Capitolo 12

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{MICHAEL}

«Penso... Penso sia okay, Michael.» mormorò Joe, ancora lievemente incerta, dopo aver letto ciò che le avevo scritto negli appunti del mio iPhone. «Posso provare a fingere, se per te è così importante.» continuò poi.

Rimasi perplesso, poiché mi aspettavo una reazione differente da quella.
Credevo che mi avrebbe tirato uno schiaffo, o che mi avrebbe urlato contro... ma mi sbagliavo.

Fortunatamente Joe aveva compreso la situazione, perciò non aveva protestato affatto contro le me decisioni.

Però... sembrava lievemente offesa, quasi stesse cercando di nascondere di essere arrabbiata.

E ciò mi fece sentire piuttosto in colpa, perché sapevo che aveva ragione.
Non avrei mai dovuto neanche pensare di dire una simile bugia a mia madre, mettendo di mezzo una completa sconosciuta, che, in quel momento, si stava sentendo come usata.

Ed io non volevo che si sentisse in quel modo, anche perché non era affatto mia intenzione usarla.
Era una brava ragazza e non se lo meritava.

Nessuna ragazza se lo meritava, figuriamoci Joe, che era stata così comprensiva e dolce nei miei confronti.

Dunque annuii incerto, prendendo a mordermi l'interno guancia, mentre i miei occhi si posavano sulla sua minuta figura, infilata in quell'abito meraviglioso.

O meglio, era lei a renderlo meraviglioso.
Mi facevano impazzire i suoi capelli rossastri, in netto contrasto con il nero ed il bianco del vestito, e Dio com'è bella.

"Ti ringrazio davvero molto, Joe, mi stai praticamente salvando."

Le sfiorai lievemente il braccio, quando lei mi sorrise, dopo aver letto, alzando lievemente i suoi dolci zigomi.
Adoravo le lievi lentiggini che aveva proprio sotto gli occhi, sopra le guance.
Contornavano perfettamente il suo dolce viso, in quel momento dall'espressione indefinita.

«Tranquillo.» mormorò poi, ed io rimasi un po' giù dal tono distaccato che ebbe usato.

Bene, direi...

Proprio non riuscivo a capacitarmi di questa mia sottospecie di dote che avevo nell'allontanare le persone da me.

Lei era fantastica mentre io ero un coglione, e cazzo, devo trovare un modo per riparare la situazione.

Oramai Zayn si era allontanato da tempo, per andare ad accogliere il resto dei suoi amici, mentre io ero rimasto da solo con Joe.
Volevo passare una bella serata con lei, ma soprattutto non volevo più vederla turbata in quel modo, che si torturava le mani con sguardo basso.

"Facciamo un giro?"

Proposi, e lei annuì semplicemente, cadendo dalle nuvole, alzando poi lo sguardo verso di me.

Da gentiluomo le porsi il braccio, e lei mi guardò incerta, titubante, con i suoi grandi occhi marroni, profondi. Ebbi un fremito sotto quello sguardo, e mi inumidii le labbra, passandoci lentamente la lingua sopra, quando si fece coraggio prendendomi a braccetto.

Avanzammo per la sala, dirigendoci per i corridoi ricchi di quadri e tele poste sui muri. Conoscevo a memoria le opere di Zayn, a volte mi raccontava le sue giornate mentre le creava, e io me ne stavo buono buono ad osservarlo in silenzio, nel suo garage.

Zayn era un tipo piuttosto romantico, e tutto ciò che creava si basava su donne e uomini, sull'amore.

Molti quadri ritraevano immagini dipinte alla perfezione di uomini e donne durante uno scambio esplicito di effusioni: baci, carezze, sguardi ricchi di brama, ed uno di essi aveva un non so che di speciale, che lo rendeva il mio preferito.

Silent || Michael CliffordDove le storie prendono vita. Scoprilo ora