Capitolo 26

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Vi ho messe in crisi perché c'è Harry Potter su Italia uno ahah
Scusate davvero tantissimo per il ritardo.

Buona lettura.

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I capelli castani della ragazza si muovevano al vento, di tanto in tanto, mentre i suoi occhi si posavano leggeri sulle figure degli studenti che sfrecciavano davanti a lei. Scrutava tutto, ma allo stesso tempo non realizzava nulla; era assente.
Seduta su una panchina di ferro se ne stava a contemplare il mondo attorno a sé, che, dalla sera precedente, aveva avvertito avvicinarsi sempre di più verso un'era glaciale all'interno del proprio cuore.

Lei guardava, cercava di osservarsi intorno per comprendere quale dovesse essere la sua successiva mossa.
Ma, semplicemente, non riusciva a vedere assolutamente niente, se non immagini disconnesse che di tanto in tanto apparivano senza perdono davanti alle sue iridi, annebbiandole la mente.

Capelli corvini, apparentemente soffici. Labbra carnose, tentatrici, pelle ambrata e due occhi persi nella pece, che racchiudevano così tanto ma donavano così poco agli altri.

Ecco cosa era rimasto dei suoi pensieri masochisti, in quegli ultimi anni: solamente il pensiero di Calum nella sua testa, e temeva che non se ne sarebbe andato così facilmente, arricchendole lo stomaco di pura ansia.
L'ansia di essere notata, la paura di non esserlo.

Amber non riusciva a fare a meno di chiudere gli occhi e vivere nuovamente con malinconia la freddezza, o meglio l'indifferenza, che lui le aveva rivolto il giorno prima, quando, dopo varie insistenze da parte di Joanna, lei era riuscita a convincere Ashton ed Ilary a portarla con sé, al palaghiaccio.
E soprattutto, a trascinare Calum con loro.

Era stata così tremendamente sprizzante di gioia in quel momento, quando Joanna l'aveva incitata a passare del tempo con suo fratello e la sua ragazza, invitando così anche Calum ad uscire fuori assieme. Perché aveva creduto davvero tanto, troppo, che potesse esserci qualcosa di tra di loro, che lui potesse improvvisamente aprire gli occhi a quelli di lei e rendersi conto, dalle emozioni che riflettevano, di ciò che lei provasse per lui.

Era tutto terribilmente intenso, per Amber. Ogni singolo istante trascorso a morire alle spalle di Calum, secondo lei, era stato utilizzato nel miglior modo. Fino alla sera prima, quando durante quell'uscita a quattro lei si era resa conto di essere quasi opprimente per il moro, solamente camminandogli accanto.
E senza motivi ben precisi.

Uno sfioramento di spalle, lei aveva voluto solo ciò.

Una fredda ed acuta indifferenza, un dolore al centro del petto, invece, era stato tutto quel che si era potuta permettere.
Perché, quando si ama una persona, quando lo si fa conoscendola ma senza sapere tutto su di essa, realmente, e si riceve inspiegabilmente un implicito rifiuto, il cuore freme di dolore.
E soffre, soffre realmente, si corrode con le proprie mani e finisce per disintegrarsi.

Amber era triste, era sola.

Si sentiva costantemente lo stomaco trafitto da spade affilate, pronte a far scorrere con estrema velocità la propria lama sporca di sangue, tra i suoi organi inutili, torturandola.
Inutili esattamente perché lei oramai li riteneva sempre più così, affatto indispensabili in quel corpo fragile ed affranto, e nel suo cuore in collisione.

Il punto era che lei si rendeva conto di essere terribilmente malata di lui, e, osservando Joanna avvicinarsi a lei, con un sorriso di chi ce l'aveva fatta, non riusciva proprio ad evitare di essere invidiosa della sua felicità. Perché Joanna, a differenza sua, era stata capace di farsi strada verso i sentimenti reciprochi con qualcuno, in tal caso Michael.

Ed Amber voleva stare bene, lo desiderava realmente anche lei, quel sorriso spensierato, quegli occhi accecati dalle emozioni, dalla gioia.

Voleva provare ad amare, ma non lo avrebbe mai fatto, senza qualcuno pronto a mettersi in gioco per lei. Non ci sarebbe riuscita senza Calum.

Silent || Michael CliffordDove le storie prendono vita. Scoprilo ora