André schioccò la frusta ma furono soprattutto le sue parole a farle venire i peli irti sulla pelle.
Saltò aggrappandosi al suo petto mentre Tempest già si muoveva sotto il comando di quel suo rapido fendente. Ma stranamente non ci mise molto a dimenticare tutto: presero a correre veloci come il vento e tutta la sua attenzione fu rivolta al brivido che sentì di provare in quel momento.
Ed ora capiva la scelta del suo nome: Tempest alludeva a un uragano e come tale, sfrecciarono via dalla città e dai rumori confusi della piazza.
Andrè lo spinse forte come una saetta e lei provò l'ebbrezza della velocità che le mozzava il fiato.Per cui, furono nel bosco in men che non si dica, tra i sentieri costeggiati dai profumati pini e dalle querce secolari che s'innalzavano imponenti.
Poi lo scroscio di un tuono accompagnò le prime gocce."Accidenti!" Esclamò André: "Mi sa tanto che dovremmo fermarci da un'altra parte!"
E non ci mancò molto perché l'acqua iniziasse infatti a scendere a dirotto.
Sostarono nel bosco a una casetta in legno bagnati fino alle ossa."Forza entra!" Le aprì la porta.
"E' la casetta dei contadini! Qui ci tengono solo i loro attrezzi da lavoro e non ci disturberà nessuno!"
Accolse quella frase un po' indecisa ma si fidò e vi si addentrò all'interno.Osservò così lo spazio regolare che le si chiudeva intorno: Le pareti in legno occupate dalle vanghe e dai rastrelli e alcuni sacchi stracolmi di terreno e di sterpaglia. In fondo due finestrine lasciavano filtrare la luce ma c'era lo stesso buio, occultate dal grigiore del maltempo. Pioveva fitto e il cielo era diventato nero tutt'a un tratto.
Andrè le fece strada raccogliendo alcuni panni da una vecchia panca: "Ecco guarda...!" Poi le indicò asciugandosi i capelli: "Laggiù ci sono le mie terre! I campi dove coltivano e da dove arriva tutta la merce del mercato!" Con una mano scostò il vapore che si era appiccicato ai vetri e lei guardò al di là delle finestre, perdendosi alla vista di una distesa immensa.
Doveva avere molta gente al suo servizio per poter tenere a bada tutto quanto? E di nuovo ripensò alla distanza che c'era tra di loro.
Con le dita scivolò sulla condensa fredda lasciandovi le impronte e accoccolandosi sul davanzale ad un tratto sentendosi un po’ triste.
Non c'era anima viva: i contadini erano sicuramente scappati via a gambe levate e tutto era deserto e cupo in modo quasi inquietante.
Il vento ululava ondeggiando il grano e la pioggia batteva forte sopra il tetto come un tamburo.E lei…che ci faceva lì da sola con un Duca? Si chiese allora. Che cosa s'era messa in testa? Lui non sarebbe mai stato suo davvero e il pensiero la incupì come il paesaggio.
"Sei silenziosa" Lui le fece distogliendola da quei pensieri e lei si voltò verso la sua voce e il cigolio di una vecchia sedia a dondolo alle spalle.
"Oh mio Dio!" Ebbe un sobbalzo.
S'era spogliato! Ed era seduto col petto sfacciatamente nudo a dondolarsi.Si rivoltò di scatto. L'aveva intravisto appena ma il cuore parve schizzarle lo stesso fuori dal corpo.
Lui invece rise del suo pudore e gli si accostò vicino quasi divertito.
Tremò avvertendo il calore del suo corpo fermo alle sue spalle.
"Che c'è ti metto in soggezione forse?" Le sussurrò con la sua voce calda.
"Sei nudo come un verme!" Lo rimproverò immediata: "Dovresti rivestirti!"
"Solo dalla cintola in su!" Le respirò sul collo: "Ero fradicio. Sono giustificato e penso che anche tu dovresti fare lo stesso! Sennò ti prenderai un malanno!" Le fece accarezzando le sue braccia dal basso verso l' alto.
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ɪʟ ᴍᴏsᴛʀᴏ ᴅᴇɪ ᴍɪᴇɪ sᴏɢɴɪ ~ 𝐼𝑙 𝐶𝑜𝑛𝑡𝑟𝑎𝑡𝑡𝑜
RomanceLui, un duca potente. Lei, semplicemente una gitana. Lui, un uomo che non sa o che non vuole amare. Lei, una romantica sognatrice che aspetta solo di donare il proprio cuore. Lui, già adulto e spregiudicato come il peccato. Lei, una ragazzina innoce...