Si dice che gli incubi siano la rappresentazione metaforica di paure scatenate da eventi traumatici che realmente abbiamo vissuto,
ma colui che stava osservando non era assolutamente una metafora e non svaniva come tutti gli altri sogni semplicemente aprendo gli occhi, perché lui esisteva veramente ed era a piede libero, proprio davanti a lei in quel momento, in carne ed ossa e capace di riaccenderle in un istante, tutte le angosce che fino ad allora aveva solo finto di dimenticare.
Ferma solo a guardarlo, non riusciva nemmeno a pronunciarne il nome.
Quello di Rober, che stavolta non ebbe problemi a distinguere da suo fratello, poiché fasciato negli immancabili vestiti neri, aveva quell'aria buia e sinistra che ancora ricordava.
Un nero che gli enfatizzava la longilineità del corpo e il petto ampio, il biondo dei capelli e la lucentezza delle ciocche che gli ricadevano scomposte ad arte sul suo volto.
Un volto che aveva imparato a amare ma che su di lui assumeva la cangiante bellezza di un demonio: il male dietro il paradiso di quegli occhi iridescenti come cristallo.
Una natura oscura che lei aveva già sperimentato sulla sua stessa pelle e che non aveva più dimenticato nonostante se lo fosse imposta.
Strano che non avesse messo in conto di incontrarlo.
Strano che non ci avesse riflettuto sopra fino a quel momento.
“Ti ho spaventata?” Lui invece fece sorridente: “Mi dispiace. Non era mia intenzione!” Palesò con una strana gentilezza che non gli si addiceva.
“Vostra madre mi ha invitata!” Gli anticipò prima che lui chiedesse:
“Eeeee… ovviamente Andrè!”
Balbettò indecisa su che dire.
Fu allora infatti che le montò subito in testa un'incertezza atroce:
lui sapeva del contratto?E poi, in tal caso, anche lui sarebbe stato il suo padrone?
Tremò al riflesso di quella nuova consapevolezza che le si delineò improvvisa solo in quell'istante.
Perché non ci aveva pensato prima?
E perché non ne aveva fatto parola con Andrè finora?
Possibile che la sua mente l'avesse del tutto dimenticato?
No!
Lui ne avrebbe approfittato!
E di nuovo la sua testa fu un subbuglio di pensieri.
"Quindi oggi sei nostra ospite?" Esclamò attirandone di nuovo l'attenzione.
"Sì!" Annuì soltanto.
"E Andrè ti ha lasciata tutta sola?" Chiese alzando un sopracciglio: "Che pessimo padrone!" Commentò poi sbuffando: "Questo non è cortese!" Disse con un'espressione di finto rammarico sul viso: "Un ospite deve essere accolto sempre come si deve invece, non ti pare?"
"E infatti è così ma è stato trattenuto!" Lo difese.
"Trattenuto?"
"Sì, credo per dei problemi di lavoro!" Si affrettò a dire: "É nel suo studio adesso e se lo raggiungete..." Lo esortò sperando che se ne andasse: "Credo che ve ne metterà al corrente lui stesso meglio!"
Ma lui intuì e non si schiodò da dove stava: "No, Andrè sa benissimo cavarsela da solo!" Disse incurante: "...Mentre riguardo a te…" La guardò stringendo gli occhi: "...Vuol dire che ti farò io un po' di compagnia se non ti dispiace?"
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ɪʟ ᴍᴏsᴛʀᴏ ᴅᴇɪ ᴍɪᴇɪ sᴏɢɴɪ ~ 𝐼𝑙 𝐶𝑜𝑛𝑡𝑟𝑎𝑡𝑡𝑜
RomantizmLui, un duca potente. Lei, semplicemente una gitana. Lui, un uomo che non sa o che non vuole amare. Lei, una romantica sognatrice che aspetta solo di donare il proprio cuore. Lui, già adulto e spregiudicato come il peccato. Lei, una ragazzina innoce...