Capitolo LIII

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                               !AVVISO PER I LETTORI!
Da questo capitolo in poi i personaggi parleranno al tempo presente e in prima persona per meglio coinvolgervi nella storia.

Andrè’s pov:

“Continuate a sorvegliare l’accampamento e avvisatemi subito se vedete movimenti strani da parte dei gitani!”

“Sì, signore!”

Faccio tintinnare il ghiaccio nel bicchiere che reggo in mano per poi ingollare tutto d’un fiato l’ultimo sorso di brandy che c'è rimasto dentro. Mi sento irrequieto, impaziente, e questo fuoco liquido è l’unico rimedio che conosco per rilassarmi e per tenermi fintamente calmo. E’ già il quarto bicchiere che mi scolo come se fosse semplicemente acqua, e no, non c'è il rischio che mi ubriachi dopo che anni di esperienza mi hanno insegnato a reggerlo rendendo quasi il mio corpo immune. In effetti, avvertendo soltanto adesso la magia dell'alcool fare finalmente il suo lavoro: sciogliere i miei nervi tesi come speravo che accadesse e quel calore, iniziare a bruciarmi piacevolmente in petto subliminando l’oscurità dei miei pensieri: lenire questa lava che mi scorre dentro al posto del mio sangue e calmare questa bestia che non attende altro che di poter sbranare la sua preda non appena varchi quella soglia.

In trepidante attesa in questa sala in cui mi sono incollato alla finestra già da mezz'ora e non vedendo l’ora che la carrozza arrivi con lei a destinazione per condurla direttamente nelle mie mani e negli artigli che nel frattempo mi sto già affilando.

Mani che sento fremere dalla smania di poter soddisfare finalmente la mia fame ma che mi impongo di controllare quasi stritolando il mio bicchiere.

Mani che nonostante bramino di affondare nella sua tenera carne, non sveleranno sin dal principio le mie carte e quel bisogno di vendetta che mi sta asfissiando il petto.

Che sadico sarei altrimenti, se non mi divertissi almeno un poco a sua insaputa?

Divertirmi certo! Perché voglio vedere fino a che punto sarà capace di arrivare con le sue menzogne e per godermi a pieno l’attimo esatto in cui la consapevolezza di non avere più una via di fuga, farà finalmente breccia tra i suoi pensieri e in quella bella testolina che si ritrova. Gustarmi quella paura che le vedrò affiorare in faccia a poco a poco, e con quegli occhioni che già immagino, mi guarderanno, grandi, spalancati e lucidi di lacrime salate, quando alla fine si renderà conto di doversi arrendere soltanto.  

Ed ecco uno spasmo farmi saltare l’uccello nei calzoni.

Solo il pensiero mi fa eccitare come un ragazzino in erba alle sue prime armi.

Un sospiro mi esce dal petto dilatando le mie narici come quelle di un toro, e pure questo mi da fastidio, irritandomi solo ulteriormente. Il dovere ammettere che infondo, lei sia riuscita dove le altre hanno sempre fallito: a fare breccia nel mio cuore risvegliandomi questo muscolo che per anni se ne è rimasto chiuso sotto la sua coltre dura, facendomi provare un sentimento che ho sempre disprezzato come una debolezza da evitare e strappandomi quell’amore che mai e poi mai, avrei creduto un giorno di poter provare.

E per cui adesso, mi sento un idiota, tradito e pergiunta così ferito da voler scatenare solo l'inferno in terra e contro il mondo intero. 

Lei, una gitana, un misero fuscello da spezzare, una comune ragazzina di appena sedici anni che è riuscita ad insinuarsi sotto la mia pelle come un morbo senza cura, diventando la mia ossessione prima, e dopo, traducendosi nell’unica ragione per cui ho sentito che valeva la pena di rinascere daccapo.

Un sentimento però ora intriso di vendetta e di rancore.

Che non placherà la mia ferocia facendomi impietosire.

ɪʟ ᴍᴏsᴛʀᴏ ᴅᴇɪ ᴍɪᴇɪ sᴏɢɴɪ ~ 𝐼𝑙 𝐶𝑜𝑛𝑡𝑟𝑎𝑡𝑡𝑜Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora