.

E il ché parve divertirò molto, schioccandole un sorriso a cinquantaquattro denti che gli riempì la faccia.

Una vera faccia da schiaffi che le fece prudere le mani più di prima.

Che se solo avesse avuto la possibilità di muoversi di nuovo, stavolta gli avrebbe mollato veramente. 

“Oh, ma non ti scandalizzare. Sai, ad alcune donne piace essere legate in questo modo, lo trovano eccitante ed è una pratica piuttosto richiesta!” 

Richiesta un corno! Qui le cose erano due: o gli uomini erano tutti dei pervertiti, o era lei che se li andava a cercare con il lanternino!

“So a cosa stai pensando!” Dichiarò lui un secondo dopo: “Ma giacché hai sempre detto che sei diventata grande, ebbene che tu sappia che esistono anche dei retroscena più insidiosi riguardanti il sesso!”

Deglutì e lui le si accostò a un passo dalle labbra respirando il suo respiro: “L’amore non è sempre carezze e baci, ma i segni sul tuo corpo mi dicono già che tu te ne stia rendendo conto, non è così?”

I segni sul suo corpo? O Gesù Cristo! Ma come aveva fatto a dimenticarseli?

E adesso non sembrava più nemmeno che scherzasse, poiché il suo sorriso ironico era scomparso ed i suoi occhi s’erano rabbuiati improvvisamente diventando più seriosi e duri.

“Stai attenta al tuo duca!” Infatti la graffiò con la sua voce roca: "Perché a quanto vedo, sembra che gli piaccia fare il padrone anche a letto e qualcosa mi dice che non si accontenti di ricevere un no come risposta!”

ɪʟ ᴍᴏsᴛʀᴏ ᴅᴇɪ ᴍɪᴇɪ sᴏɢɴɪ ~ 𝐼𝑙 𝐶𝑜𝑛𝑡𝑟𝑎𝑡𝑡𝑜Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora