André non dovette aspettare molto per vendicarsi di ciò che aveva visto, poiché la notò presto allontanarsi dal suo campo e passeggiare sulla sponda che costeggiava il fiume.
La seguì pertanto confondendosi ai cespugli dall'alto del sentiero parallelo, facendola allontanare quel tanto che bastava e aspettando che la cavità di un'ansa li nascondesse entrambi.
Non voleva attirare l'attenzione di nessuno e soprattutto, la voleva lontana dalla gente del suo campo e dalle orecchie di qualcuno che l'avrebbe udita.
Perché l’avrebbe fatta urlare e su questo non c’era nessun dubbio.Poi la vide poggiare a terra un telo che reggeva in grembo, togliere via le scarpe e slacciare il suo vestito.
La osservò mentre le scivolava a terra scoprendole la pelle candida, e saggiare l'acqua con i suoi piedini nudi rivolgendo al cielo il profilo del suo viso.
A braccia aperte parve godersi il sole che splendeva in alto e il calore dei riflessi che le abbracciavano morbidamente il corpo.
Era bellissima anche di spalle, nel bagliore della luce che lambiva la sua veste bianca e coi capelli d'ebano lucenti, disciolti come un manto: innocente e intanto, inconsapevole del predatore nascosto tra i cespugli, già pronto per sbranarla.
Un momento, che lui si pregustò leccandosi le labbra, come se già stesse avvertendo il suo sapore dolce vibrargli sulla lingua.
A passo felpato proseguì quindi, senza che se ne accorgesse e attento a non emettere un solo scricchiolio dell'erba sotto la suola degli stivali alti che calzava.
Voleva sorprenderla di spalle e scivolò giù dal sentiero furtivo come un giaguaro, saltando fuori dall'ombra solo quando gli parve il momento giusto per poterlo fare.
Le giunse così alle costole prima ancora che lei si rendesse conto della sua presenza: non lo sentì arrivare e si girò soltanto quando la sua figura le incombette ormai vicina e minacciosamente addosso.
Giusto il tempo di sgranare gli occhi per rendersi conto di chi fosse, nel mentre, già le sue mani la abbrancavano spintonandola all'indietro facendola quasi cadere.
Sorprendendola con un paio di colpi al petto per cui riuscì a stento a trattenersi in piedi, per ritrovarsi infine, addossata a un tronco d'albero che le impedì ancora di arretrare.
Fu stretta tra la corteccia scabra che le graffiò la schiena ed il suo corpo imponente e duro come quello di un macigno: caldo, profumato, intanto che le invadeva i sensi con la sua essenza erotica e maschile, eppure così glaciale e collerico nei tratti del suo viso, che un brivido di freddo l'attraversò tutta facendola tremare.
Con la fronte aggrottata, i suoi occhi la fissarono iniettati di sangue, con le pupille ristrette come quelle di un felino e le iridi che gli cappeggiarono sinistre come due gelidi cristalli.
“André?” Lei fiatò sorpresa: "Non mi aspettavo di vederti!” Fece nervosa.
“Sì, ne sono convito!” Lui inclinò la testa.
“E cosa ci fai qui?” Balbettò insicura.
“Indovina?” La esortò.
“Mi spiavi?” Disse allarmata.
“Perspicace la mia bambina!” Digrignò tra i denti.
Si abbracciò il corpo per pudore: Era in sottoveste e il cotone con i suoi soli mutandoni sotto, non bastavano a proteggerla da quel contatto così ravvicinato.
Ma lui le afferrò i polsi e le allargò le gambe piazzandosi nel mezzo.
Era furioso e dopo ciò che le aveva appena detto, ne capiva benissimo il motivo: l’aveva vista con Michel e chissà quale idea s’era fatta su di loro.
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ɪʟ ᴍᴏsᴛʀᴏ ᴅᴇɪ ᴍɪᴇɪ sᴏɢɴɪ ~ 𝐼𝑙 𝐶𝑜𝑛𝑡𝑟𝑎𝑡𝑡𝑜
RomantikLui, un duca potente. Lei, semplicemente una gitana. Lui, un uomo che non sa o che non vuole amare. Lei, una romantica sognatrice che aspetta solo di donare il proprio cuore. Lui, già adulto e spregiudicato come il peccato. Lei, una ragazzina innoce...