Capitolo 6

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Non sono proprio dell'umore adatto oggi, perciò chiedo subito scusa se il capitolo appare più strano del solito, per certi versi.

Buona lettura!
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Osservai di sottecchi il modo delicato ed attento con cui la mano di Ashton afferrò quella di Ilary, stringendola subito dopo.

Fu esilarante dentro di me pensare di starmi ad intenerire alquanto.
Sorrisi nel vedere le loro dita intrecciarsi, e subito dopo i loro corpi avvicinarsi gelosamente, mentre camminavamo per strada.

Era tutto così silenzioso, attorno a noi.
L'unico suono che spezzava l'atmosfera erano rumori emessi dalle nostre scarpe, una volta posate sul marciapiede.

Ashton sembrava sovrastarla con la sua potente figura, con le sue braccia decisamente muscolose, mentre lei sembrava così piccola, di fianco a lui.
E sembrava anche piacerle, il fatto.

Probabilmente sarei potuta arrivare a definirli carini.
Perché io, in tutta sincerità, ero un poco incuriosita dei loro sentimenti, del loro amore. Mi sarebbe piaciuto avere qualcuno al mio fianco, magari che mi guardasse nello stesso modo con cui Ashton guardava Ilary.

Arrendendomi al fatto di non aver ancora trovato nessuno che potesse scrutarmi con occhi bramosi e pieni di affetto profondo, fu inevitabile per me sospirare.
Dentro di me, però, sollevavo le spalle con la stessa incurante con la quale riuscivo a pensare di non averne necessariamente bisogno; ero alquanto autonoma, me la cavavo, quando alle loro spalle me ne stavo stranamente immersa nei miei pensieri più romantici.

Di solito non pensavo a quelle cose.

Sobbalzai nell'istante in cui qualcuno posò il proprio braccio sulle mie spalle, stringendomi giocosamente a sé. Fu tutto troppo rapido per rendermi conto dell'avvertire un calore piacevole nell'essere avvolta da quel fisico esile e sensuale, che subito dopo riconobbi.

Sollevai lo sguardo colta da una finta sorpresa per poi incontrare un mare blu come il cielo in tempesta, il tutto racchiuso in due iridi.
Potevano essere più belli, degli occhi così profondi?

«Buongiorno Joe» mormorarono le rosee labbra di Luke, a poca distanza dal mio viso.
Troppo vicino, per i miei gusti.

Trattenendomi dall'arrossire cercai di nascondergli il mio imbarazzo, avrebbe potuto scambiarlo come reazione particolare, un effetto invadente dovuto al suo gesto.

Luke mi piaceva, era vero.
Era bello, dolce, con qualche sua piccola mania che lo rendeva un semplice ragazzo. Era giusto, un ragazzo giusto.
Tuttavia, non mi piaceva in quel senso.

Mi sarebbe piaciuto rimanere solamente in un rapporto d'amicizia, con lui, ed avevo quasi paura che un qualsiasi mio gesto potesse fargli intendere il contrario.
Dopotutto era prezioso per me, e fortunatamente si limitò ad accennare uno sguardo divertito, mentre io cominciavo ad avvertire la pelle d'oca;  avrei voluto picchiarlo.

Ero invidiosa della suo sorriso meraviglioso, diamine.

Tuttavia, per quanto potessero incantarmi le sue iridi azzurrine, gli occhi invece di Michael mi facevano perdere alcuni battiti del cuore quando si posavano su di me.
Avevano uno strano effetto sulla mia fragile figura, perché erano così misteriosi ed intriganti da farmici perdere dentro.

Banale, da pensare.

Ma era vero, io perdevo la ragione nei dubbi in cui annegavo, e  non c'era paragone.

«Hey, Lukey» lo salutai, sentendo il bisogno di incurvare le mie labbra in un amichevole sorriso. «Oggi vieni a piedi con noi, a scuola?»
domandai.

Silent || Michael CliffordDove le storie prendono vita. Scoprilo ora