Capitolo XII

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Le inquietudini di quella notte vennero spazzate via già dai primi albori del mattino. Il buio si ritirava insieme alle sue ombre, mentre la luce filtrava coi suoi raggi al di là delle finestre.

Era incredibile come tutto di giorno assumesse un aspetto così diverso ed anche il suo incubo venne accantonato assieme a tutto il resto. Guardò infatti sorridente il cielo terso e le nuvole svanite come per incanto.

Quel pomeriggio nulla le avrebbe vietato di poter vedere Andrè e respirò fremente l'eccitazione dell'attesa.

Si avviò al catino e si lavò velocemente.
Immergendo le sue braccia nell'acqua fredda e i seni che le si inturgidirono all'istante lavando via anche ogni traccia di tensione dal suo corpo. Poi fu fuori saltellante come un grillo, crogiolandosi nell'aria fresca del mattino e raggiungendo sua madre nella grande tenda.

“Buongiorno!” Gridò scostando il telo e incollandosi alle sue spalle per darle un sonoro bacio sulla guancia.

"Già sveglia?" Lei ricambiò affettuosa strofinandole la testa: "Tutto bene? Ti sei ripresa? Ieri mi hai fatto preoccupare!"
Le controllò la febbre toccandole la fronte con la mano.

"Più che bene. Ho una fame!" Ammise, mentre un profumo di pancetta le esalò appetitoso alle narici.

Sua madre era affaccendata con la colazione e il suo stomaco brontolò in risposta per non aver mangiato niente il giorno prima.

"E' per me?" Allungò una mano.

"No!" Gliela schiaffeggiò di colpo: "Questa è di Michel!" Spiegò versando in una tazza del caffè bollente.
"Michel ha lavorato fino a tardi ieri!" Pose una ciambella in un piattino: "Anche con la pioggia è andato da Monsieur Armand lo stesso nel pomeriggio!"

"Poverino, sarà sfinito?" Fece con una nota di malizia.

"Sì!" Le rispose riponendo anche del burro e dei biscotti: "Così gliela porto nella sua tenda intanto che lo lascio riposare!" Prese un vassoio.

"No, Gliela porto io!" Glielo strattonò via dalle sue mani.

"Ma non avevi fame?"

"Tanto mangio la sua intanto che mi avvio!"

"Donna!" La ammonì la madre.

"Scherzo!" Cacciò la lingua: "Gli rubo solo qualcosina!" Masticò un biscotto.

"Donna non lo svegliare!" Si raccomandò sua madre.

"Non sia mai!" Alzò le sopracciglia stendendo la sua fronte.

"Dopo c'è lo spettacolo e lui deve recuperare le sue forze!"

"Sì immagino quanto ne avrà perse!" Disse alzando gli occhi al cielo: "Vuol dire che striscerò nella sua tenda silenziosa come un fantasma!" Quindi promise uscendo allegramente e in tutta fretta.

Michel era intrecciato alle sue lenzuola quando entrò furtiva nella tenda. Dormiva a torso nudo e a pancia all'aria con ben poco di nascosto alla sua vista.

Anche il suo torace era ampio e vigoroso ed anche i suoi muscoli, sembravano guizzare forti sotto la pelle. Ma l'effetto su di lei era innocente e non si scandalizzò nell'allettarsi del suo corpo quasi nudo in bella mostra.

Poggiò anzi il vassoio sul tavolino accanto al letto e gli scivolò di fianco come un micino pronto per le fusa.

“Poverino!” Quindi gli si accoccolò vicino: “Sei stanco?” Gli mormorò all'orecchio, ma nell'osservare il letto sfatto, rise convinta fosse sfinito per ben altro.

Sembrava ci fosse passato un uragano e lui dormiva profondamente come un ghiro.

Scostò quindi un lembo di lenzuolo che gli nascondeva il sesso, sbirciando dal di sotto la sua erezione mattutina. Era curiosa e osservò il suo membro puntargli eretto contro le mutande.

ɪʟ ᴍᴏsᴛʀᴏ ᴅᴇɪ ᴍɪᴇɪ sᴏɢɴɪ ~ 𝐼𝑙 𝐶𝑜𝑛𝑡𝑟𝑎𝑡𝑡𝑜Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora