Capitolo 2

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A quella visione fremetti dall'emozione, ma cercai comunque di non farlo notare ad Ashton; avrebbe cominciato a prendermi in giro e non avevo alcuna voglia di starlo a sentire, in quel momento. Dunque provai a guardarmi intorno, scrutando l'immenso cortile che circondava la scuola, sperando di non incrociare per caso lo sguardo degli altri studenti che mi osservavano curiosi. Mi avrebbe messo a disagio, sentire qualche paio di iridi di troppo fissi su di me.

Non ero una ragazza a cui piaceva ricevere quel tipo di attenzioni, preferivo rimanere nell'ombra, per i fatti miei.  «Joe» Lì dove, chiaramente, la voce del mio fratellastro non aveva intenzione di lasciarmi rimanere in pace.

Accorgendomi di ciò distolsi quindi lo sguardo dal portone immenso dell'entrata dell'istituto, girandomi verso Ashton, che se ne stava in compagnia di altri due ragazzi; dritto al mio sguardo fece cenno di avvicinarmi, e così feci qualche istante subito dopo, forse sconcertata, timidamente.

Lo vidi aprire bocca, quando «Ti presento i miei amici, Luke Hemmings» indicò un ragazzo piuttosto slanciato dalla pelle molto chiara, i capelli biondo cenere e gli occhi azzurri, parlando, finché le sue labbra non si incurvarono in un sorriso smagliante che mi rivolse amichevolmente, facendo spuntare ai lati di esse due cavità adorabili.
In quell'istante notai luccicare un piercing, ad anello nero, perforargli delicatamente il labbro inferiore.

Mi piacevano i piercing, anche se non ne avevo nemmeno uno.

«e Calum Hood» questa volta, Ashton indicò con le sue affusolate dita il ragazzo di fianco alla sua destra, con la pelle ambrata, gli occhi scurissimi come la pece ed i capelli semplicemente sbarazzini e corvini.
Quest'ultimo alzò brevemente un angolo della bocca, senza fare un sorriso vero e proprio.

«Io sono Joe» li salutai, mostrandomi sicura di me stessa.
Oramai era un'abitudine, cercare di apparire agli occhi degli altri come una ragazza con la testa sulle spalle.  Non che non lo fossi, ma mostrarlo subito mi aiutava a stringere amicizia, solitamente, portandomi anche ad essere più amichevole di quanto in realtà fossi.
Agli altri piaceva, dunque magari non era così sbagliato.

Passò un incerto momento prima del
suono assordante della campanella scolastica capace di riportarmi amaramente alla realtà, costringendomi a seguire Ashton all'interno dell'edificio.
Luke e Calum restarono alle nostre spalle, in cortile, anziché entrare immediatamente.

Nella confusione più totale, cercai l'ammasso di ricci castani del mio fratellastro tra agli studenti, accorgendomi troppo tardi di averlo perso di vista.
Restai quindi sola, tra le bianche mura dei corridoi della scuola e ad osservarmi attorno. Tutti si erano precipitati nelle loro classi, e probabilmente anche Ashton, lasciandomi vagare spaesata tra le numerose classi della Morgan.

«Meno male che dovevi aiutarmi ad orientarmi per trovare la mia classe, Ashton» sospirai, passando una mia piccola mano fra i miei capelli rossi, spostando la frangia nell'altro verso forse un poco annoiata ed agitata.
Mi guardai intorno, sperando di trovare qualcuno che potesse rivelarmi dove si trovasse la classe di Letteratura, ovvero la materia che avevo nella prima ora.

O perlomeno ciò mi era stato detto dal ragazzo che mi aveva tralasciata lì nel vuoto, che era passato a lasciare la mia domanda di iscrizione in segreteria, l'estate precedente.

Pensierosa, camminai per qualche minuto vagabondando per i diversi piani, fino ad incontrare una ragazza, di spalle, con dei lunghi capelli castani.
«Hey, scusa» cercai di attirare la sua attenzione, imbarazzata. Lei si girò, incerta, dopodiché mi guardò curiosa mentre mi avvicinavo a lei. «Scusa se ti disturbo, ma mi sono persa» le parlai, sentendomi poi lievemente a disagio. «sapresti dirmi dove si trova la classe di Letteratura del 4H?»

Mi morsi il labbro quando la vidi sgranare gli occhi castani. «4H? Io faccio parte di quella classe, e stavo andando proprio nell'aula di Letteratura. Sei fortunata. Nuova arrivata?» formulò, poi mi mostrò un dolce sorriso, stringendo maggiormente tra le proprie braccia un libro di Inglese.

«In realtà, sì» ammisi, alzando la mano. «Mi chiamo Joanna Green, o ormai potrei dire Irwin, ma puoi chiamarmi Joe»

Lei la strinse gentilmente.

«Io sono Amber, Amber Stone. Per gli amici... Sì, beh, sempre Amber» Ridacchiò, riprendendo a camminare. «Avanti, vieni, ti mostro dov'è la nostra classe»

In cambio feci un sorrisino, iniziando a seguirla per le numerose scale dell'edificio. Scendemmo alcuni piani, in silenzio, quando improvvisamente sentimmo dei rumori di passi molto vicini a noi: sembrava quasi che qualcuno stesse correndo nel bel mezzo dei corridoi, avvicinandosi sempre di più a me ad alla studente che mi camminava tranquillamente a fianco, Amber.

Era una bella ragazza, con dei castani occhi da cerbiatta, proprio come i miei, uno sguardo limpido e la pelle candida come la porcellana. Le sue sopracciglia, piuttosto spesse, apparivano assai adatte al suo viso rendendo quel suo, se così si può chiamare, difetto, uno degli elementi che le servivano per caratterizzare la sua bellezza.

Era alta, a differenza mia, che sfioravo a malapena il metro e sessantadue.
I nostri fisici erano molto simili, se non appunto per l'altezza, poiché eravamo entrambe alquanto magre. Anche se, forse, lei aveva un corpo lievemente più tonificato del mio.
Io ero un pollo.

Guardando la sua espressione di sfuggita, mi domandai come lei stessa si vedesse. Io, dopotutto, non mi definivo una ragazza brutta, ma nemmeno il massimo della bellezza. Diciamo che probabilmente i ragazzi avrebbero potuto trovare di meglio, come magari una spilungona bionda e con gli occhi azzurri da angelo innocente capace di adattarsi alle loro fantasie sessuali più spinte.

Cosa che non ero esattamente.
Nonostante ciò, l'unica cosa che apprezzavo seriamente di me stessa erano solamente i miei capelli, lunghi, rossi e lucenti, e, forse, le mie labbra piccole ma carnose. Trovavo il rosso un colore molto potente, perché era vivace ed allegro, un po' come me nei miei momenti migliori, e lo associavo a macabre immagini appartenenti alla mia mente, il che mi piaceva.

Finiti i miei ragionamenti vaghi, le mie iridi guizzarono curiose da una parte all'altra del corridoio, dopodiché li posai sul pavimento controllando per un istante dove stessi mettendo i piedi.
E bastò scioccamente quell'istante, per farmi scontrare bruscamente con qualcuno mentre giravo un angolo del corridoio, seguendo Amber.

Riconobbi immediatamente un paio di anfibi nere, sotto il mio sguardo, e...
Quale deja-vù.

Quando risalii senza paura per tutta la lunghezza dei jeans neri, fino ad arrivare ad una canottiera nera dei Metallica, non potei fare a meno di schiudere le labbra lievemente sorpresa, esaminando lo sguardo confuso del ragazzo completamente immobile proprio davanti ai miei occhi.

Così, per la seconda volta, in quella settimana, ebbi il piacere di rivedere quelle iridi trasparenti che tanto mi intrigavano.

AYE!

Buonasera a tutti, eccomi qui.
Spero che il capitolo vi sia piaciuto, in tal caso commentate e votate, poi continuerò :)

Scusate per gli errori, li correggerò più tardi.
L'ho scritto di fretta, come sempre, quindi spero di non avervi deluse in qualche modo (?)

Un bacio,

Lukey_96

Silent || Michael CliffordDove le storie prendono vita. Scoprilo ora